Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 04 Domenica calendario

CARO UMBERTO, UNA SPREMUTA NON CI SALVERÀ

Vivere a lungo è un’antica e giusta aspirazione. Il libro di Veronesi è, in parte, una guida per invecchiare in buona forma. Si raccomandano diete, ginnastiche fisiche e mentali, amore e sessualità, controllo della pressione e di valori del sangue, come lo zucchero. Cose risapute. Una prevenzione efficace, e provata scientificamente, è la riduzione del l’apporto calorico di circa il 30 per cento, di cui nel libro si parla con efficacia. La volontà di vivere a lungo si pagherebbe dunque col perenne senso della fame. A che età si può arrivare? La durata della vita dipende dai geni, come l’altezza e il colore d’occhi e capelli. Quanto a lungo si viva all’interno delle possibilità genetiche dipende da fattori ed eventi in parte individuali (strapazzi fisici e mentali, incidenti, droghe, stati ansiosi) e in parte sociali (condizioni igieniche, progresso della medicina, condizioni igieniche, strutture sanitarie eccetera). La vita si è allungata non perché si è modificata la struttura genetica, ma perché si è riusciti ad attenuare o anche a espellere, con misure igieniche, vaccinazioni e antibiotici, fattori nocivi che per secoli erano stati micidiali. Ciò non ha allungato le varie fasi della vita, ma solo la sua parte finale.
La durata della vita sta arrivando al massimo consentito dai geni in virtù dell’allungamento della vecchiaia. Nel libro si rileva che gli ultracentenari sono passati in Italia da 49 a 7.700 in meno di un secolo, senza alcun cenno alle condizioni fisiche e mentali in cui si trovano. E senza considerare che la causa principale che provoca o predispone alle varie forme di demenza (non solo all’Alzheimer) è la vecchiaia. Non si fa cenno alla miriade di dati che gli istituti di ricerca sulla demenza (molti d’altissimo livello) forniscono da anni. A 65 anni i dementi sono il 5 per cento, dopo gli 85 anni il 30 e poi rapidamente il 50 per cento della popolazione. In Svizzera il numero attuale dei dementi senili (107mila) sarà raddoppiato fra meno di 40 anni, altri temono ancora prima.
Veronesi profetizza alle bambine che nascono oggi che vivranno 102 anni. Non le mette in guardia circa la condizione in cui la maggioranza di loro si troverà a quell’età (demenza, cecità, sordità), senza possibilità di prevenzione e di cura. La raccomandazione alle persone anziane di mantenersi attive fisicamente e mentalmente è sacrosanta, ma senza illudersi che ciò modifichi il loro destino. Attivi, interessati, costruttivi sono gli anziani che erano stati così tutta la vita. Sollecitare gli altri, in un’età in cui la plasticità cerebrale è ridotta al minimo, non porta a nulla. Innumerevoli studi di neuropsicologia confermano che nessuna ginnastica mentale previene o pospone la demenza. Una conferma è che ne fu colpito in forma atroce un cervello come quello d’Immanuel Kant, sicuramente non assopito e spento.
Il lavoro di Veronesi è un blando e consolatorio vademecum per i fortunati che arrivano, come l’autore, in età avanzata in buone condizioni fisiche e mentali, e che non vedono il senso di crucciarsi troppo di ciò da cui la fortuna li ha preservati. Non si distingue fra malattie dell’età avanzata (curabili) e conseguenze dell’invecchiamento (incurabili e inevitabili), e per questo non si mette nel giusto rilievo ciò che viene già oggi avvertito come una delle minacce più gravi all’umanità del nostro secolo: la fragilità mentale dovuta all’allungamento della vita. Non sono profezie di menagrami, ma dati e opinioni di centri di ricerca fra i più attendibili al mondo, come, ad esempio, l’istituto di patologia della Harvard Medical School di Cambridge nel Massachusetts. Come molti autori avanti con l’età in buone condizioni, Veronesi si porta ad esempio: ciò che mangia e non mangia, quanto dorme, come lavora, come ricerca, a che cosa lo stimola la mente alacre. Veronesi racconta che si nutre di un caffè macchiato, di una spremuta di verdure e di uno yogurt al giorno. Se bastasse seguire il suo esempio, il risultato di una lunga vecchiaia senza angoscia sarebbe a portata di mano. Invece la situazione si aggrava. È un’illusione pericolosa, cui Veronesi sembra credere, che il problema si risolva con spremute, caffè macchiati e yogurt.