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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

La corruzione in Russia... non è corruzione, è la colla che tiene insieme la società, che collega i gruppi sociali

La corruzione in Russia... non è corruzione, è la colla che tiene insieme la società, che collega i gruppi sociali. Bisogna essere cauti nel tentare di sradicarla, si rischia di disarticolare la società». Simon Kordonski è uno dei più celebri sociologi russi, insegna alla Scuola superiore di economia a Mosca ed è stato uno dei consulenti di Putin. Ecco come racconta il sistema dell’«otkat», la tangente, una nuova forma di economia politica: «La dinamica economica in questo Paese non è regolata dal tasso di sconto, ma dalla percentuale della tangente, ovvero dalla distribuzione delle risorse secondo la gerarchia. È la ”otkat”, la tangente, la parte che resta a chi ha il potere di distribuire. Il nostro tasso di sconto. Può arrivare anche al 70%. Ecco il sistema che si chiama “raspil”, il taglio, la ripartizione del budget statale, della torta alimentata dal petrolio e dalle materie prime. Il mercato in Russia non ha mai funzionato, salvo che in brevi periodi, e Putin ha risistemato il “raspil” rinazionalizzando tutto: così la ridistribuzione autoritaria ha ripreso a funzionare». Ma la società come risponde ? «Da noi non ci sono le classi, quelle le crea naturalmente il mercato che non c’è. Da noi ci sono i ceti, creati artificialmente dallo Stato, e la cui gerarchia dipende dalla parte di “otkat” cui hanno diritto. Non c’è la legge, c’è la regola distributiva in cui il ruolo chiave è del Distributore supremo, lo zar, il presidente. A lui si rivolgono i ceti sempre con la stessa lagnanza: danno molto e ricevono poco. Da lui si aspettano più giustizia, che tradotto vuol dire un taglio maggiore». Per questo la Russia appare spesso indecifrabile... «Questo sistema non è in fondo né politico, né economico. Valgono altre norme di organizzazione sociale. Quando i miei libri devono essere tradotti è un dramma, i termini, ad esempio ceto, hanno un significato diverso. Discutere del budget russo in termini occidentali fa ridere». Dunque la corruzione… «Ad esempio, che qui in Russia gli automobilisti paghino la tangente ai vigili è una procedura automatica, ti fermano, è irrilevante se hai commesso infrazioni o no, tiri fuori il denaro. Ogni tanto il meccanismo si inceppa: ci sono associazioni che protestano contro le bustarelle o per le auto blu che passano senza regole. È la rivolta di un ceto. Presa singolarmente non disturba il Potere, diventa pericolosa quando si moltiplica e comprende molti settori della società». Sembra molto pessimista. «Poiché non ci sono classi, la borghesia ad esempio non esiste, ci possono essere rivolte di ceti, non una rivoluzione. Putin ha nazionalizzato tutto: l’informazione, il petrolio, la finanza. Se il prezzo del petrolio resta alto, il sistema della torta può funzionare». Ma i giovani in rivolta? «Si sentono giustamente offesi perché pensavano di avere una risorsa elettorale e gli hanno fatto capire, bruscamente, che non è così. Si ribellano all’arbitrio, all’ingiustizia. Ma non sono contro il sistema, non sono un fattore di cambiamento. Il 40% che ha votato contro Putin non è contro il sistema della distribuzione per ceti». Una Russia quindi eterna, irriformabile nel mutare dei regimi? «Il problema è che la Russia è immensa, si potrebbe dire troppo grande e il sistema regge solo con il meccanismo di nazionalizzazione e redistribuzione. Appena lo Stato si indebolisce in questa funzione, entra in crisi. È una logica che ha 300 anni: cambia solo la materia prima, il grano negli Anni 30, ora il petrolio, in futuro qualcos’altro. In ogni caso alla fine ci sono gli uomini da spremere. Manca il tempo storico, il sistema è oggettivamente immobile, le modernizzazioni sono fatte solo spremendo nuove risorse». Eppure i russi ora viaggiano. «Solo il 15% ha il passaporto, il 70% non è mai uscito dalla sua regione. C’è questa antica abitudine di copiare, come ai tempi di Pietro il Grande. Vanno in Germania, vedono ad esempio il sistema municipale, che bello! anche noi! fanno le leggi e... non funzionano. Abbiamo questa idea fissa: da noi tutto va male ma cosa vada male nessuno è in grado di dirlo».