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 2012  marzo 04 Domenica calendario

MALAFEDE PASOLINIANA

Sfortunato quel popolo che ha bisogno di poeti? Si sarebbe tentati di pensarlo a fronte del riflesso pavloviano per cui dopo la scena madre della settimana in Val di Susa – le offese del militante No Tav al carabiniere silenzioso – sono stati rimessi in circolo versi scritti da Pier Paolo Pasolini quasi mezzo secolo addietro: i famosi versi sugli scontri di Valle Giulia nella Roma del 1968, e sul poeta che simpatizzava con i poliziotti anziché con i figli di papà.
«Meglio lasciar stare Pasolini, era un’altra cosa, un altro tempo», ha ammonito Adriano Sofri su «Repubblica» di giovedì scorso. Come dargli torto? Come non riconoscere che tanta, troppa acqua è passata sotto i ponti, e che oggi non ha alcun senso schierarsi da un lato o dall’altro delle barricate della Val di Susa secondo le origini sociali di un manifestante o di un poliziotto?
Il problema non è a valle, è a monte (si diceva una volta). Già, il problema sta dentro l’articolo pubblicato dallo stesso Adriano Sofri su «Repubblica» del giorno prima. Leggetevi il Sofri di mercoledì 29 febbraio, «L’asimmetria delle ragioni», e capirete come il problema venga anche da certi immarcescibili cattivi maestri che si esprimono oggi con la logica e il gergo con cui si esprimevano (e agivano) mezzo secolo fa: la logica del pregiudizio e il gergo della malafede.
Il problema è il pregiudizio secondo cui la ragione sta sempre dalla parte di chi si oppone alle "autorità", il torto sempre dalla parte di chi restaura l’ordine pubblico: sicché i ribelli della Val di Susa «non sono militanti di niente, se non della democrazia». Il problema è la malafede di chi spiega come la Torino-Lione potesse magari sembrare utile 25 anni fa («il tempo di una generazione»), ma che poi è stata superata dagli eventi, da nuove configurazioni europee nel movimento delle persone e delle merci: fingendo di non sapere che per condurre l’opera a termine serviranno altri 25 anni, e allora chissà che scarpe si porteranno...
Il problema non è Pasolini, è Sofri.