Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 06 Martedì calendario

TAVOLAZZI, IL PRIMO ESPULSO A CINQUE STELLE

Mentre la politica sonnecchiava, i grillini sono diventati Movimento. Quello che era il “Grillo pensiero” oggi vale il 5% dei voti, percentuale che potrebbe dirsela coi centristi di Casini e che ridurrebbe a partito minore il Futuro e libertà di Gianfranco Fini. Ma, nonostante i seguaci del comico genovese abbiano sempre rifiutato le logiche e gli assetti della politica tradizionale, anche in casa loro arriva – senza bussare e per mano del leader – la questione delle espulsioni.
IL CASUS BELLI porta il nome di Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara e fondatore della lista civica Progetto per Ferrara, che ieri è stato ufficialmente disconosciuto da Beppe Grillo. “Per me da oggi è fuori dal Movimento 5 Stelle, lui con la sua lista” ha scritto sul suo blog. Cacciato? Il comico non usa questa parola, ma il risultato è lo stesso. E agli occhi di molti attivisti ed eletti, la frase è stata interpretata come un tentativo di epurazione dall’alto.
Tavolazzi, infatti, è stato punito per aver partecipato e lodato un convegno di due giorni, organizzato a Rimini lo scorso fine settimana da alcuni attivisti. “Non ha purtroppo capito lo spirito del Movimento – ha scritto Grillo sul suo blog – che è quello di svolgere esclusivamente il proprio mandato amministrativo e di rispondere del proprio operato e del programma ai cittadini. E non certamente quello di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali”. In altre parole, Grillo non ha digerito l’adesione del consigliere all’iniziativa romagnola, dove, tra le altre cose, si è discusso anche del ruolo del padre-fondatore, dell’influenza di Gian Roberto Casaleggio, mente della comunicazione on line del blogger genovese, della gestione e della trasparenza dei bilanci. Un programma giudicato dal comico troppo simile a quelli dei tradizionali congressi di partito. Da qui la scelta di mettere alla porta Tavolazzi, che dal primo momento ha difeso l’iniziativa. “Sarà sicuramente in buona fede, ma Tavolazzi sta facendo più danni dei partiti o dei giornali messi insieme. Per questo – ha sentenziato Grillo – da oggi per me è fuori. Chi vuole lo segua”.
TRA GLI ATTIVISTI, dove nessuno si espone, si pensa che Grillo sia stato perentorio e frettoloso. Con l’obiettivo di lanciare un chiaro segnale a tutti coloro che provano a mettere in discussione l’organizzazione interna. Un comportamento che ricorda quello dei partiti tradizionali, da cui il Movimento ha sempre voluto distinguersi, e che ha gettato nello sconforto gli attivisti e disorientato diversi amministratori. Perché se è vero che Grillo detiene il marchio, è vero anche che ha sempre rifiutato l’etichetta di leader, sulla base del principio “uno vale uno”. Dunque, come accogliere le sue parole? Il diretto interessato ha già deciso: “Non lascerò certo la mia attività politica – ha commentato Tavolazzi – ma la porterò avanti solo come rappresentante della lista civica Progetto per Ferrara”. Mentre tanti altri per ora si limitano a prendere le distanze dalla scelta di Grillo. Come Simone Curini, attivista di Firenze che ha creato la pagina Facebook “Io sto con Tavolazzi”. O come tanti elettori e militanti che hanno riempito la bacheca del consigliere comunale di Ferrara con messaggi di solidarietà.