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 2012  marzo 05 Lunedì calendario

LA BORSELLINO SCONFITTA PARLA DI BROGLI —

Recupero al cardiopalma per Rita Borsellino, ma alla fine le speranze della candidata unitaria — scelta da Bersani, Di Pietro e Vendola — si sono infrante contro una manciata di voti che ha hanno fatto la differenza con lo sfidante Fabrizio Ferrandelli, ex Idv, sostenuto dal Pd locale e non sgradito al governatore Raffaele Lombardo. All’una del mattino ancora non c’era un risultato ufficiale e il comitato organizzatore ha stabilito il riconteggio di alcune schede, ma Ferrandelli già riteneva di avere la vittoria in tasca.
La sorella del magistrato ucciso nel ’92 da Cosa ha tenuto nei seggi centrali (Politeama, piazza Europa, piazza don Bosco) dove vota la buona borghesia palermitana mentre è andata male nei quartieri popolari dove l’affluenza è stata particolarmente massiccia (in totale hanno votato in 30 mila) e molti consensi ha raccolto anche il terzo candidato Davide Faraone, l’unico iscritto al Pd, che si è messo di traverso contro il suo stesso partito e ha ottenuto 7743 voti. Determinante la ginecologa Antonella Monastra che ha raccolto un migliaio di voti potenzialmente destinati alla Borsellino.
Dal comitato Borsellino arriva una pesante denuncia di brogli: nella sede di via Mariano Stabile dicono che bisogna fare di nuovo il conteggio dei voti perché, precisa Dario Prestigiacomo, portavoce della Borsellino, «ci sono molte schede contestate e addirittura schede di colore diverso». In alcuni quartieri, poi, lo staff della Borsellino avrebbe notato alcuni «capigruppo» che dopo il voto ritiravano il tagliando rilasciato agli elettori per dimostrare che avevano portato al seggio amici e parenti.
Per tutti questi motivi Rita Borsellino è rimasta chiusa in una stanza del suo quartier generale e non ha voluto parlare con i giornalisti né coi numerosi simpatizzanti che affollavano la sede. Oggi alle 15 la Borsellino formalizzerà le sue accuse in una conferenza stampa. Ben diversa, invece, l’atmosfera nel comitato di Fabrizio Ferrandelli, attorniato da molti big del partito locale (Antonello Cracolici, Beppe Lumia, Costantino Garraffa) che hanno sfidato il segretario nazionale e hanno avuto la meglio riuscendo a raccogliere 8.780 voti contro gli 8.547 della Borsellino. I dati definitivi, comunque, sono affidati al riconteggio.
È stata una domenica grigia e fredda a Palermo ma le code davanti ai 31 seggi si sono formate fin dal mattino e sono andate avanti fino a sera. A piazza Politeama, dove ha votato la borghesia che abita in centro, l’elettorato era decisamente misto. A sostenere Rita Borsellino è arrivato l’ex segretario della Cisl, Sergio D’Antoni, che ha condiviso con il segretario Pier Luigi Bersani la scelta di «lanciare» la candidata unitaria anche contro le indicazioni del partito locale: «L’alta affluenza è un’ottima notizia per Rita Borsellino, una candidata che una volta tanto unisce il centro sinistra e che mette d’accordo Bersani, Di Pietro e Vendola», diceva il deputato del Pd quando il risultato ancora era incerto. Eppure, la nomenclatura del Pd siciliano, quella che appoggia dall’esterno la giunta Lombardo, ieri era fisicamente schierata a sostegno di Fabrizio Ferrandelli, il giovane consigliere comunale uscito dall’Idv: «La Borsellino non ha grande esperienza amministrativa e poi la sua candidatura è in grado di ricompattare il centro destra», osservava il «grande elettore» Antonello Cracolici che del Pd è il capogruppo all’assemblea regionale. Mentre il senatore democratico Costantino Garraffa aggiungeva che il vecchio elettorato dei Ds si è schierato per Ferrandelli mentre gli ex della Margherita hanno votato per la Borsellino.
A piazza Bellini hanno votato gli extracomunitari. Li hanno dirottati tutti qui per evitare il doppio voto registrato alle primarie di Napoli e tutto sommato si sono viste molte famiglie di stranieri. Allo Zen c’è stato qualche problema: è stata chiamata la Digos per allontanare dal seggio alcune persone che distribuivano soldi (un euro a testa, in realtà) forse nell’intento di convincere qualche ignaro passante.
A Palermo le cose non sono mai semplici. E così tra gli i «grandi elettori» di Rita Borsellino vanno registrati anche i socialisti di Riccardo Nencini che ieri è arrivato in città su invito del senatore Carlo Vizzini (ex Pdl) che ormai è uno dei leader nazionali del Psi: «A Palermo ci sono troppi comitati d’affari, ci vuole un sindaco intransigente come la Borsellino a costo di spaccare la città», è la diagnosi di Vizzini. Chiunque farà il sindaco, comunque, dovrà affrontare una situazione di cassa drammatica. Palazzo delle Aquile deve pagare 20.500 stipendi, può spendere 132 euro pro capite per i servizi sociali (a Milano sono 320 euro), riesce ad incassare 164 euro di imposte (la media del Sud è 326 euro) e a raccogliere 84 euro a testa per i servizi tariffati (media italiana 362 euro). Con questi numeri si gioca la sfida di maggio.
Dino Martirano