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 2012  marzo 05 Lunedì calendario

APPLE. TIM COOK: I RECORD, GLI ESAMI - F

APPLE. TIM COOK: I RECORD, GLI ESAMI - F ra due giorni, il 7 marzo, Tim Cook potrebbe presentare l’iPad3. L’erede di Steve Jobs raccoglie consensi, nonostante lo scandalo dei suicidi nella fabbrica cinese. Riuscirà a gestire il colosso che macina record di fatturato (+73%) con profitti raddoppiati e una capitalizzazione di Borsa arrivata alla cifra monstre di 505 miliardi? In dieci anni il prezzo di Apple è salito del 4.700%.
Tutti aspettano di vedere la nuova versione dell’iPad all’evento convocato da Apple il 7 marzo a San Francisco. L’anno scorso, lo stesso giorno, sul palco dello Yerba buena center for the arts era stato Steve Jobs a presentare l’iPad2. Ora tocca a Tim Cook, che già da sei mesi — prima della scomparsa del fondatore di Apple — occupa la carica di ceo (chief executive officer) dell’azienda di Cupertino, diventata nel frattempo la numero uno al mondo per valore di Borsa con oltre 505 miliardi di dollari di capitalizzazione. Ha sorpassato infatti il gigante petrolifero Exxon-Mobil con un balzo all’insù di oltre il 30% da inizio anno, grazie all’annuncio dei risultati straordinari dell’ultimo trimestre 2011 (+73% del fatturato e raddoppio dei profitti) e alle grandi attese proprio per l’iPad3.
In questi sei mesi Cook ha già cominciato a cambiare un poco il modo di operare dell’azienda ereditata da Jobs, dicono gli esperti della Silicon Valley. «È diventata più umana», ha scritto il blogger Jonny Evans su Computerworld.com, citando per esempio la decisione di avviare un programma di beneficenza: d’ora in avanti se un dipendente fa una donazione, Apple verserà altrettanti soldi (fino a un massimo di 10 mila dollari l’anno) alla stessa fondazione non profit scelta dal lavoratore. È un cambiamento storico rispetto allo stile di Jobs, che aveva sempre tenute segrete le proprie iniziative filantropiche e non le aveva mai fatte a livello aziendale.
Cedole
Un’altra svolta netta, che potrebbe arrivare presto, è la decisione di distribuire una parte dei profitti agli azionisti sottoforma di dividendi. All’ultima assemblea annuale societaria, tenutasi lo scorso 23 febbraio, Cook ha ammesso che 98 miliardi di dollari cash nelle casse di Apple «sono più di quanto sia necessario per gestire l’azienda» e ha lasciato intendere che è aperto un dibattito, nel consiglio d’amministrazione, su come utilizzarli.
Un’ipotesi è appunto distribuire per la prima volta un dividendo, rompendo il tabù per cui di solito le aziende high-tech remunerano gli azionisti solo con la crescita delle quotazioni. Microsoft l’aveva deciso nel 2003. Un’altra possibilità è investire una parte di quella montagna di cash per comprare un’altra società. «Ma Apple preferisce crescere organicamente — osserva Alessandro Piol, venture capitalist di Vedanta a New York —. Fa poche acquisizioni e molto mirate, funzionali allo sviluppo dei suoi prodotti, come quella nel 2010 di Siri, la società del software usato nell’iPhone4S come assistente personale o quella dello scorso dicembre di Anobit, produttore di flash memory, componente dell’iPad».
Secondo Evans un parte delle riserve di Apple e dei futuri profitti, sempre altissimi (il 24% netto del fatturato, un margine record), potrebbe addirittura essere destinata ad aumentare i salari degli operai di Foxconn, la fabbrica cinese che produce l’iPhone, venuta alla ribalta per una serie di suicidi di lavoratori. Lo scandalo che ne è seguito è stato gestito in modo «intelligente e diretto» da Cook, ha commentato Henry Blodget, analista e ceo di Businessinsider.com: ha ammesso il problema delle condizioni di lavoro «non ottimali» promettendo di migliorarle, e fatto aprire la fabbrica agli ispettori di un’organizzazione umanitaria e alla troupe televisiva di Abc news. Blodget ricorda che Cook aveva già dato prova di buona leadership quando Jobs è morto, lo scorso 5 ottobre: «I suoi discorsi pubblici in quel periodo sono stati forti, rispettosi e ispiranti fiducia (…). Ha subito detto che il suo stile sarebbe stato diverso da Steve, ma che avrebbe guidato l’azienda facendo tesoro del dna del fondatore. Da allora la competenza, passione e intensità di Tim emergono da tutto quello che fa come ceo». Certo, a proposito del suo stile manageriale, «sarebbe bello poter penetrare la segretezza di Apple, che è proverbiale, per capire se è cambiato il processo decisionale — dice Piol —. Prima passava tutto da Jobs, che aveva la visione degli obiettivi da raggiungere e l’ultima parola su tutto. Ora forse non è più così e Cook deve ascoltare di più gli input degli altri executive».
Stili
Un cambiamento sicuro riguarda il clima a Cupertino: manager e dipendenti non subiscono più le sfuriate di Jobs. Cook è un ingegnere calmo, taciturno, che ama il basso profilo. Troppo, secondo i critici della comunità omosessuale ben presente anche nella Silicon Valley: la rivista Out lo ha messo al primo posto della sua classifica annuale dei 50 gay e lesbiche più potenti al mondo, ma lui non si è mai dichiarato. Un’occasione mancata — ha scritto Felix Salmon, blogger di Reuters.com —, perché rappresenterebbe un modello di gay fuori dagli stereotipi del mondo della moda e dello spettacolo».
«Le vere sfide Cook dovrà affrontarle nel 2013, quando si cominceranno a vedere prodotti non più ideati da Jobs nè realizzati sotto la sua guida», sottolinea Piol. Gli analisti di Borsa sono fiduciosi e quasi tutti continuano a raccomandare di comprare le azioni Apple: nonostante siano cresciute in modo astronomico negli ultimi dieci anni (+4.670%), costano ancora solo 15 volte gli utili, meno della media (17) delle aziende dell’indice S&P500; e le vendite di iPhone e iPad hanno ancora ampi spazi di crescita, soprattutto sui mercati emergenti come la Cina, dove Apple è appena entrata. C’è già chi la sogna a 1.000 dollari. Ma anche chi avverte che l’eccesso di ottimismo spesso precede una ricaduta.
Maria Teresa Cometto