FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 5/3/2012, 5 marzo 2012
Chi ha paura della Cina? - L’ambizioso programma di armamento del governo cinese dalla metà degli Anni 90 ha prodotto effetti sulla regione Asia-Pacifico e nei rapporti di forza con gli Stati Uniti
Chi ha paura della Cina? - L’ambizioso programma di armamento del governo cinese dalla metà degli Anni 90 ha prodotto effetti sulla regione Asia-Pacifico e nei rapporti di forza con gli Stati Uniti. Quali sono le dinamiche e quali Paesi coinvolgono? Oltre alla Cina, i mutamenti toccano Giappone, Australia, Taiwan e le due Coree, i cui governi hanno avviato programmi per rafforzare il potenziale militare. Questo non solo a causa della corsa agli armamenti di Pechino ma anche per la riorganizzazione delle forze Usa nell’area con l’obiettivo di renderle più flessibili rispondere a eventuali crisi locali. Chi teme di più la Cina? Per motivi storico-politici Taiwan è tra le più minacciate. Tanto che Taipei dal 2006 è tornata ad adottare politiche di armamenti espansive. Nel 2009 la Repubblica democratica cinese ha allocato 12,35 miliardi di dollari per la Difesa, pari al 3,05% del Pil. Per il quinquennio che finisce nel 2013 erano state stimate spese per oltre 55 miliardi. L’interlocutore privilegiato sono gli Usa e questo è frutto del Taiwan Relation Act approvato dal Congresso nel 1979. Inoltre i recenti accordi tra Washington e Taipei hanno accresciuto le tensioni con la Cina visto che l’isola sarà dotata di nuove armi per 6,4 miliardi tra cui nuove unità antimissile. Chi sono gli altri partner regionali degli Stati Uniti? Washington persegue una strategia capillare di relazioni con l’area AsiaPacifico. Basti pensare che sono stati raggiunti accordi o sono in corso negoziati persino con Singapore e Filippine. Nel primo caso per consistere l’appoggio logistico alle unità della Us Navy che operano nelle aree del Sud-Est asiatico, nel secondo alle truppe speciali Usa. Si parla anche di nuove strategie per Giappone e Australia... Per loro si riscontrano simmetrie strategiche. Sono due alleati-chiave di Washington, temono la Cina ma ne sono legati da rapporti commerciali e finanziari. Canberra nel 2010 ha destinato alla Difesa 24 miliardi di dollari, pari al 2% del Pil, e il 48,9% in più rispetto a dieci anni prima. Secondo l’International Institute for Strategic Studies, l’Australia punta al raddoppio del numero di sottomarini e al varo di otto fregate, oltre al rafforzamento della cooperazione con gli Usa, con un numero crescente di esercitazioni congiunte, e un accesso facilitato alle basi per le forze Usa che vengono ridotte in altre basi regionali come Okinawa. Il Giappone quindi sarà più sguarnito? Ci sarà una riorganizzazione delle forze rispetto agli assetti ereditati dalla Guerra Fredda. Il Partito democratico del Giappone che nel 2009 ha prevalso sui Conservatori per la prima volta nel Secondo dopoguerra, ha inoltre promesso al popolo un alleggerimento della presenza americana. Tokyo vuole ridefinire la sua prospettiva strategica. Il Nord del Paese (e in particolare l’isola di Hokkaido) non è più esposto al rischio sovietico. Più esposte sono ora le isole Nansei a sud che si affacciano direttamente sul Mar della Cina orientale, a breve distanza da Taiwan. Sul piano degli armamenti il budget 2012 segna 54,5 miliardi di dollari, l’1% del Pil e -1,7% rispetto al 2001. Gli Usa che ruolo avranno nel nuovo contesto nipponico? Rimangono partner privilegiati, in termini di cooperazione strategica. Unità navali americane e giapponesi con installato il sistema antimissile Aegis solcano assieme il tratto di mare davanti alle Coree per evitare possibili attacchi con testate balistiche da parte di Pyongyang. In questo senso si sono anche intensificate le iniziative comuni tra Tokyo e Seul. Cosa cambia nel nodo coreano con la successione al potere nel Nord? Il recente stop ai programmi nucleari da parte del neoleader Kim Jong-un è un segnale incoraggiante, specie per la ripresa dei negoziati, a lungo bloccati sul tema del disarmo atomico da Pyongyang. Tuttavia l’escalation delle prove di forza iniziata nel 2006 con la ripresa del programma nucleare, l’affondamento della corvetta del Sud avvenuto nel 2010, e i colpi di artiglieria che hanno devastato l’isola di Yeonpyeong, sono precedenti che pesano molto. Inoltre l’unico partner di Pyongyang è Pechino. La Corea del Nord rimane stato più militarizzato al mondo con più di un milione di uomini in servizio e quattro in riserva, ovvero 40 soldati arruolati ogni mille cittadini. Ed è la Corea del Sud a sentirsi più minacciata? Il pericolo di un vuoto politico nel Nord ha spinto il Sud a mettere in allerta le forze armate. Il Presidente sud-coreano Lee Myung-bak chiede agli americani di aiutarli ad ammodernare il sistema di difesa e punta ad aumentare il peso regionale sudcoreano. Questo si concretizza in una politica di budget espansiva per quanto riguarda gli armamenti. Nel 2010 Seul ha speso 27,6 miliardi di dollari, ovvero il 2,8% del Pil. In dieci anni la spesa militare è cresciuta del 45,2%. Nello stesso periodo quella italiana è scesa del 5,8%.