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 2012  marzo 05 Lunedì calendario

La stampa di sinistra deraglia: tutti contro tutti - Spesso contraddittoria, a volte confusa, certamente diso­rientata

La stampa di sinistra deraglia: tutti contro tutti - Spesso contraddittoria, a volte confusa, certamente diso­rientata. Il tema caldissimo del fronte No Tav finisce per spiazza­re buona parte della stampa di si­nistra. Alle prese con il movimen­to che in Val di Susa (e ovunque in Italia, con le proteste) contrasta i cantieri della Tav, i giornali pro­gressisti non sempre sanno da che parte stare né che posizione prendere. Ieri, per esempio, il Fatto Quoti­diano , che dopo gli arresti torinesi dei No Tav aveva, con Travaglio, difeso Caselli dall’accusa di voler «criminalizzare il movimento», ha scelto un punto di vista origina­le. E guardando all’altro «capoli­nea » della contestata strada ferra­ta, ha titolato in prima pagina «Tav,i francesi frenano»,riportan­do i «grossi dubbi» dell’agenzia transalpina sull’ambiente riguar­do alla Lione- Torino, e paventan­do, anche se con prudenza,l’aper­tura di un fronte francese Tav­scettico. Curiosamente, però, nel­la stessa giornata la Stampa ha avuto la medesima idea,ascoltan­do i pareri d’oltralpe, ma giungen­do a conclusioni opposte. Il quoti­diano torinese è infatti arrivato ie­ri in edicola con un’intervista a Gérard Collomb, sindaco sociali­sta di Lione, che stigmatizza pro­prio le proteste sul fronte italiano («Basta discutere, è un’opera es­senziale, spero che Roma rispetti i tempi previsti») e taglia corto su quello interno («i lavori sono ini­ziati, il dibattito è chiuso»). Su Repubblica , invece, due gior­ni fa era stato Adriano Sofri a lan­ciare una proposta per dare «una tregua ai fronteggiamenti feroci» tra no e sì Tav. Ipotizzando di orga­nizzare un referendum, una con­sultazione anche informale per «contare» favorevoli e contrari al proseguimento dei lavori per la Tav nella Valle. E ieri per bocciare la proposta di Sofri si è scomodato il fondatore dello stesso quotidia­no. Eugenio Scalfari già l’altra se­ra, ospite della Bignardi, aveva ta­gliato corto sul tema («è un’opera che va fatta»), definendo addirittu­ra «stupefacente» che «parte degli ecologisti sia nelle manifestazio­ni contro l’opera ». Ieri,nel suo fon­do domenicale («Una strana gio­ventù che odia la velocità »), Scalfa­ri torna a ricordare come proprio gli ecologisti per anni hanno pre­dicato a favore della cura del fer­ro, e oggi «dovrebbero essere in fe­st­a ai cortei favorevoli all’alta velo­cità ». E poi critica nello specifico anche «l’idea avanzata da Sofri» perché «solleverebbe una quanti­tà di questioni molto più spinose di quelle che in teoria dovrebbe ri­solvere ». E aggiunge che una con­sultazione tra la popolazione, tra l’altro, «creerebbe un precedente che sarebbe certamente invocato per ogni opera pubblica».Per Scal­fari, insomma,l’ipotesi è da scarta­re, al di là delle «buone intenzio­ni » di Sofri, perché un referen­dum «sfascerebbe definitivamen­te l’amministrazione di un Paese che è già molto sfasciata». Anche l’Unità , che pure è sem­pr­e stata piuttosto vicina alle istan­ze dei movimenti, sulla questione «Tav sì o Tav no» in Val di Susa, ha preso una linea aderente a quella del segretario del suo partito di ri­ferimento, il Pd, Pier Luigi Bersa­ni. Il cui placet all’opera, tra l’al­tro, lo ha portato a scontrarsi dura­mente con Travaglio a Servizio pubblico di Santoro. Andava un po’ meglio ai manifestanti anti To­rino- Lione in cerca di voci media­tiche a favore quando le bandiere No Tav coloravano, insieme ad al­­tre, i raduni di piazza che avevano come bersaglio principale il passa­to governo. Ma con Fassino sinda­co decisamente pro Tav a Torino (come d’altra parte prima di lui Chiamparino) e Bersani che ap­poggia la linea di fermezza sul­l’opera confermata dal governo Monti, soprattutto adesso che a Palazzo Chigi non c’è più Berlu­sconi, il quotidiano fondato da Gramsci appoggia il via libera ai cantieri.