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 2012  marzo 06 Martedì calendario

Per il business ho orecchio – Una posizione che farebbe gola a molti: Franco Moscetti, toscano di Viterbo (l’ultimo etrusco, come ama definirsi), classe 1951, è direttore generale e amministratore delegato di Amplifon, multinazionale italiana di sistemi uditivi presente in 19 paesi con una quota di mercato del 40% in Italia e del 9% nel mondo e un fatturato globale di 590 milioni di euro nei primi nove mesi del 2011

Per il business ho orecchio – Una posizione che farebbe gola a molti: Franco Moscetti, toscano di Viterbo (l’ultimo etrusco, come ama definirsi), classe 1951, è direttore generale e amministratore delegato di Amplifon, multinazionale italiana di sistemi uditivi presente in 19 paesi con una quota di mercato del 40% in Italia e del 9% nel mondo e un fatturato globale di 590 milioni di euro nei primi nove mesi del 2011. Eppure Moscetti non lo vede come un traguardo. «Non mi accontento, sogno di crescere ancora professionalmente e di far crescere l’azienda», spiega il manager. «Guardo per esempio al modello Luxottica (il maggior gruppo di occhialeria del mondo, allo stesso tempo produttore e distributore, ndr), con l’ambizione di fare con gli apparecchi acustici quello che il gruppo fondato da Leonardo Del Vecchio ha realizzato con gli occhiali». Non bastano insomma l’Oscar di bilancio (categoria aziende non quotate) ricevuto nel dicembre 2000 dall’allora ministro del tesoro Vincenzo Visco. Né la «Stella al merito del Lavoro» e il titolo di «Maestro del Lavoro» conferiti dal presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. I progetti sono ancora molti. Sulla poltrona più alta di Amplifon, siede dal 2004, quando lasciò il gruppo Air Liquide, specializzato nel settore dei gas industriali, medicinali e dei servizi associati, dove iniziò la sua carriera come venditore. «Dopo aver assunto la direzione generale di Vitalaire Italia», società specializzata nei servizi di assistenza domiciliare, con sede a Roma, «nel 1992 mi trasferii a Milano e nel ’95 divenni direttore generale e amministratore delegato di Air Liquide Sanità», subholding che raggruppa tutte le attività in sanità del gruppo in Italia. Un’avventura che prosegue nel ’99 quando assume anche la carica di amministratore delegato della capogruppo Air Liquide Italia. È soltanto due anni dopo che la sua carriera diventa di rilievo internazionale prendendo la strada della Francia, paese che conosce a fondo avendo frequentato nel ’92 la Business School di Fontainebleau. «Pur mantenendo gli incarichi italiani, nel 2001 mi trasferii a Parigi dove assunsi la direzione della divisione ospedaliera a livello internazionale e, contemporaneamente, la carica di presidente e direttore generale di Air Liquide Santé France», la più importante controllata del gruppo nel settore. Insomma, un uomo che non si stanca, salito alla ribalta delle cronache, oltre che per aver rafforzato la presenza di Amplifon nei 19 paesi dove è radicata e per essere entrato in nuovi mercati, l’ultimo in ordine di tempo quello turco, per aver salutato Confindustria nel 2009, in tempi non sospetti, prima cioè di altri addii celebri. «Credo che i fatti recenti mi abbiano dato ragione: uscii dalla giunta dell’Assolombarda e ritirai l’iscrizione di Amplifon perché non ne condividevo i metodi e l’organizzazione». Quello che Moscetti non condivideva era, per esempio, l’elezione di Alberto Meomartini, presidente di Snam Rete Gas, società controllata dallo Stato attraverso l’Eni alla presidenza, nonostante la stima per la persona. Come non condivideva l’organizzazione su base territoriale, «poco efficiente e troppo caotica». Detto, fatto: con risoluzione fece da apripista salutando la Confindustria. Una risoluzione che lo ha accompagnato per gran parte della carriera professionale «come quando passai da Air Liquide, operante in un settore business to business ad Amplifon, azienda che dialoga direttamente col consumatore finale», racconta. «Questo fu il passaggio più delicato: pensare a strategie di comunicazione e gestione del brand completamente diverse e nuove». Eppure la metamorfosi pro-consumatore Moscetti la deve aver compiuta in toto visto che gli obiettivi di quest’anno «sono proprio l’attenzione al retail e il rinnovamento della rete di vendita che interesserà 50 negozi in Italia e 350 nel mondo». Moscetti infatti non smette mai di correre, al lavoro, come nel tempo libero. È uno sportivo: «La corsa è il mio sfogo e la mia passione», racconta. «Ho partecipato più volte alla maratona di New York e fondato Turbolento, un club di running». L’altro hobby è il calcio: «sono tifoso romanista, una passione non negoziabile nonostante le scarse soddisfazioni di quest’anno». Quando si toglie giacca e cravatta, ama impratichirsi con arti manuali. «Lavoro la creta e nutro passione per alcuni oggetti d’artigianato: in particolare colleziono tartarughe; ne ho oltre 400 di ogni colore e materiale provenienti da diversi paesi del mondo», racconta. Il manager non può vivere senza tecnologia. «Uso sia il BlackBerry che l’iPhone». A Milano si diletta a girare con il suo scooter: «una vespa 50 del 1966 che ho recentemente ristrutturato». Claudia Cervini