Daria Egidi, varie, 5 marzo 2012
TV SU INTERNET, PER VOCE ARANCIO
Nel dicembre 2011 per la prima volta You Tube ha oltrepassato la soglia di 1.000 miliardi di contatti per i suoi video e per quest’anno è previsto un ulteriore balzo in avanti.
Cosa accade invece alle tv tradizionali? Secondo dati Istat (aggiornati a novembre 2011) stanno perdendo parecchi punti percentuali di ascolti: in un anno Raiuno ha segnato -3,76%, Canale 5 -1,61%, Italia 1 -0,52%, Rete 4 –0,41%, Raidue –0,24%. Segno positivo solo per Raitre (+0,12%) e La7 (+1,6%). Gli ascoltatori persi in parte sono finiti sulle pay tv e sui canali del digitale terrestre, saliti in un anno dal 18,7% al 21,22%.
Il calo della tv tradizionale, soprattutto in America, è colpa di un nuovo fenomeno (ancora poco misurabile): l’aumento delle persone che guardano programmi su Internet. Scrive Federico Rampini su Repubblica: «Sotto i 20 anni esiste un’intera generazione senza telespettatori di tipo tradizionale, cioè quelli abituati a sedersi davanti a uno schermo e a fare zapping col telecomando in mano. Tanti giovani americani ignorano dalla nascita quella dipendenza passiva dai palinsesti: si fanno la loro tv su misura selezionando su You Tube i programmi che li interessano e passandoseli fra amici grazie a Facebook e altri siti sociali».
«Ben presto il 90% di tutto il traffico online sarà occupato dai video: un dato che dovrebbe far riflettere l’industria dello spettacolo» (Robert Kyncl, manager di You Tube).
Secondo le previsioni degli esperti, entro il prossimo decennio il 75% di tutti i canali tv sarà creato su Internet.
Questa tendenza sta modificando la tv tradizionale: ormai quasi tutte le emittenti italiane trasmettono anche in streaming per essere viste tramite computer. Sempre più spesso i grandi eventi si possono vedere in diretta da pc: in America quest’anno il Superbowl (l’evento sportivo più seguito in assoluto) in streaming ha raccolto un pubblico record di 12,1 milioni di spettatori. E il primato è durato poco: una settimana dopo, la premiazione dei Grammy Awards in streaming è stata guardata da 13 milioni di persone.
In media ogni canadese guarda online 251 video al mese tra film, sport, musica, informazione. Negli Stati Uniti il consumo raggiunge 204 video ogni mese. You Tube ha capito la tendenza: ha investito 100 milioni di dollari per produrre 25 ore al giorno di nuovi contenuti originali, cioè veri e propri programmi. Per fare ciò si è alleata con la Disney, con l’agenzia di stampa Reuters e con la casa cinematografica Lionsgate.
Sui video online crescono anche gli spot pubblicitari: +42% annuo. In particolare uno studio di Break Media ha evidenziato che il 30% degli inserzionisti nel 2010 ha investito in pubblicità nei video (si chiamano pre roll, sono quelle pubblicità che si trovano prima dell’inizio dei filmati) più di quanto avesse previsto. Inoltre il 68% è sicuro di aumentare ulteriormente l’investimento nel corso del 2012 (mentre il 32% sta pensando di diminuire l’investimento nella tv).
Un utile strumento per avere sotto gli occhi tutte le emittenti che trasmettono in streaming è il sito Guardatv: c’è l’elenco per vedere le dirette dei canali, oppure le varie edizioni dei telegiornali. Inoltre si può scegliere tra vari Paesi per dare un’occhiata alle emittenti straniere.
Se ci siamo persi qualche programma di nostro interesse possiamo sempre recuperarlo: per la Rai c’è Rai Replay con tutte le trasmissioni degli ultimi sette giorni, su Mediaset on Demand si possono guardare le puntate intere dei programmi preferiti. Anche La7Replay permette di recuperare le trasmissioni della settimana.
E se invece volessimo decidere noi i contenuti e mettere a disposizione di altri i nostri video, cosa dovremmo fare? Il modo più semplice è quello di ricorrere ai siti di video sharing: You Tube, DailyMotion, Vimeo, MetaCafe, Veoh. Ci si iscrive e si caricano i propri video. Per farli vedere agli amici si possono poi pubblicare su Facebook, oppure mettere su Twitter il link che rimanda al filmato.
Caricando i video su You Tube qualcuno è diventato famoso. Per esempio la truccatrice Clio Zammatteo, col canale Clio Make Up in cui insegnava i segreti del suo mestiere, ha ottenuto così tante visualizzazioni da essere poi chiamata a condurre un vero programma televisivo (Clio Make Up) su Real Time. Altro fenomeno nato sul web è Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, giovane che partendo dalle video parodie su You Tube è diventato attore di cinema e conduttore radiofonico.
A metà strada tra il filmato pubblicato su You Tube e la vera tv stanno crescendo le web tv. Si tratta di canali digitali creati da appassionati per documentare ciò che accade nella loro zona di residenza, per esempio, per promuovere un’iniziativa o per condividere un hobby. Secondo l’Osservatorio Altra Tv queste realtà in Italia sono 590: in testa il Lazio con 102 web tv, seguito da Lombardia (85), Puglia (63) ed Emilia Romagna (53).
Ogni anno la migliore web tv italiana viene premiata con i Teletopi. Le vincitrici dell’ultima edizione (a dicembre) sono state: Bari tv per la categoria miglior micro web tv informativa, Crossing tv (Bologna) per la categoria migliore web tv di denuncia, Sesto tv (Sesto Fiorentino) nella categoria miglior web tv amarcord, Giovani in rete (Torino) nella categoria migliore web tv giovane, Scrittori tv (Vibo Valentia) per la categoria miglior web tv da community, Youcatt (Brescia) per la categoria migliore web tv universitarie, Provincia autonoma di Trento Tv nella categoria migliore web tv della pubblica amministrazione e Riviera del Conero tv (Ancona) nella categoria migliore web tv di promozione territoriale.
Se si vogliono raccontare i problemi del proprio quartiere, oppure parlare del proprio sport preferito o anche semplicemente mostrare le ricette che riescono meglio, perché non creare una piccola web tv? Ecco che cosa serve:
1) Sito Internet. Costa circa 100 euro l’anno (lo spazio si può acquistare su Aruba, Register, Godaddy ecc.).
2) Telecamera. La semiprofessionale digitale costa circa 1.200 euro, ma può andare bene anche una amatoriale (300-500 euro).
3) Programmi per il montaggio dei video. Possono essere scaricati gratuitamente da Internet (per esempio VirtualDub e Avidemux).
Una volta girato e montato il filmato, si carica su un sito di video sharing (per esempio You Tube o Vimeo) e poi si copia il link nella pagina del sito internet. Una web tv di tipo amatoriale di questo tipo comporta un investimento inferiore a 2.000 euro (che aumenta fino a 15mila se invece si vuole creare una realtà più grande, dove lavorano più persone e si utilizzano strumenti professionali).
Altri consigli per farsi conoscere. Utilizzare i social network: è fondamentale aprire una pagina su Facebook e Twitter per facilitare il passaparola e quindi la diffusione dei filmati . Poi è bene caricare video con una certa frequenza: con aggiornamenti continui e tanti contenuti è più facile interessare gli altri. Infine rispondere alle e-mail e ai commenti di chi guarda per creare un rapporto con l’utente.