Matteo Motterlini, CorrierEconomia 05/03/2012, 5 marzo 2012
SE TWITTER CAPISCE DOVE VA LA BORSA - L
e emozioni sono importanti, gli alti e bassi che sperimentiamo tutti i giorni influenzano profondamente le nostre decisioni individuali; lo documentano le ricerche di economia comportamentale. Ma quanto vale per i singoli non potrebbe anche darsi per la società nel suo complesso? E, in caso affermativo, lo stato d’animo condiviso dai più può costituire un indicatore economico? Potremmo arrivare a predire l’andamento di un indice borsistico dalla constatazione che la gente è arrabbiata, triste, indignata, felice o tranquilla? E’ possibile fare soldi misurando l’umore della folla?
Se lo è chiesto un gruppo di informatici e statistici dell’Università dell’Indiana cercando la risposta nell’unico luogo in cui sarebbe stata accessibile: i social network. Nello specifico i ricercatori hanno scandagliato i messaggi su Twitter per otto mesi nel 2008 (da marzo a dicembre) e analizzato circa dieci milioni di tweet, vale a dire due milioni e settecentomila utenti, attraverso sofisticati algoritmi (creati da Google) che rilevano le emozioni attraverso l’analisi semantica dei messaggi (per esempio messaggi che iniziano con le parole: «mi sento …»). Lo strumento si chiama Google Profile of Mood States e registra sei stati umorali: felicità, gentilezza, allerta, sicurezza, vitalità e tranquillità. A questo punto un pò di statistica ha messo in relazione gli stati emotivi registrati e l’indice Dow Jones.
Risultato: «i dati indicano che i valori di chiusura dell’indice DJIA possono essere predetti con un’accuratezza dell’ 87,6% includendo una specifica dimensione dello stato emotivo delle persone: la calma». In pratica ciò significa che se potete effettivamente misurare la «calma della folla» in un dato momento, avrete un’ alta probabilità di indovinare che l’indice DJIA (a 3 giorni di distanza) salirà. Apparentemente questo è l’unico dei sei stati emotivi sociali che esibisce una correlazione significativa. Perché proprio la calma debba avere valore predittivo e per quale meccanismo psicologico ciò avvenga, gli autori non ce lo dicono; e anche chi scrive non azzarda un’ipotesi.
Ma il risultato è interessante e promette di essere influente. Scandagliare i social network per ottenerne predizioni non sarà una moda passeggera. Google trends, per esempio, consente di «prevedere» come si comporterà un film al botteghino in base all’analisi delle ricerche nella categoria «film/cinema», oppure come andranno le immatricolazioni d’auto il prossimo mese. Attraverso «Google Flu Trend» si è scoperto che determinati termini di ricerca sono validi indicatori del propagarsi dell’influenza. Provate: http://www.google.com/trends/. Funziona! Non c’è da sorprendersi arriveremo all’analisi delle emozioni sociali e alla loro influenza economica. C’é già il nome pronto per la disciplina: socioenomics. Stay tuned.
Matteo Motterlini