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 2012  marzo 07 Mercoledì calendario

Il gruppo di esperti dei partiti che sostengono il governo ha diffuso le prime informazioni sulle riforme della Costituzione che si vorrebbe approvare rapidamente, prima di procedere al mutamento del sistema elettorale

Il gruppo di esperti dei partiti che sostengono il governo ha diffuso le prime informazioni sulle riforme della Costituzione che si vorrebbe approvare rapidamente, prima di procedere al mutamento del sistema elettorale. Si tratta di un lavoro certamente utile ed anche in parte apprezzabile, ma che sinceramente lascia abbastanza perplessi: questo perché non riesce a tradurre in pratica alcuni dei maggiori obiettivi che si dicevano assolutamente necessari, mentre in altri settori eccede non poco rispetto al programma originario. Cominciamo dagli obiettivi non raggiunti: lo snellimento quantitativo dei parlamentari è davvero ridotto al minimo, se i componenti delle due Camere nel complesso sarebbero ben 762, malgrado la contemporanea esistenza di ben venti assemblee regionali. Ma poi soprattutto la tanto declamata regionalizzazione del Senato non si realizzerebbe, poiché i 254 senatori continuerebbero a rappresentare genericamente gli elettori residenti nei vari territori e perfino all’estero (ma ci si è dimenticati dei gravi scandali originati dal modo di espressione del voto da parte dei cittadini italiani residenti all’estero?), senza neppure l’introduzione di requisiti per i candidati che possano caratterizzarli come esperti dell’amministrazione regionale o locale. Ma allora le due Camere sarebbero tra loro assolutamente identiche per sensibilità e conoscenza delle realtà territoriali. Né si dica che una diversa qualificazione potrebbe derivare dalla sola creazione presso il Senato di una Commissione mista fra senatori e rappresentanti regionali (che curiosamente sarebbero i presidenti dei Consigli regionali, soggetti che - al di là del loro valore personale - non sono certo i soggetti regionali più «forti»). Con un Senato composto da politici assolutamente omogenei a quelli presenti alla Camera, si vorrebbe conseguire la sua «specializzazione regionale» (ciò che in tanti Stati regionali o federali si consegue con un Senato rappresentativo delle autonomie) tramite la sola attribuzione ad esso del compito di occuparsi delle materie regionali: il Senato dovrebbe, infatti, fare le leggi nelle materie nelle quali spetta allo Stato determinare per legge i principi fondamentali (le cosiddette «leggi cornice»), mentre tutto il resto tocca alla competenza delle leggi regionali. Ciò mentre alla Camera dei deputati spetterebbe, invece, occuparsi delle materie di esclusiva competenza dello Stato. Ma questo tipo di distinzione è solo teorica per almeno due motivi di fondo: spesso non esistono confini precisi fra le materie di competenza esclusiva dello Stato e quelle nelle quali lo Stato può adottare solo norme di cornice; inoltre i disegni di legge di norma disciplinano contemporaneamente più oggetti, tra loro intimamente connessi, che ricadono in parte in materie di competenza statale ed in parte di competenza regionale (solo per fare un esempio: a quale Camera sarebbe spettata la conversione dei numerosi decreti legge adottati dal governo attuale e da quello precedente?). Ma se le cose stanno così, come confermato anche da innumerevoli sentenze della Corte costituzionale, il Senato continuerebbe ad essere soltanto un debole doppione della Camera, dalle incerte competenze. Mentre tanto poco si propone di fare sul versante di ciò che era doveroso mutare, nelle proposte rese note vi sono poi anche molti altri contenuti, alcuni dei quali anche apprezzabili (l’abbassamento dell’età per l’elettorato, ad esempio) ed altri alquanto eccedenti l’essenzialità delle revisioni costituzionali davvero indispensabili in questo difficile contesto: infatti, si propone di modificare il rapporto di fiducia fra Parlamento e governo, di rafforzare in parte la figura del Presidente del Consiglio, di costruire un complesso sistema di bicameralismo eventuale, di dare al governo una corsia preferenziale per suoi progetti di legge. E tutte queste proposte, che nel complesso riguarderebbero molti articoli della nostra Costituzione, farebbero inevitabilmente sorgere il dubbio se non sia necessario procedere ad ulteriori modificazioni. Ma tutto ciò è realisticamente possibile e - prima ancora - opportuno in una situazione istituzionale e politica come la nostra? Un antico detto ammonisce a non mettere troppa carne al fuoco, se si vuole davvero arrivare ad avere una buona bistecca cotta a puntino.