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 2012  marzo 04 Domenica calendario

«Pound, economista dilettante in lotta contro gli usurai di Stato» - Alec Marsh è professore di ingle­se al Muhlenberg College, in Pennsylvania, e un autorevole studioso del grande (e com­plesso) poeta americano Ezra Pound (1885-1972)

«Pound, economista dilettante in lotta contro gli usurai di Stato» - Alec Marsh è professore di ingle­se al Muhlenberg College, in Pennsylvania, e un autorevole studioso del grande (e com­plesso) poeta americano Ezra Pound (1885-1972). Oltre a essere presidente della «Ezra Pound Society», Marsh ha scritto una biografia dell’autore dei Can­tos , intitolata semplicemente Ezra Pound , appena pubblicata nella collana «Critical Lives» delle edizioni Reaktion Books di Londra (pagg. 248, sterline 10,95). Lo abbiamo intervistato sulle radi­ci americane del poeta, che costituisco­no il cuore del libro. Come nasce questa nuova biografia di Pound? «Dal fatto che ho passato tutta la vita, a partire dal corso sul Modernismo fre­quentato al secondo anno di college, stu­diando Pound. All’inizio, l’oscurità dei suoi versi mi aveva spaventato, ma poi ne fui affascinato. Nel 1978 discussi la mia te­si su Pound e il Fascismo, e quando la Re­aktion Books mi chiese di scrivere una biografia, pensai fosse finalmente venu­to il momento di chiarire gli aspetti di Pound che mi avevano sempre intrigato: la questione della sua sanità mentale, le sue idee politiche, il suo antisemitismo. Argomenti che riuscivo tranquillamente a evitare nel mio insegnamento, dove mi concentravo esclusivamente sulla sua po­esia ». Che cosa distingue il suo libro dalle al­tre biografie? «Ho provato a descrivere Pound nel suo mondo, come attivista politico, cit­tadino responsabile, e soprattutto ap­passionato tifoso dell’Italia e degli Stati Uniti contro quella “cospirazione delle forze oscure” che chiamava Usura. Ho approfondito gli aspetti più tipicamen­te americani di Pound, sempre schiera­to a fianco della vera America, che non è quel deserto culturale che spesso ap­pare. L’America reale è stata sedotta e tradita, debosciata e corrotta da una cultura falsa, anzi, da un simulacro di cultura - e sto citando l’amico di una vi­ta di Pound, il poeta W.C. Williams, non Baudrillard. Pound sapeva che un’al­tra America esiste, che non è quella de­scritta oggi dai film e dalla tv, goffo pro­tagonista di una politica estera bandite­sca. La incarnò lui stesso, con la sua pas­sione, il suo coraggio, il suo idealismo e la sua rabbiosa frustrazione nel veder­ne l’incapacità di vivere all’altezza de­gli ideali » . Quindi, possiamo affermare che Pound si inserisce a tutti gli effetti in una genuina tradizione americana, quella aperta dal presidente Jeffer­son? «Certamente. L’eredità di Thomas Jef­ferson, come dimostro nel mio libro, è estremamente importante non solo per Pound, ma anche per tutti gli Stati Uniti: Lincoln è sicuramente il più grande presi­dente americano, ma Jefferson è il più in­­teressante, complesso e intelligente. Po­trei sbagliarmi, ma credo che siano state scritte più biografie di Jefferson che di ogni altro presidente, e questo semplice­mente per­ché conoscere Jefferson signifi­ca conoscere cosa vuol dire essere ameri­cano, con tutta la nostra potenzialità, con tutte le nostre contraddizioni e anche, purtroppo, con tutta la nostra vergogna». Qual è l’importanza di Pound come poeta? «Pound è il più autorevole poeta ame­ricano del suo tempo, e uno dei più grandi di tutti i tempi. Lo è per il fatto di insistere sull’importanza della poesia come mezzo per pensare e agire nel mondo. Egli capì ciò che in troppi han­no dimenticato: che la poesia è la supre­ma forma d’arte. Gli italiani lo sanno: del resto, avete Dante, probabilmente il più grande poeta mai vissuto, e lo studiate ancora a scuola! Pound non è il nostro Dante, è troppo duro, troppo ostinato e refrattario per diventare po­polare... Diciamo che è il nostro Guido Cavalcanti: profondo, colto, e dissi­dente, sempre e comun­que » . Quello di Pound e il fasci­smo è un capitolo diffici­le e controverso. Come lo ha affrontato nella sua biografia? «Innanzitutto, credo sia molto difficile per uno stra­niero capire a fondo il fasci­smo italiano, e anche Pound era perfettamente consape­vole che il Fascismo non era “merce da esportazione”. Il professor Tim Redman, autore di un documentatissimo studio su Pound e il Fascismo, definisce Pound un fascista di sinistra, e questo è corret­to se parliamo delle sue idee economi­che, anche se certamente non credeva nella lotta di classe e neppure nella vali­dità delle teorie marxiste. Le uniche classi riconosciute da Pound erano quelle degli sfruttati e de­gli sfruttatori, dei creditori e dei debitori, idee che riconob­be nel program­ma della RSI e nei 18 punti di Vero­na, che lo entusia­smarono fino alla fine » . Quanto sono vali­de, oggi, le teorie economiche di Pound? «Credo sia difficile dare una risposta, per­ché le sue idee non sono mai state messe in pratica. Ri­tengo le sue teorie economiche molto stimolanti e molto attuali, anche se ovvia­mente non sono quelle di un economi­sta. Ma, dato che gli economisti di profes­sione sembrano incapaci di suggerire, se non una soluzione, almeno una spiega­zione delle crisi ricorrenti, forse dovrem­mo rivolgerci agli economisti dilettanti, come Ezra Pound».