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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

Stiamo lavorando per correggere la normativa sull’impiego di uomini armati a bordo delle navi e favorire l’impiego di privati»

Stiamo lavorando per correggere la normativa sull’impiego di uomini armati a bordo delle navi e favorire l’impiego di privati». Paolo Amato, senatore del Pdl, è stato relatore del provvedimento anti-pirateria in commissione Difesa. Una legge emanata l’estate scorsa dal governo che ha dato il via libera all’uso di militari e di contractor. «L’intento della nostra risoluzione spiega Amato - era di lasciare agli armatori la piena libertà di scelta. Ma, allo stato attuale, ci sono molti ostacoli all’impiego di privati. Così gli armatori si affidano ai militari, con tutti problemi connessi come dimostra il caso dei due marò». La legge, però, è stata scritta dal vostro governo. Non era meglio consentire solo la sicurezza privata? «Questa era la mia volontà iniziale. Ma subito ho trovato molte resistenze, principalmente di tipo ideologico. Mi hanno accusato di essere al servizio dei mercenari e così alla fine, nella nostra risoluzione votata all’unanimità, è prevalsa la linea della parificazione: gli armatori possono scegliere se usare militari o privati. Questo in teoria, ma nella pratica non è così». Perché? «Ci sono molti impedimenti a questa seconda strada. Ostacoli regolamentari legati alle autorizzazioni: il sistema per ottenere il via libera ai contractor è molto rigido. E così gli armatori si trovano costretti a optare per gli uomini della Marina». Come si esce da questa situazione? «Alla luce di quanto successo in India stiamo nuovamente lavorando sul provvedimento, stiamo incontrando gli armatori per rendere più snelle le procedure e rendere effettiva questa libertà di scelta». Non si potrebbe modificare la norma e impedire l’uso dei militari? «Questo richiederebbe tempi molto più lunghi. Io sono convinto che, con alcuni aggiustamenti, nel giro di un mese arriveremo a una modifica per la piena parificazione. E sono sicuro che, potendo scegliere liberamente, gli armatori opteranno per i privati». Ne è convinto? «Certamente. Avere i militari a bordo comporta costi più elevati. Per non parlare delle perdite di tempo agli imbarchi, dato che si è costretti a passare per le basi logistiche. Oltre, ovviamente, a tutti i problemi che si verificano quando succedono episodi come quello in India. I proprietari delle navi non hanno assolutamente voglia di invischiarsi in complicazioni di tipo diplomatico. Se i due marò fossero stati due contractor, ora non ci troveremmo in questa situazione». La strada anti-pirateria, comunque, è quella delle armi a bordo? «Questo è sicuro. L’Italia è arrivata dopo gli altri Paesi europei e molti armatori avevano addirittura cambiato bandiera per potersi dotare di un sistema di sicurezza, con gravi perdite economiche per il nostro Paese. Ora, finalmente, sono tornati a issare il tricolore».