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 2012  marzo 06 Martedì calendario

Come funziona la musica “live”? - A meno di tre mesi dalla morte di Francesco Pinna, a Trieste, schiacciato dal palco che avrebbe dovuto ospitare un concerto di Jovanotti, ieri a Reggio Calabria, a poche ore da un concerto di Laura Pausini, ha perso la vita Matteo Armellini, «rigger», ovvero tecnico specializzato nel montaggio di palcoscenico e scenografie

Come funziona la musica “live”? - A meno di tre mesi dalla morte di Francesco Pinna, a Trieste, schiacciato dal palco che avrebbe dovuto ospitare un concerto di Jovanotti, ieri a Reggio Calabria, a poche ore da un concerto di Laura Pausini, ha perso la vita Matteo Armellini, «rigger», ovvero tecnico specializzato nel montaggio di palcoscenico e scenografie. Che cosa sta accadendo? I due incidenti hanno alcuni punti in comune, ma anche molte differenze, e non solo perché Pinna era un addetto alla movimentazione delle casse in cui si spostano strumenti e apparecchiature mentre Armellini svolgeva un lavoro molto più complesso e pericoloso. Nel caso di Trieste le perizie di parte e quelle ordinate dal tribunale sono state portate a termine ma nulla si sa delle conclusioni a cui sono giunte. A Reggio Calabria, Ferdinando Salzano, l’organizzatore del tour di Laura Pausini, ha parlato di un «cedimento del pavimento del palasport» e ha aggiunto: «Bisogna capire se ci sia stata un’implosione di una parte del pavimento, se ha ceduto per l’usura o per altri motivi, se la struttura di appendimento non abbia avuto un corretto montaggio». Ma come funziona l’organizzazione di un concerto del genere? Quanta gente vi lavora? Molto dipende «dall’economia di ogni singolo evento» - spiega Claudio Trotta, organizzatore di tour italiani e internazionali - «si va dai concerti i cui biglietti costano 20-25 euro, che spostano dai tre ai cinque bilici di materiale e coinvolgono stabilmente 50-60 persone, a quelli in cui il prezzo del biglietto si aggira intorno ai 50 euro, a cui lavorano 100-150 persone e che muovono una ventina di Tir». A questo personale vanno aggiunti i lavoratori locali, che cambiano a ogni concerto, e che possono andare da 50 a 150, «escluso il personale di controllo», precisa ancora Trotta. Quante persone impiega il settore, in tutta Italia? È un conteggio molto difficile da portare a termine, tanto che finora nessuno ha condotto un censimento completo. Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo, ha 107 iscritti in tutta Italia, per un totale di lavoratori a tempo pieno che non supera le 400 unità. Ma il numero non è molto significativo, del montaggio di palco, luci, dei supporti a terra, degli schermi e delle scenografie si occupano in genere cooperative e società esterne che coinvolgono un numero molto superiore di addetti. Quanto vale il settore in Italia? Nel 2010 i 107 iscritti ad Assomusica hanno organizzato 3138 spettacoli, che hanno fatto segnare un fatturato complessivo di 179 milioni di euro, con cinque milioni e mezzo di biglietti venduti a un prezzo medio di 33 euro circa. I dati della Siae, disponibili anch’essi per il 2010, portano il totale a 249 milioni di euro e permettono il confronto con altri generi musicali: il jazz fattura poco più di 13 milioni, la classica poco più di 54. Qualcuno ha parlato di un eccesso di gigantismo di cui soffrirebbero artisti e organizzatori italiani. C’è qualcosa di vero? Certamente sì, nel senso che i concerti da tempo non sono solo un’occasione per ascoltare musica ma uno spettacolo con un forte impatto visivo. Probabilmente il palco italiano più imponente mai visto è quello dell’ultimo tour di Vasco Rossi, alto 56 metri, come un palazzo di diciotto piani. Ma anche al chiuso le strutture sono ormai molto complesse. Il vecchio show con i musicisti al centro della scena e poche luci a illuminare il palco non basta più a nessuno. C’è una legge che regolamenta gli spettacoli dal vivo? «No - risponde per noi Alessandro Bellucci, presidente di Assomusica e questo è un problema. Il montaggio dei palchi è regolamentato come un cantiere edile, con la differenza che ogni spettacolo deve ottenere un visto dalla commissione provinciale di vigilanza, che verifica la perfetta coincidenza del lavoro effettuato con il progetto che era stato presentato e approvato. Il controllo c’è, ed è puntuale, ma per i tempi stretti e per il fatto di svilupparsi in altezza, questo è un lavoro ad alto tasso di pericolosità. E nonostante questo, da anni in Italia non si verificavano incidenti, prima di questi». C’è allora un problema di strutture? «Faccio questo mestiere dagli Anni 70 - risponde per noi Claudio Trotta, patron di Barley Arts - e l’ho visto cambiare radicalmente. Da allora, però, non ho ancora visto nascere una struttura pubblica pensata solo per la musica popolare contemporanea. Le migliori, il Forum di Assago e il Palaolimpico di Torino, sono nate per altri scopi. Forse è qui il problema».