Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 04 Domenica calendario

La sfida delle ex coppie: ti mollo e poi ti risposo Arnold Schwarzenegger entra in terapia di cop­pia con Maria Shriver

La sfida delle ex coppie: ti mollo e poi ti risposo Arnold Schwarzenegger entra in terapia di cop­pia con Maria Shriver. Pare che l’ex governato­re della Califor­nia abbia iniziato una consulen­za matrimoniale per riconciliarsi con Maria do­po la separazione dell’anno scorso, quando è emersa l’esistenza di un figlio di 14 anni che Ar­nold ha avuto con la colf. «Arnold e Maria stan­no seguendo un consulente matrimoniale per lavorare sui loro problemi e tornare insieme», ha detto un amico della coppia al «New York post». «Maria è cattolica e non crede nel divor­zio, ma patisce ancora l’umiliazione che ha su­bito ». L’attore ed ex politico di 64 anni è stato sposato con la Shriver per 25 anni e pare che Ar­nold voglia riconquistarla, soprattutto perché «si rende conto di non poter vivere senza di lei». Inoltre, davanti al mondo, rappacificarsi con la moglie «dimostrerebbe di essere stato perdonato».Sono già stati avvistati in giro insie­me e Arnold portava al dito la fede nuziale. *** Il problema è il perdono. L’idea di ricominciare ha sempre un suo fascino: si la­scia alle spalle il passato, sen­za abbandonarlo all’oblio, e lo si re­cupera con una nuova progettuali­tà, eventualmente anche con un bagaglio di esperienze che ci ha re­so più maturi. Dunque, in teoria, un comportamento positivo. Ma in pratica? Si può ricominciare nel lavoro, e la prospettiva non appare di difficoltà insormontabile, si può ricominciare cambiando città, ca­sa, amicizie, oppure, con uno sguardo al proprio corpo, si rico­mincia a dargli un po’ di slancio con una dieta e magari qualche semplice ritocco estetico. Insom­ma, qualche sacrificio e adatta­mento per affrontare le novità che ci aspettano, comunque in un oriz­zonte non fosco. Ma in amore? Quando si viene feriti per la man­c­anza di rispetto dell’altro o dell’al­tra? Quando c’è il tradimento o per­fino un figlio che salta fuori di pun­to in bianco, del tutto sconosciuto a uno della coppia? In questi casi, ricominciare non presenta le stesse difficoltà del cambiare lavoro o città: il proble­ma è, appunto, sapere perdonare. Un gesto, una disposizione menta­­le difficilissimi da realizzare. Perfi­no Gesù, con il perdono, è stato col­to da umana esitazione, immagi­niamoci noi mortali peccatori. Perdonare è difficile,perché il ve­r­o perdono è possibile se non c’è sa­crificio, se chi perdona si sente di compiere questo atto libero nella propria intenzione, non costretto dalle circostanze. Perdonare sen­za sacrificio permette di soffocare sul nascere il rancore, che è un tar­lo cocciuto, che non molla la presa se incomincia a scavare nella no­stra anima, dove trova un ambien­te­feritile nella sua azione di erosio­ne. Fertile perché l’anima è ferita per il torto,l’umiliazione,e quanto più si è sinceri con se stessi, tanto più non si deve nascondere la feri­ta e il dolore subiti. L’atteggiamen­to di superiorità di fronte al male esprime debolezza, non forza, e, prima o poi, affiora come rancore. Uomini e donne sono figli della loro storia e del loro tempo, ed è in­dubbio che i modelli di comporta­mento interpersonale, tra coppie, nella società statunitense sono più superficiali, se si vuole, più sempli­ci dei nostri. Si pensi solo alla disin­voltura degli americani nello spo­sarsi, nel divorziare, nel figliare a destra e a sinistra, quasi fosse la co­sa più naturale di questo mondo. Quindi può essere nell’ordine del­le cose anche rimettersi insieme nonostante situazioni apparente­mente insanabili. Allora, con questa cultura, si po­trà forse perdonare senza troppi problemi, senza preoccuparsi di essere liberi dal sacrificio, senza la questione del rancore. Può darsi: vorrei poi vedere cosa salta fuori da questo rimettersi insieme sen­za scrupoli esistenziali, vorrei capi­re su quali basi si pensa di ricomin­ciare, se non si risolve il modo di af­fronta­re il perdono e come allonta­nare il rancore. Se non si mette ordi­ne a questi problemi emotivi, per ben che vada la coppia che si rimet­te insieme dopo torti e umiliazioni finisce per riscaldare una minestra già cucinata. E, generalmente, la minestra riscaldata è disgustosa. Meglio desistere, meglio un ta­gl­io netto con cui si riconosce un er­rore impossibile da correggere. Op­pure interviene il potere dell’op­portunità, della convenienza. Si possono immaginare circostanze sociali, politiche, economiche che suggeriscono alla coppia che si era scoppiata di ritrovare un punto d’accordo per il proprio vantaggio. L’interesse fa sempre fare una brut­ta figura agli ideali: è un dato di fat­to, statisticamente provato, che i matrimoni d’interesse sono i più solidi, il che rispecchia una vec­chia saggezza, almeno quella di mia nonna che ricordo non si stan­ca­va mai di ripetere che il matrimo­nio è una cosa troppo seria per la­sciarlo decidere all’amore: l’amo­re passa, gli interessi restano. Ma, indipendentemente dal ci­nismo di mia nonna, credo che ci sia un interesse molto particolare e significativo: quello di decidere, nonostante tutti i tradimenti e le umiliazioni patite, di rimanere in­sieme per il bene dei figli, una scel­ta che, mettendo da parte gli egoi­smi personali e le proprie debolez­ze, cerca di sfidare i rancori e la diffi­coltà del perdono. Qualche volta questa decisione ha il successo che merita.