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 2012  marzo 04 Domenica calendario

LA MICCIA GRECA È ANCORA ACCESA

Non è minacciosa tanto quanto la "D" del default, ma la "C" assegnata venerdì notte da Moody’s alla Grecia equivale ugualmente alla famigerata insolvenza dello Stato. L’agenzia di rating ha infatti stabilito che la proposta di ristrutturazione del debito inviata lo scorso 24 febbraio ai privati (il Psi) equivale a una perdita superiore al 70% per i possessori dei bond greci e quindi a un default.
Per Moody’s, il successo di questa operazione mirata a ridurre del 53,5% il valore facciale di 206 miliardi di titoli di Stato (su un debito pubblico complessivo pari a 368 miliardi) non riuscirà ad assicurare la sostenibilità del debito pubblico greco che continuerà a viaggiare ben oltre il 100% del Pil «per molti anni», senza consentire al Paese l’accesso dal 2015 ai mercati dei capitali per rifinanziare il nuovo e il vecchio debito in scadenza.
Il prossimo 20 marzo, a prescindere dall’esito dell’operazione Psi proposta dalla Grecia ai privati, Atene dovrà rimborsare integralmente 4,669 miliardi di titoli di Stato in scadenza in quella data e posseduti dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali dell’Eurosistema. La Bce e le banche centrali dell’euro non hanno partecipato allo swap: i vecchi titoli greci in loro possesso sono stati sostituiti da nuovi bond governativi speciali intoccati dal default pilotato. Le plusvalenze così realizzate verranno comunque "girate" dall’Eurosistema agli Stati dell’Eurozona, che potranno decidere se e in che misura reinvestirli per incrementare gli aiuti alla Grecia.
A distanza di pochi mesi dal 20 marzo, in maggio e agosto sono già previsti nel calendario dell’Agenzia del debito greca i rimborsi integrali di altri due bond, rispettivamente da 3,3 e 3,1 miliardi in mano alle banche centrali. In tutto quest’anno, la Grecia dovrà disporre di oltre 11 miliardi per onorare il suo debito con le banche centrali dell’Eurozona escluse dall’exchange. Entro il 2014, questi rimborsi integrali e puntuali ammonteranno a 29 miliardi (11 miliardi nel 2012, 8 nel 2013 e 10 nel 2014).
Oltre a questi impegni inderogabili, nel triennio 2012-2014 la Grecia dovrà far fronte al deficit, ai pagamenti delle cedole e ai rimborsi dei prestiti ottenuti dagli Stati dell’Eurozona e dal Fondo monetario internazionale, alla ricapitalizzazione delle banche greche (50 miliardi), al buy-back dei titoli di Stato greci utilizzati come collaterale presso la Bce e le banche centrali (circa 35 miliardi ancora sospesi in attesa del disco verde all’Efsf e temporaneamente coperti dalle linee di credito di emergenza Ela delle banche centrali nazionali), ai 30 miliardi di versamento in "cash" (Efsf bond a uno e due anni) previsto dal Psi. Non è escluso che la Grecia debba pagare gli interessi e il rimborso integrale anche di quella quota dei vecchi titoli di Stato greci non aderenti allo swap (che potrebbe oscillare tra il 5% e il 25% dei 206 miliardi, stando all’impostazione dell’operazione pubblicizzata dalla Grecia). Questi pagamenti saranno finanziati dai 130 miliardi del nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia Ue-Fmi e dai 34,4 miliardi rimanenti dal primo pacchetto di aiuti, oltreché da un programma di privatizzazioni: tutto dovrà andare esattamente come da copione, fino all’ultimo centesimo di euro, ma la storia del primo bailout greco insegna che gli imprevisti sono all’ordine del giorno.
La lista dei pagamenti che continuerà a gravare sui conti pubblici greci anche dopo un eventuale successo dell’operazione Psi è talmente lunga che le agenzie di rating restano scettiche. Dopo il selective default di S&P’s, il restricted default di Fitch e la C-D di Moody’s, il rating della Grecia potrebbe rimanere su livelli molto vicini a quelli dell’insolvenza. Se la ristrutturazione proposta ai privati non dovesse avere esito positivo, il default non controllato (hard default) sarà imminente. Nel caso in cui il Psi dovesse concludersi positivamente, comunque la traiettoria del debito pubblico greco potrebbe rivelarsi insostenibile: questo il monito che ha accompagnato la "C" di Moody’s.
Gli investitori privati che stanno valutando la proposta dello scambio, con haircut superiore al 70-75%, hanno quindi di fronte più di uno scenario e un elevato rischio che alla prima, pesantissima perdita di capitale se ne possa aggiungere una seconda.