Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 06 Martedì calendario

LO SCIENZIATO PRECARIO CHE HA RIVOLUZIONATO IL WI-FI

«Lo abbiamo dimostrato e scritto: adesso i segnali radio o televisivi si possono trasmettere in modo diverso rispetto a quanto si è fatto finora, moltiplicando i canali all’infinito, se vogliamo». Fabrizio Tamburini, ricercatore precario all’università di Padova racconta i suoi risultati pubblicati ora sul New Journal of Physics come una semplice ricetta di cucina. Sorride se viene chiamato il «nuovo Marconi». «Non esageriamo — dice — però può essere una rivoluzione: dipende da quanto si vuole investire per mettere tutto in pratica. Che funzioni, ormai, non ci sono dubbi».
La sostanza nel cambiamento sta nel fatto che le onde elettromagnetiche, con il loro sistema, vengono lanciate attorcigliate in un vortice «come fossero dei fusilli. In questo modo — precisa — invece di trasmettere per ogni banda di frequenza al massimo cinque canali come succede adesso, possiamo inviarne migliaia e migliaia». E l’affollamento delle frequenze che fa litigare i pretendenti diventerebbe subito una discussione archeologica. Radio, tv, wi-fi, segnali ottici e d’ogni genere non avrebbero più limiti.
I primi studi sulla vorticità delle onde risalgono addirittura al 1909 e anche il fisico siciliano Ettore Majorana negli anni Trenta aveva dato un suo contributo prima di scomparire nel mistero. «Ma come si poteva sfruttare una proprietà fisica che era rimasta soltanto teorica? Questa sfida mi ha coinvolto e appassionato fino a portarla nella realtà».
Per arrivarci Tamburini è partito addirittura dalle stelle. «Veneziano d’origine e de cor — dice — frequentavo i frati francescani vicino a casa che spiegavano ai ragazzi le meraviglie del cielo. Così dopo il liceo mi iscrissi ad astronomia all’università di Padova». Però veniva travolto da una passione, le corse con le automobili, al punto da interrompere gli studi. Finché il richiamo degli astri non lo riportava nella città del Santo.
Dopo la laurea vola in Gran Bretagna per il dottorato lavorando per quattro anni con un mito dell’astrofisica, Dennis Sciama. «Cercavo di capire che cosa raccontassero le onde trasmesse dalle stelle — ricorda — rendendomi conto che di quelle onde si consideravano solo alcuni aspetti trascurandone la maggior parte. E con l’aiuto della fisica quantistica siamo arrivati al risultato di oggi che è duplice: avendo capito come si trasmettono questi fusilli d’onde oltre alle tante applicazioni che si materializzano sappiamo pure interpretare in modo più ricco i segnali inviati dalle stelle».
Intanto l’università di Padova dove come precario guadagna 1.380 euro al mese ha già brevettato in Europa il risultato, ora richiesto anche negli Stati Uniti. Con Tamburini lavorano quattro altri giovani ricercatori e Bo Thidé dell’Istituto di fisica spaziale svedese.
L’estate scorsa a Venezia lo scienziato allestiva in piazza San Marco una dimostrazione pubblica, «soprattutto per convincere — nota — potenziali industriali interessati». Infatti sono arrivati dall’Italia e da altri Paesi europei, ma i nomi sono segreti. Nel frattempo aveva stabilito contatti con la Darpa, l’agenzia di ricerca del Pentagono.
«Ci dissero che il lavoro era interessante ma si tennero il tutto e non ci fu seguito. Ora sappiamo che la Darpa ha assegnato un finanziamento di 20 milioni dollari al Mit di Boston per sviluppare la tecnologia. Noi abbiamo dimostrato che funziona spendendo duemila euro. Però bisogna andare oltre». E subito rispunta l’astronomo. «Con le nuove conoscenze abbiamo anche scoperto come ruota un buco nero: meraviglioso».
Giovanni Caprara