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 2012  febbraio 17 Venerdì calendario

001CCCNotizie tratte da: Annunziata Berrino, Storia del turismo in Italia, Il Mulino Bologna 2011.«Secondo un codice non scritto, qualsiasi uomo o donna può diventare turista

001CCC

Notizie tratte da: Annunziata Berrino, Storia del turismo in Italia, Il Mulino Bologna 2011.

«Secondo un codice non scritto, qualsiasi uomo o donna può diventare turista. Questa condizione ha in sé chiari caratteri di privilegio, perché il turista può transitare e soggiornare in zone franche, ignorando, se vuole, convenzioni sociali e culturali, e rispettando l’essenziale degli assetti istituzionali, politici ed economici, nonché dei canoni religiosi e morali.
«Una complessa costruzione culturale ammette e legittima nell’Occidente contemporaneo che i soggetti assumano la condizione di turista con un unico vincolo: che sia temporanea. Perché la società occidentale consente questa condizione per molti aspetti beata, in cui chi lo desidera può temporaneamente allentare le pressioni sociali, tanto da potersi anche spogliare della propria identità?» (pag. 7-8)

«La questione non è tanto viaggiare, ma partire» (George Sand).

«È dunque da una forma di disagio che bisogna prendere le mosse, perché è questa che agisce da spinta alla partenza» (pag. 8, vedi anche Freud in 9).

La modernità: universalizzazione e differenziazione (pag. 11)

La società accetta che di tanto in tanto i suoi membri evadano, sospendano temporaneamente la propria attività (pag, 11).

Turismo: istanza cognitiva, istanza sensitiva (13)

«Nel tempo della Restaurazione, il ritorno degli inglesi sul continente è il fenomeno più evidente; già nei primi anni del secolo attraversano la Manica curiosi di conoscere la Francia del dopo rivoluzione, ma il loron ritorno è gradito ed è possibile solo a partire dal 1815, quando Napoleone Bonaparte (1769-1821) è definitivamente sconfitto. Si valuta che in un anno difficile come il 1802 gli inglesi all’estero siano 15-16 mila; che negli anni tra il 1830 e il 1840 siano 50 mila e nel 1869 500 mila. La componente aristocratica […] è sostituita da esponenti delle classi medie» (15-16)

Le solite strade (nell’anno 1840) per le quali si viene dall’estero in Italia sono sette: attraverso il Tirolo, Pontebba, Gorizia o Trieste, Spluga, Sempione, Moncenisio e Provenza. Da Londra a Roma si impiegano da tre a quattro settimane. Si cerca comunque di evitare le montagne, nonostante Napoleone abbia migliorato i tracciati. Chi viene dalla Francia passa per Marsiglia e prosegue lungo la Riviera. «Solo dagli anni Quaranta (dell’Ottocento), grazie ai nuovi vapori, il viaggio via mare diviene più comodo, più economico e più breve: ci si imbarca su un piroscafo a Marsiglia e si sbarca direttamente a Genova, a Livorno, a Civitavecchia o a Napoli. Ricordiamo che i piroscafi a vapore compaiono ai primi dell’Ottocento sui mari e lungo i fiumi del nord, per esempio sul Clyde e sul Tamigi. Nel 1819 l’Inghilterra conta già 32 vapori per un totale di 6.500 tonnellate. Nel Mediterraneo nel 1819 operano tre piroscafi: il genovese “Eridano” che fa servizio nell’Adriatico, il “Carolina” che collega Trieste a Genova e il “Ferdinando I” che fa servizio tra Napoli, Genova e Marsiglia» (17-18).

«Per gli antichi romani l’altezza (di un sito) era inversamente proporzionale alla civiltà» (19)

«Le montagne, viste dai cristiani come metafora del Purgatorio» (19)

Sull’antico turismo in montagna 20 e seguenti.

«Nel Regno Unito i rentiers, pressati dall’emergente borghesia industriale, sono depauperati continuamente di potere e sentirsi privati del proprio ruolo nella società di appartenenza porta a una condizione di alienazione. Nei primi decenni dell’Ottocento il viaggio è la terapia allo spleen» (23)

«Nel volume “Anecdotes of the English Language” pubblicato nel 1803, l’antiquario Samuel Pegge (1733-1800), tra le parole che indicano le occupazioni umane, formate con la desinenza “-ist” (come per esempio “organ-ist”, o “tobaccon-ist”), classifica la parola “tour-ist” e spiega: “A Travveller is now-a-days called a Tour-ist”» (23)

«Sul continente i “tourists sono per antonomasia inglesi, individui originali, strani non solo perché stranieri ma perché viaggiano per motivi incomprensibili» (23).

«Gli inglesi che hanno in programma un viaggio in Europa, appena giunti a Parigi, fanno tappa a rue de Rivoli. Qui, dal 1801, l’antico editore libraio Galignani, italiano di origini, ha aperto la prima libreria specializzata, dove si trovano guide redatte da inglesi per gentlemen inglesi» (25).

«(A Napoli) ai primi dell’Ottocento muove i primi passi un’imprenditoria alberghiera che propone servizi di nuova concezione, vale a dire veri e propri alberghi, puntualmente registrati dalle guide, che riportano nomi, indirizzi, servizi, proprietari, gestori, prezzi. Nel 1814 viene costruito l’Albergo Reale, struttura lussuosa e dotata di ristorante, dirimpetto al Palazzo Reale. Nel 1823 apre l’Albergo della Vittoria (1823-1877) di Martino e Gaetano Zir, considerato dalle guide il più lussuoso, capace di ospitare sia viaggiatori singoli che intere famiglie; è il primo albergo napoletano di grandi dimensioni, con vista sul mare e sul passeggio mondano della Villa Reale. Entrambi gli alberghi hanno personale che parla inglese e sono attrazioni per se stesse: l’Albergo della Vittoria, per esempio, ha un’ambientazione unica, ricca di una vastissima collezione di quadri; accanto è l’Hôtel des Empereurs (1848-1860 ca.). Insieme rappresentano la più grande struttura alberghiera a Napoli. Intorno a queste imprese ritroviamo un movimento di affitti, di servizi e di consumi di notevole importanza. Tra gli anni Venti e Quaranta (dell’Ottocento) i documenti registrano forniture di polli e cacciagione, carne bovina, salumi, pesce, carbone, olio, pane e biada per i cavalli. Gli ospiti sono artisti, architetti, diplomatici, bibliotecari, albergatori, principi, scrittori che trovano tutti i servizi più richiesti del momento, tra cui le carrozze per le accattivanti escursioni nelle località del golfo» (27-28).

«Dentacane, Grottaminarda, Ariano, Ponte di Bovino. Che cosa può dirsi di luoghi così tristi?». «A Foggia gli alberghi sono cattivi assai. L’infelice viaggiatore, che vi arriva, è ricevuto alle soglie di essi da falge d’insetti che il clima prodigamente genera; e che il sucidume delle stanze e de’ mobili moltiplica» (Grimaldi G.C., “Itinerario da Napoli a Lecce e nella Provincia di Terra d’Otranto nell’anno 1818”, Napoli, Tipografia di Porcelli) (31).

«Il viaggio di diporto attraverso la penisola (in epoca preunitaria – ndr) contribuisce senza dubbio a rafforzare la coscienza di un’unità di cultura e di civiltà italiana, e dunque la potenzialità di un sentirsi nazione» (35).

Gli agenti di viaggio compaiono sul mercato tra il 1850 e il 1870 (38).

1863, nascita del Cai (Club alpino italiano) (41).

Nascita della Thomas Cook in 42.

Lieve connotazione negativa della parola “touriste”, come si evince dalla definizione del dizionario francese Littré (1863). (44).

«Una serie di eventi spinge verso l’Italia nuovi flussi in cerca di inverni miti, come per esempio quello delle aristocrazie dell’Est europeo, che disertano le stazioni climatiche del mar Nero a causa della guerra di Crimea del 1854» (45)

«Nel 1866 Firenze viene collegata a Roma: arrivare a Roma significa arrivare anche a Napoli perché le due città sono collegate già dal 1862. Il viaggio dura sette ore».

«Ancora qualche anno e Cook può includere nel tour anche Venezia, perché nel 1868 una linea fewrroviaria attraversa gli Appennini e la collega a Firenze, toccando Ferrara, Bologna e Pistoia. A Venezia i turisti vengono accolti dalle gondole. Da Bologna, poi, una diramazione va ad Ancona e da qui scende fino alla lontanissima Brindisi. Nel 1868 anche kla traversata delle Alpi per il Moncenisio è resa più facile e soprattutto più spettacolare, grazie a una ferrovia a scartamento ridotto, che è di per sé un’attrazione, perché si arrampica su curve e pendenze anche in pieno inverno; attrazione che durerà solo tre anni: nel 1871 verrà infatti chiusa e sostituita con il traforo ferroviario del monte Frejus, che consentirà un collegamento ferroviario diretto da Parigi a Torino» (46).

«I brevi tratti ferroviari costruiti nei diversi Stati preunitari vengono riordinati solo all’indomani dell’Unità Nazionale. Dopo l’annessione del Veneto, in Italia operano cinque società: la Società delle strade ferrate dell’Alta Italia, che gestisce le linee di Piemonte, Lombardia, Veneto e parte dell’Italia centrale; la Sociedtà delle strade ferrate romane, che gestisce le linee livornesi, maremmane, la Centrale Toscana e le pontifice; la Società delle strade ferrate meridionali, che gestisce le linee del sud; la Società Vittorio Emanuele per alcune ferrovie in Savoia e la Compagnia reale delle ferrovie sarde per la Sardegna» (47).

«Cook deve poi contrastare una serie di consuetudini che caratterizzano i servizi resi agli stranieri in Italia: le estenuanti contrattazioni con gli alberghi sul mancato rispetto delle prenotazioni, sui prezzi e sulla scelta delle camere, la confusione creata nelle piazze d’arrivo dai facchini e dalle carrozzelle. Dopo una serie di gravosi disguidi riscontrati nei primi tour sul continente, a partire dal 1868 Cook offre solo tour all inclusive, vale a dire organizzati e pagati in anticipo dai clienti all’agenzia e dall’agenzia ai fornitori» (48)

Cook creò una combinazione per cui si visiatava la Sicilia andando in Algeria (47)

«Anche il vapore continua a essere utilizzato, anzi in questi decenni (metà Ottocento) è il mezzo più comodo per spostarsi lungo la penisola: il piroscafo “Sicilia” (1854) costruito da La Sicula Transatlantica è il primo vapore italiano ad attraversare l’Atlantico, e in totale nel 1860 la marina napoletana conta venti piroscafi, di cui quattordici in ferro» (47-48n).

«La possibilità di andare in treno da Torino a Brindisi consente di concepire nel 1870 il treno postale la Valigia delle Indie, con il quale il Regno Unito si collega con le sue colonie in Asia. I viaggiatori diretti nelle Indie, e provenienti dalla Francia, attraverso la linea Torino-Bologna-Ancona scendono fino a Brindisi; qui, giunti al porto, si imbarcano per Alessandria d’Egitto, e penetrano nel canale di Suez» (49)

«Bisogna attendere la fine degli anni Ottanta (dell’Ottocento) per poter arrivare in ferrovia fino a Reggio Calabria» (49).

Notizie sulla Wagons-Lits e sull’Orient Express in 49-50 e seguenti, e poi anche in 151.

«D’altra parte l’impero coloniale inglese è vastissimo e offre uno spazio geografico ideale per i viaggi, tanto che nel 1872 parte da Liverpool la prima comitiva Cook per il giro del mondo sul piroscafo “Oceanic”, compiuto in gran parte attraversando possedimenti della corona. L’anno dopo, nel 1873, esce in Francia “Le tour du monde en quatre-vingts jours” (“Il giro del mondo in 80 giorni”) dello scrittore francese Jules Verne (1828-1905)» (50)

«L’Egitto, che ha sostenuto gli alti costi del canale di Suez, nel 1875 per coprire il debito estero si rivolge al Regno Unito, che così si assicura il controllo della rotta delle Indie. Nel 1882, durante una guerra civile, le truppe britanniche vengono dislocate per proteggere il canale e ciò consentirà agli inglesi di controllare il Paese fino agli anni Cinquanta del Novecento […] Negli anni Ottanta Il Cairo può essere definito un vero e proprio sobborgo di Londra» (51)

“Hivernants”: coloro che venivano al sud d’inverno e non prendevano minimamente in considerazione quel viaggio d’estate. «I circuiti degli hivernants coincidono con quelli dei visitatori almeno fino agli anni Ottanta dell’Ottocento. I flussi provenienti dalle stazioni termali del centro Europa scendono in autunno verso il sud alla ricerca del sole e del caldo; passato l’inverno, quando vengono riaperti i passi alpini, tra aprile e maggio, questi ospiti, chiamati “hivernants”, ritornano a casa o nelle stazioni termali del centro Europa. Come abbiamo visto analizzando i viaggi circolari del primo Ottocento, anche i soggiorni nelle città d’arte italiane nel secondo Ottocento obbediscono a un richiamo di ordine prima di tutto culturale, al quale talora si aggiungono interessi commerciali. Nelle città italiane troviamo giornali inglesi, pensioni inglesi, negozi di alimentari, rasoi, argenteria, profumeria, birra, cartoleria, farmacia, drogheria inglesi. Moda, parlata, lane, tessuti, biscotti, carrozze, cavalli, musica, biblioteche, campi di cricket, golf e tennis, pasticcerie, spettacoli in costume, passatempi, serate musicali, ricevimenti letterari, balli, picnic in campagna, caccia alla volpe, circoli di lettura, visita agli studi degli artisti, gallerie d’arte, lettura, Carnevale, tutto prospera grazie al sostegno dei britannici. Certo, gli ammalati di tisi sono sempre piàù attratti verso la Riviera francese, poi da quella ligure e infine dalla Svizzera, ma le città d’arte italiane continuano ad attrarre per la loro valenza storico-artistica» (53-54)

«Da un capo all’altro della penisola nel settore alberghiero comincia a imporsi una presenza di operatori svizzeri a tutti i livelli – investimenti, forniture e gestione – che nei successivi anni Ottanta (dell’Ottocento) si organizza in modo da standardizzare i servizi e fissarne i prezzi. Quanto agli italiani, sono i maggiori fornitori di arredamenti. A Lissone, vicino Monza, nel 1870 viene fondata la A. Meroni & R. Fossati, specializzata in arredamenti di alberghi e di luoghi pubblici, settore nel quale dominerà fino agli anni Trenta del Novecento. Non è un caso che la produzione di mobili per alberghi si collochi in Brianza, dove tra la fine del Settecento e i primi del dell’Ottocento sono sorte lussuose residenze di villeggiatura della nobiltà milanese, per il cui arredamento si è creata una domanda di mobili di pregio. Anche se i lavori più raffinati erano stati eseguiti a Milano, a Monza e in particolare a Lissone gli artigiani avevano comunque arredato molti locali di servizio annessi alle residenze nobiliari, maturando così una prima esperienza d’impresa» (54-55).

1882: Traforo del Gottardo
1888: Anno santo
1892: l’agenzia italiana Chiari fa il primo giro del mondo ventìanni dopo quello di Cook (56)

L’Italia nell’immaginario internazionale (secondo Ottocento): «le chiese, i musei, gli artisti, i lazzari e i briganti».

«Nel 1876, in occasione di una conferenza presso la sede di Vienna dell’Alpenverein, il barone Wilhelm Schwarz-Senborn (1816-1903) […] mette a confronto il turismo alpino austriaco con quello svizzero, dimostrando come a parità di patrimonio naturale i flussi nell’area svizzera siano venti volte superiori per numero e come il loro contributo all’economia sia stimato in 30 milioni di franchi» (57)

«Tra il 1868 e il 1918 nelle Alpi Orientali vengono costruiti 323 rifugi, vale a dire 8.533 posti letto; notevoli investimenti sono destinati al settore delle guide alpine e alla pubblicistica» (57).

«Nel 1880 compare un romanzo di una scrittrice svizzera, Johanna Louise Heusser Spyiri (1827-1901), molto attenta alla realtà sociale del tempo nei luoghi dell’industrializzazione e in quelli marginali come l’alta montagna. Si intitola “Heidi” e racconta la storia di una bambina orfana e analfabeta allevata con amore dal nonno sulle Alpi svizzere e poi trasferita a Francoforte, dove impara a leggere e scrivere e si confronta con la realtà di una città tedesca industriale» (58)

Resort: parola lanciata dagli inglesi «ma ha origine nella lingua francese, dal verboi “ressortir”, va a dire “spiccare”, “risaltare” e indica quelle località che emergono e brillano perché offrono servizi di svago e divertimento. Il termine passa nella lingua inglese – “to resort” – proprio col significato di soggiornare compiendo un viaggio di diporto, ma questo termine nella lingua italiana non si è affermato» (60-61)

«Gli ammalati vanno a sud d’inverno seguendo un itinerario già tracciato, in particolare da inglesi cattolici rifugiati politici» (61).

«Molti degli “hivernants” dichiarano di approfittare della vita meno cara del sud della Francia e della penisola italiana, e di una maggiore facilità a trovare personale di servizio» (62)

«Marc Boyer ricorda che molti inglesi, sostenitori del cattolico Giacomo III Stuart (1688-1766) al trono d’Inghilterra, dopo la sconfitta subita nel 1746, furono costretti a rifugiarsi all’estero. Trovarono accoglienza in molte città francesi e negli Stati pontifici, che avevano sostenuto la causa giacobita, contro la parte protestante (Hannover). Troviamo dunque inglesi rifugiati a Roma, ad Avignone, in Toscana a Pisa e Livorno. Altri inglesi nel corso del Settecento risiedono nelle città termali francesi e in grandi città come Lione, Reims, Tours, Tolosa» (62n).

«I modelli di Eden sono la pianura di Hyères e quelle della Campania. In questi luoghi i viaggiatori di fine Settecento ammirano i giardini, la vendita e la spedizione di arance e di zagare. L’aria mite che si respira sembra un toccasana per quanti, sempre più numerosi, partono dall’Inghilterra affetti da patologie polmonari. L’inquinamento dell’aria, dovuto alla combustione del carbone, necessaria per alimentare la crescente industria, aumenta a dismisura il numero di “malati di petto”. Sulla base dunque delle correnti migratorie già tracciate nel secondo Settecento, i medici del primo Ottocento consigliano ai propri pazienti di trascorre l’inverno in località dal clima temperato, magari raggiungendolo via mare» (63).

1816: René-Théophile-Marie-Hyacinthe Laënne (1781-1826) inventa lo stetoscopio. (63)
1839: si parla per la prima volta di tubercolosi

«I primi flussi di ammalati sono stati indirizzati verso la penisola italiana da medici di fama, come lo scozzese John Moore (1729-1802) che negli anni Settanta del Settecento ha consigliato il viaggio per mare, una dieta di uva della Campania, cavalcare e andare a vela nel golfo di Napoli» (63)

Propaganda alla Riviera ligure nel Dottor Antonio di Giovanni Ruffini (1807-1881) scritto tra l’altro in inglese (65)

«Una serie di relazioni portano su Sanremo l’attenzione di medici climatologi del centro Europa, che ne diffondono il nome nelle proprie pubblicazioni; infine l’unificazione dell’Italia agevola gli spostamenti. Ancora negli anni Sessanta (dell’Ottocento) questo tratto di Liguria occidentale a stento produce le derrate necessarie al proprio bisogno, non ha esperienza di ospitalità e presenta condizioni igieniche precarie, ed è proprio la sua arretratezza a richiamare quanti, ammalati, chiedono solo tranquillità e un clima favorevole. Sono gli stessi “hivernants” a organizzare piccoli circoli di ritrovo, chiese e biblioteche. Dal 1870 le colonie residenti a Sanremo, a Ospedaletti e a Bordighera spingono per avere standard igienici più alti: in pochissimi anni si cotruiscono acquedotti, mattatoi, impianti fognari, si organizzano servizi medici, servizi di spazzatura e disnfezione delle strade. Infine, con la svolta degli anni Ottanta gli “hivernants” cominciano a chiedere svaghi e divertimenti e anche i centri della Liguria occidentali diventano stazioni turistiche mondane, salons d’Europe» (66).

«Nel 1871 i collegamenti ferroviari raggiungono Sanremo direttamente da Londra, da Parigi, da Berlino, da Vienna e da Pietroburgo» (66).

«C’è sempre un hotel che si chiama Bristol, che ricorda il nome della località inglese frequentata dai tisici». (67)

«Il gioco rappresenta un elemento di attrazione potentissimo» (67).

“Poitrinaires”, coloro che soffrono di petto (67)

«Nei rioni alti di Napoli dalla fine degli anni Settanta (dell’Ottocento) sorgono alberghi lussuosi per clienti inglesi, con nomi inglesi e garanzia di gestione svizzera». Il Quisisana di Sorrento e Capri (68-69)

La signora Tedeschi, titolare nel 1826 dell’unica locanda di Capri (69)

Imponente propaganda francese verso i malati (70)

Medici britannici che esercitano all’estero in 70.

Gli ammalati di tisi vanno in Svizzera: «L’abbandono dell’Italia trova anche motivo nel fatto che per tutto l’Ottocento né gli stati preunitari né lo Statio unificato hanno provveduto ad attuare interventi mirati all’igiene pubblica, se non in maniera occasionale e solo in quelle località più pressate dalla presenza di ammalati» (71).

«In Italia l’ennesimo contagio di colera del 1884 spinge a un’inchiesta sulle condizioni igienico-sanitarie dei comuni del Regno. A fine Ottocento solo la metà dei comuni italiani è dotata di condutture per l’acqua potabile e meno di un quarto ha un sistema fognario» (71n).

Rapporto tra acqua e chiesa in 72. «La cura del corpo era affidata a pratiche asciutte» (72).

Bagni di Pisa a San Giuliano in 73 e seguenti

Acqui Terme, dove si trovano solo i veri ammalati. Descrizione di un bagno di fango (78-79)

Nel 1832 Carlo Alberto affida il governo delle acque al ministero delle Finanze (79-80)

Esposizione del 1861 a Firenze in 106-107

«L’industria per la preparazione delle acque minerali costituisce infatti a metà secolo la punta più avanzata dell’industria farmaceutica e una quota di grande interesse per i cospicui affari che vi si fanno» (108)

«Giovanni Garelli inserisce nel testo anche una proposta di legfgfe che prevede all’art. 1 che chiunque voglia “coltivare” una sorgente di acque minerali o termali, e farne oggetto di traffico, deve ottenenrne la concessione dal sovrano. Si tratta di un modello desunto dalla Francia, dove fin dal 1871 le acque minerasli non possono essere “coltivate” senza una speciale autorizxzazione del minstero del Commercio, agricoltura e lavori pubblici, che lo concede dietro favorevole giudizioe dellìAccademia imperiale di medicina. Nel 1823 lka legge francese si arricchisce di un’ordinanza che va a regolamentare la fabbricazione delle acque minerali artificiali, i depositi e la vendita e lo smercio di quelle naturali. Nel 1848 un altro decreto mira a proteggere le proprietà termali contro le aggressioni dell’interesse privato, vale a dire che è vietato trivellare in un perimetro di mille metri dalle sorgenti» (111-112).

11 febbraio 1858: a Lourdes, un villaggio dei Pirenei, apparizione della Madonna alla piccola Bernadette Soubirous (1844-1879).

Nella “Guida alle acque minerali d’Italia” dello Schivardi (1869) compare una sola fonte meridionale, Termini in Sicilia (114).

«Quanto alla gestione, Schivardi ritiene che lo Stato dovrebbe cedere gli stabilimenti all’industria privata. Laddove si è seguito questo modello di gestione, come ad Acqui in Piemonte, già tra gli anni Quaranta e Cinquanta le sorgenti hanno dato vita ad un’economia interessante, già valutabile col numero di presenza per anno, di bagni effettuati, di posti letto, di bottiglie vendute, e con un’analisi dei prezzi dei servizi e delle cure. Molti sono gli operatori che imbottigliano e distribuiscono acque, vendute dalle farmacie dei grandi centri urbani e già distinguibili per formato e colore delle bottiglie vendute ogni anno. Anche il fango è oggetto di commercio: da Abano, grazie alle buone comunicazioni, viene trasportato e venduto in grandi quantità a secchi, dotato persino di “certificato di provenienza”» (116)

«Nel Paese si avverte solo la necessità di elaborare una politica nazionale, unitaria, che superi l’atteggiamento concorrenziale tra le diverse fotni, che detti regole chiare di sfruttamento delle sorgenti e che diriga gli investimenti pubblici e privati verso quelle stazioni potenzialmente capaci di reggere la concorrenza internazionale» (117)

Storia delle vacanze al mare da 118 in poi

Primi stabilimenti nel mondo: Brighton (1827. La futura regina Vittoria: «luogo di folla e frastuono»), Dieppe (Normandia), Dunkerque, Calais, Boulogne, Marsiglia, Cette (dal 1927 Sète), Doberan (Meclemburgo), Norderney (Hannover). «In queste località, ai primi dell’Ottocento, compaiono le prime macchine per fare il bagno: si tratta di camerini in legno su ruore, che vengono spinti in mare a forza di braccia o trainati da animali, Una volta in mare l’uomo o la donna si cala in acqua senza che nessuno possa vederlo o vederla. Lo schock dell’acqua fredda è considerato salubre. Il resto della giornata viene trascorso a riposo, a contemplare il mare e la spiaggia e soprattutto ad analizzare se stessi, ad ascoltare il proprio corpo» (119).

«A fine Settecento, a Pisa, sul Lungarno, la famiglia Ceccherini gestisce uno stabilimento balneare che utilizza l’acqua del mare trasportata in città in barca, risalendo il fiume. L’acqua viene anche distribuita a domicilio, mentre presso lo stabilimento è possibile prendere bagni freddi o caldi, di acqua dolce o salata» (120-121).

«Tale è la condizione presente dell’uomo che quegli che non è obbligato a lavorare per procurarsi la sussistenza, è obbligato a farlo per goderne» [Buchan A.P. “Trattato sopra i bagni d’acqua di mare con osservazioni sopra l’uso de’ bagni caldi” Pisa 1817]

«Gia nel corso degli anni Venti (dell’Ottocento) Giannelli sperimenta la cura marina per i bambini dell’orfanatrofio di Lucca, conducendoli al mare a Viareggio, il cui litorale è già frequentato, tanto che la balneazione è regolamentata da disposizioni di polizia. Avendo ottenuto riscontri positivi, sensibilizza il gonfaloniere, Alfonso Cittadella, affinché faccia edificare uno stabilimento balneare comunale. Nel 1827 il ministero dell’Interno del ducato di Lucca autorizza la costruzione, anticipa 200 scudi – che saranno restituiti dalla cassa comunale – e consente il taglio di 100 piante della pineta per ricavare il legname per la costruzione. Viene prima realizzato il bagno per uomini, il Nereo, e poi il Dori per le donne: si tratta di due strutture in legno a pianta quadrata impiantate su palafitte, fornate ciascuna da otto camerini dotati di scaletta per scendere direttamente in acqua. Il nuovo stabilimento risolve non solo la questione del pubblico pudore, ma anche un altro degli inconvenienti dei bagni liberi e cioè che i bagnanti sono esposti all’azione cocente dei raggi del sole. Tutto intorno vi è un paramento di tele e una larga tenda che protegge dal sole e dagli sguardi di coloro che passeggiano lungo la spiaggia. Infatti, se la balneazione in acqua fredda è stata ormai superata, occorrono ancora molti decenni per la scoperta del sole e dell’abbronzatura. Sottoscrivendo un abbonamento per 15 bagni, si risparmia un terzo dell’importo. Nella stagione del 1827 vengono staccati 1.029 biglietti, negli anni successivi oltre 1.500» (123)

«Gli stabilimenti balneari in Italia: semplici palafitte in legno, raggiungibili dalla spiaggia per mezzo di un lungo pontile» (124).

«Il Gombo (1838) diviene subito un luogo frequentato dai cantanti convinti dei benefici dell’acqua salmastra» (125)

Notizie sugli stabilimenti di Venezia (127, 137), Rimini (128 e 138 dove si racconta l’intreccio pubblico-privato nella costruzione degli stabilimenti), Viareggio (129), Genova e Pegli (130 e 133), Napoli (137), Palermo (137), Pesaro e la riviera delle Marche 140, le Puglie 141.

«Ma come si usa il mare?» (132)

«Resiste qualche antica abitudine sostenuta da autorità scientifiche, come quella di bere l’acqua marina come bibita, un uso che già negli anni Sessanta in Francia e in Inghilterra è caduto. Ma in Italia si pensa che abbia azione solvente e calmante e che sia miracolosa nella scrofolosi, nell rachitide, nelle infiammazioni croniche degli organi venosi e linfatici» (133)

«A chi giova il mare? L’appello è lanciato ai lavoratori affaticati, alle donne giovani “spossate”, alle spose infeconde, agli “adolescenti puniti dal vizio dei vostri padri o dal tetro suicidio di egoista depravazione sessuale”, ai sofferenti di scrofola, la “lebbra” del secolo, a coloro le cui ossa si piegano. Figure sociali diversificate, dunque, per le quali ben presto imprenditori privati, enti pubblici e associazioni organizzano servizi diversi» (133).

«I bagni di mare non sono che una scusa, un pretesto: è un sistena di cura inventato di sana pianta da medici di una volta che avevano avuto il boccone da sarte, modiste, fornitori d’ogni genere, e che tramandato di generazione in generazione è andato e va facendosi sempre più largo, appunto perché esso è agli antipodi con tutti gli altri generi di cura della moderna terapeutica: una cura creata a bella posta per scusare quella smania che prende una volta l’anno ad una quantità stragrande di persone di lasciar la monotonia del luogo natale, di spendere una buona parte delle proprie rendite, di godere la vita e soprattutto di ammazzare un poco di tempo, nella stagione nella quale la lunghezza del giorno lo fa parere anche più eterno» (136).

«Negli anni Ottanta (dell’Ottocento) la “Gazzetta delle Puglie” presenta una rubrica fissa nei mesi estivi intitolata “Corriere dei bagni” con corrispondenza da Gallipoli, dove la borghesia e l’aristocrazia passano l’estate prima di trasferirsi nelle masserie in campagna. Resoconti accurati e ricchi di particolari diffondono la moda balneare da Biarritz, Dieppe, le Havre e Trouville alle signore residenti nelle estreme province meridionali» (141)

La scrofola, «forma tubercolare extrapolmonare che si esteriorizza con ascessi nelle zone del collo, delle ascelle e dell’inguine, insomma un’infezione delle ghiandole linfatiche che attaccasoprattutto bambini e adolescenti malnutriti» (144).

Nello stabilimento Ceccherini al Gombo si offrono anche lezioni di nuoto (144).

«La fama terapeutica dell’acqua marina si diffonde tanto che a Treviso il farmacista Fracchia nel 1846 pone in commercioun “misto salino” preparato con sali marini ed alghe, “allo scopo di offrire a tutti coloro che per circostanze domestiche od economiche non possono abbandonare i proprj domicilj, la possibilità di prendere un bagno marino nelle proprie case”. Un altro misto salino è venduto nelle farmacie di Milano al costo di 30 centesimi la dose» (145).

1898: nascita della Liat “Ligue Internationale des Associations Touristes” a cui aderiscono Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Italia, Germania, Austria.

Fine secolo. «In Europa l’accelerazione formidabile impressa dalla modernità alle mode e ai consumi in questa che è definita la “belle époque” investe anche i servizi. Il settore alberghiero vede ancora un’importante presenza di imprenditori svizzeri. Gli hotel non sono più ricavati da adattamenti della preesistente edilizia aristocratica, ma nascono su una nuova progettazione, avendo come modello quella che va sorgendo in America, dotata degli accessori più moderni: dall’acqua corrente all’illuminazione, al sistema di lavanderia. La qualificazione del personale ai diversi livelli del servizio sollecita l’istituzione delle prime scuole professionali, mentre la necessità di rispondere alla domanda di uno standard qualitativo sempre più alto spinge verso l’associazionismo di categoria» (150).

«Nel 1918 dalla fusione di varie ditte di servizi nasce l’American Express, che, oltre a organizzare viaggi, vendere biglietti ed emettere assegni turisti, inventa i “traveller’s chèques, che rappresentano una moneta privata riconosciuta per migliaia di viaggiatori nel mondo» (150n)

Concetto di crociera in 151.

«Lo sviluppo industriale italiano prende il via nel 1896 e tra il 1903 e il 1913 avviene il cosiddetto “take off” (decollo – ndr). È l’età gioilittiana nel corso della quale il prodotto interno lordo aumenta di circa il 70% , con una crescita media annua del 5,8%, e il debito pubblico scende dal 111% all’80% del pil. L’industria acquista un peso crescente rispetto all’agricoltura, che comunque continua ad essere l’attività prevalente del paese. Inoltre lo sviluppo è geograficamente squilibrato: il 90% dell’industria siderurgica è collocato in Liguria, Lombardia, Piemonte e Toscana, un 6% è in Campania. Proprio per questi motivi, mentre in Gran Bretagna, Svizzera, Germania e Stati Uniti d’America già ai primi del Novecento il turismo raggiunge anche le classi lavoratrici, l’Italia conserva una posizione di ritardo. L’articolazione sociale resta infatti semplice, e fragile è il segmento dei ceti medi. Le classi popolari hanno redditi bassi e per loro ancora non si parla di tempo libero garantito per legge» (152).

La Biblioteca illustrata dei viaggi intorno al mondo per terra e per mare, Sonzogno, a partire dal 1899 (153)

Fortuna di Parigi in 153, 171

Il Grand Hotel de Milan (1863) diretto da svizzeri (157)

«La prima automobile, testata in Italia nel 1883, raggiunge la velocità di 25 chilometri l’ora e apre una velocissima fase di sperimentazione» (159)

«Nel 1899 una decina di aristocratici, imprenditori e professionisti torinesi, già promotori dell’Automobile Club d’Italia (Aci) fondano la Fabbrica Italia Automobili Torino (Fiat)» (159).

Ciclisti, ossia velocipedisti (159)

Per gli inglesi Malta è una tappa del viaggio verso l’India (come si inserisce la Sicilia in 158).

«Nel 1919 le Ferrovie dello Stato parteciperanno attivamente all’istituzione dell’Ente Nazionale industrie turistiche, l’Enit, che avrà come primo direttore proprio il responsabile dell’ufficio pubblicità delle ferrovie» (158n).

L’Italia alla fine dell’Ottocento è attraversata da otto Orient-Express (156).

1905: Le Ferrovie dello Stato incorporano tutte le ferrovie meridionali (158).

Novembre 1894: Nasce il Touring club ciclistico italiano che ha l’obiettivo di far conoscere l’Italia agli italiani(160).

1895: Carovana ciclistica da Milano a Roma

1900: Il Touring Club toglie la specificità ciclistica

«A un certo punto essere italiani significa essere soci del Touring. Gli iscritti, che alla fondazione sono 57, alla fine dell’Ottocento sono oltre ventimila; nel 1910 sono 80 mila e nel 1930 saranno 400 mila. Nonostante la palese differenza nella distribuzione territoriale delle tessere, che ovviamente si concentra nel centro-nord, siamo dinanzi alla più importante associazione italiana, alla quale la storiografia più recente assegna un importante ruolo nella formazione dell’identità nazionale» (162).

Le Guide del Touring sul Sud in 162 e seguenti.

«Lo svelamento e la scoperta delle condizioni spesso drammatiche delle altre regioni meridionali pongono molto spesso gli uomini del Touring dinanzi a realtà difficili e inaccettabili per un progetto di sviluppo turistico. In alcuni casi i resoconti dettagliati e documentati con taglio realistico di situazioni di inospitalità, come per esempio quelle riscontrate in Sicilia, sollecitano interventi e proteste da parte dell’imprenditoria locale e aprono un grosso dibattito sull’opportunità di tanto realismo» (164).

«Di fronte all’ansia di moderno la penisola deve fare i conti con tutto l’antico che possiede» (166).

Errata corrige: 119, regina Vittoria; 27 aprile Marinetti (è l’8 luglio); 216 sara “1928” (Santa Cesarea Terme)

«…E siete divenuti camerieri d’albergo, ciceroni, lenoni, antiquari, frodatori, fabbricanti di vecchi quadri, pittori plagiari e copisti. Avete dunque dimenticato di essere anzitutto degl’Italiani, e che questa parola, nella lingua della storia, vuol dire: “costruttori dell’avvenire”?» (Marinetti, 1° agosto 1910)

«Il tono e le espressioni di Marinetti vanno tenuti a mente, perché riemergeranno più volte, come un fiume carsico, nei decenni successivi, e saranno il refrain di una parte consistente del Partito nazionale fascista nei confronti del turismo. L’immagine degli italiani popolo di camerieri ha una forza di comunicazione potente, che devia dalla comprensione di un fenomeno tanto complesso come quello del turismo. Allo stesso Marinetti sfugge che la Ciga è una creatura degli stessi uomini che, progettando contemporaneamente lo sviluppo del porto industriale nell’area di Mestre, stanno lanciando Venezia verso la modernità» (168).

Nell’Esposizione internazionale del Sempione del 1906 «arrivano solo 10 milioni di visitatori, mentre Parigi nel 1900 ne aveva contati oltre 50» (171).

«Nasce il costume da bagno» (172).

Nella belle époque Viareggio e Rimini tentano di imporsi come località balneari estive (172).

L’ambizione del villino 173.

«Ai primi del Novecento l’assessore di Venezia Ettore Sorger ritiene che l’ente locale debba coordinare gli interventi privati» (173).

Storia della Ciga in 174 e seguenti

Nascita di Porto Marghera in 176.

Turismo azzerato a Sanremo dopo la guerra e grave crisi economica (177).

Capri ed Ewin Cerio 179 e seguenti.

«Negli anni Novanta dell’Ottocento si apre un dibattito sul valore del turismo per lo stato nazionale. Il ritardo con cui si prende coscienza del fenomeno e della sua importanza ha una seire di motivi: prima di tutto il carattere primitivo della domanda interna, che, come si è detto, si attesta su un modello di consumo poco strutturato, e che anzi chiede servizi poco costosi; inoltre, i costi delle guerre risorgimentali e la politica di risanamento finanziario attuata dai governi postunitari non hanno consentito di prestare attenzione a un fenomeno che sembra vada da sé; infine, la lenta maturazione della geografia turistica della nazione. Si pensi che la città di Nizza e la Savoia hanno uno sviluppo turistico già avviato, quando sono cedute alla Francia nelk 1860; si ricordi che Venezia e Roma, due grandi destinazioni, sono annesse in ritardo, rispettivamente nel 1866 e nel 1870; e che le province di Trento e di Bolzano saranno italiane solo dopo il conflitto italiano» (195).

A cavallo del secolo, «alcuni soggetti imprenditoriali colgono le potenzialità della domanda turistica e pressano – quando non operano direttamente nel ruolo di sindaci, per esempio – sulle amministrazioni locali per accedere con maggiore facilità alle risorse finanziarie pubbliche […] la pubblica amministrazione non ha ancora strumenti di tassazione idonei per i redditi prodotti dalle attività create dal turismo […] I ceti conservatori sono turbati dal carattere disinibito e rivoluzionario degli atteggiamenti dei vacanzieri, mentre i movimenti organizzati delle classi lavoratrici trovano offensivo lo spreco di tempo e di denaro […] nella congiuntura di fine secolo le entrate turistiche stanno compensando l’indebolimento delle esportazioni agricole dovuto alla crisi agraria […] Maggiorino Ferraris (vedi biografia in 196n, sarà a un certo punto ministro delle Poste), nato nella località termale di Acqui, nel corso del primo ventennio del Novecento pone instacabilmente la necessita di un intervento dello Stato nel turismo. Già nel 1899 progetta – non realizzate – delle società per i forestieri, di natura privata, da istituire in diverse città e da federare in un’Associazione nazionale, col compito di supplire alla latitanza dello Stato […] A Napoli una commissione comunale sta costituendo la Pro Napoli con lo scopo di promuovere il movimento dei forestieri e il miglioramento igienico della città ; a Palermo già dal 1895 opera l’Associazione pel bene economico di Palermo, tesa a sviluppare il movimento dei forestieri in tutta la Sicilia; a Como sta nascendo la Società italiana degli albergatori; sono poi già operative, la Pro Littorale di Sanremo, la Pro Nervi, la Pro Rapallo […] Luigi Bodio (1840-1920) - che nel 1899 tenta di calcolare per la prima volta gli effetti economici e il gettito in valuta dei forestieri in Italia – ed economisti come Bonaldo Stringher (1854-1930), direttore generale della Banca d’Italia, che nel 1912 valuta l’apporto del turismo alla bilancia dei pagamenti fra l’Italia e l’estero […] Con argomenti sempre più convincenti e una riflessione più articolata si abbandona l’idea del turismo come luogo di spontaneismo e si rafforza quella di un’industria che va costruira su scelte decisionali e programmi» (195-197).

«Il modello svizzero è l’esempio più evidente dell’importanza degli investimenti, ma anche della réclame e della formazione professionale […] (mirare) all’assetto della viabilità, all’approntamento di guide moderne, all’allestimento di luoghi di ritrovo e di svago, all’efficienza dei sistemi doganali e di pubblica sicurezza, all’igiene e soprattutto alla cura della propaganda» (198)

«Fino al primo conflitto mondiale, dunque, lo Stato non interviene in nessun modo nel turismo, considerandolo un comparto non strategico per la modernizzazione del Paese. La disattenzione è grave perché in realtà gli introiti turistici, insieme all’esportazione di seta grezza e alle rimesse degli emigranti dalle Americhe, sono tra le principali voci attive della bilancia dei pagamenti, necessarie a compensare le importazioni di materie prime e di macchinari utili per l’industrializzazione. Solo nel 1910 si giunge a una legge (legge 11 dicembre 1910, n. 863) che consente ad alcuni comuni di imporre una tassa di soggiorno nella misura massima di 10 lire a persona per quanti soggiornano più di cinque giorni in una località per motivi di cura, La tassa può essere riscossa anche dagli stabilimenti termali e dagli alberghi» (198).

Durante la guerra la Liat si trafosrma in Ait (Associazione Internazionale Turismo). «Le nazioni associate all’Ait sin preparano a fare concorrenza alle stazioni termali austriache, emta tradizionale del turismo climatico russo, senza poter prevedere che a breve i ricchi flussi dell’Est si interromperanno a causa della rivoluzione russa» (199).

«I francesi studiano le caratteristiche del turismo americano per meglio attrarlo: si analizzano le straordinarie reti ferroviarie, la pubblicità, i grand hotel, il culto delle bellezze naturali, l’organizzazione turistica, le agenzie di viaggio» (199).

1919: viene fondato l’Enit (Ente Nazionale per l’incremento delle industrie turistiche). Altre leggi in quel medesimo anno di tutela del patrimonio (200).

«L’Enit costituisce subito il Consorzio degli uffici di viaggio e turismo, nel quale entrano la Banca commerciale italiana, la Banca nazionale di credito, il Credito marittimo, la Navigazione generale italiana, il Lloyd triestino, l’Unione delle camere di commercio, la Compagnia delle carrozze con letti e altre aziende minori. Il Consorzio inizia a gestire gli uffici che le Ferrovie dello Stato avevano già aperto a Parigi, Londra e New York» (200).

«La guerra e la rivoluzione e successivamente la crisi smentiscono l’ideologia del progresso» (anni 1914-1929). (201)

«Tra gli anni Venti e Trenta (del Novecento) la base sociale dei vacanzieri si allarga ancora, includendo ulteriori segmenti di borghesie urbane che esprimono soprattutto una domanda di mare d’estate» (202).

Abbandonate le pratiche degli hivernants «ora matura un inedito interesse per il Mediterraneo d’estate. Inizialmente l’inversione è evidente sulla Costa Azzurra, che nel dopoguerra perde il suo appeal di destinazione invernale e comincia a essere disertata dall’aristocrazia inglese e internazionale. Alla fine degli anni Trenta i responsabili delle istituzioni turistiche regionali, di tendenza politica di destra, motiveranno il calo turistico delle correnti invernali sostenendo che le élites disertano la Costa Azzurra perché le coste erano state invase da nuovi vacanzieri, di livello sociale più basso. Questo argomento non consentirà di comprendere le vere motivazioni del declino della moda d’inverno al sud, ben più complesse. Prima di tutto le ferie retribuite saranno un diritto solo dal 1936; inoltre il numero di coloro che saranno in grado di goderle sarà davvero esiguo; infine i ricchi hivernants, per definizione, avevano frequentato le coste d’inverno, non certo d’estate» (203).

Primo motivo del cambio di stagionalità: la guerra aveva infertto un grave colpo ai rentiers, che costituivano gli hivernants tradizionali. «Ma un altro importante motivo dell’inversione della stagione è dato dalla presenza in Europa di nordamericani, Tra il 1917 e il 1919 decine di migliaia di soldati yankees vengono sistemati negli hotel sulla Costa Azzurra e, stupiti, non comprendono perché disertare le regioni mediterranee d’estate, loro che provengono da regioni che hanno estati torride». Contributo degli scrittori americani (204)

Gli americani fanno pubblicità alle loro montagne contro gli svizzeri («See American first» del 1906) (205)

«Valutando che nel 1925, in occasione dell’Anno Santo, sono giunti in Italia 37 mila “forestieri del nostro sangue” dall’America Latina, Mussolini lancia agli italiani d’oltreoceano un invito venire in Europa a prendere un “bagno d’italianità”. In realtà egli cerca di sollecitare l’immaginario di tanti oriundi italiani, perché nel 1925 il turismo estero ha dato all’Italia tre miliardi di lire, vitali per la bilancia commerciale. Il ministero degli Affari esteri e l’Enit provvedono così all’emissione di una speciale tessera turistica, che offre ai dieci milioni di italiani sparsi nel mondo una serie di facilitazioni di viaggio e soggiorno» (205).

«Gli armatori italiani intuiscono ben presto di dover convertire le loro navi in alberghi di lusso galleggianti» (205).

«Gli operatori tedeschi offrono agli americani passaggi a prezzi ridottissimi su navi da crociera, comprensivi di soggiorno a terra, e con tale strategia già nel corso del 1929 guadagnano il 40% dei flussi, di cui il 25% è sottratto alla Francia. Ovviamente le compagnie di navigazione tedesche lavorano in perdita, mma vengono generosamente sovvenzionate dallo Stato» (205).

«Ma la vera spina nel fianco dell’Italia è la Francia. A Parigi i turisti d’Oltreoceano comprano lusso, ovvero moda e arte, e trovano un’organizzazione efficiente e una migliore qualità ricettiva. Il Paese ha già preso consapevolezza del valore economico del turismo e ha l’assetto istituzionale più avanzato d’Europa: a livello centrale dal 1910 ha un Office nationale du tourisme, con compiti di promozione all’estero, finanziato dallo Stato, da un’addizionale sulla tassa di soggiorno e da una parte dei proventi dei casino, mentre a livello periferico i Syndicats d’initiative hanno compiti di valorizzazione delle località e d’informazione, e sono già coordinati in un’associazione nazionale. I problemi della Francia si limitano tutt’al più a quello dell’addestramento del personale alberghiero, che è in gran parte immigrato» (206).

Incomprensione del turismo da parte della stampa italiana fascista. I forestieri sono indesiderati 207

Il fascismo promuove il turismo a Livorno 208

«Nel giro di pochi anni i contrasti interni al fascismo vengono liquidati: quei fraintendimenti circa il valore del turismo erano stati alimentati – si dice – dalla democrazia socialista “che si dilettava a dipingere l’industria del forestiero come un’attività servile, quasi un accattonaggio” perché nel turismo si identificava “lo scugnizzo napoletano ormai scomparso e altri luoghi comuni di una letteratura diffamatoria e interessata”» (208)

«Il turista non è solo l’ammalato che si sposta in una stazione termale, bensì anche il commerciante americano che viene in Europa» (209)

Dopo la guerra ’15-’18, le località che, prima, avevano dato inizio a uno sviluppo turistico, invocano l’aiuto dello Stato per riprendersi: «forti della propria identità, chiedono autonomia amministrativa perché non intendono arrestare il proprio sviluppo. Nella generale crisi economica del dopoguerra, i comuni che avevano avuto la fortuna di vedere riempito anche solo qualche villino, avevano pensato di adottare l’imposta di soggiorno per rimpinguare i bilanci comunali. Per arginare questa prassi, nel 1921 l’Enit, appena costituito, aveva subito proposto un disegno di legge che consentiva solo a particolari comuni, individuati dal ministero dell’Interno, di tassare i propri ospiti. Ma la proposta viene valutata solo nel 1926. Ecco la legge in breve: le località e i territori frequentati da soggiornanti e turisti possono chiedere al ministero dell’Interno di istituire un’Azienda, distinta dal Comune e autonomamente amministrata dai rappresentanti dell’industria alberghiera, da commercianti, da rappresentanti dell’Enit, del Touring e del consiglio comunale. L’Azienda deve essere concepita come un’impresa, tendere dunque all’espansione e alla valorizzazione della località mediante la propaganda, l’esecuzione di nuove opere, l’integrazione dei servizi pubblici, il miglioramento di strade, spiagge, pasaseggiate e comunicazioni (sarà poi il Regio decreto n. 765 del 15 aprile 1926, sostituito dalla legge 1° luglio 1926, n. 1380 “Provvedimenti per la tutela e lo sviluppo dei luoghi di cura, di soggiorno o di turismo”; circolare del ministero dell’Interno n. 16600 in data 19 giugno 1926, e regolamento approvato con decreto n. 16151 del 12 agosto 1927). Le risorse finanziarie sono costituite dal gettito di un’imposta sui soggiorni anche inferiore ai cinque giorni; a questa si aggiunge il cosiddetto “contributo speciale di cura”, un’imposta su tutti coloro che traggono vantaggi economici dal movimento turistico, e che comunque hanno diritto a una rappresentanza nel comitato dell’Azienda […] importante che il gettito dell’imposta sia scorporato dal bilancio comunale». Legge ispirata alle Kurkommissionen austriache, a cui ancora soggiacevano le località turistiche trentine […] La questione più scottante è che due decreti legge hanno disposto la devoluzione di un quarto dell’imposta di cura a vantaggio del bilancio dell’Opera nazionale maternità e infanzia. Il congresso di Abbazia lo definisce una falcidia» [212-214]

Confusione amministrativa dovuta al fatto che non c’è chiarezza sulle competenze («a chi spettano le spese di illuminazione elettrica, di innaffiamento delle strade, di pubblicità e di vigilanza sugli stabilimenti pubblici frequentati da forestieri») e che i comuni vogliono per sé i soldi delle aziende (215 e seguenti).

«La confusione aumenta quando il ministero dell’Interno si rifiuta di riconoscere alcune località come turistiche. Per esempio non vengono riconosciuti i centri di villeggiatura, vale a dire le località in campagna dove gli italiani hanno antiche residenze estive, come Somma Vesuviana in provincia di Napoli, mentre altre aziende vengono istituite dall’alto, come nel 1928 Santa Cesarea in provincia di Lecce che viene anche rinominata Santa Cesarea Terme, per chiarire la sua caratterizzazione termale e turistica. Altri comuni sono riconosciuti turistici ma dispensati dalla costituzione dell’Azienda, come per esempio Capri, Pozzuoli, Agrigento, Pesaro, Clavières, Taormina, Venezia, Sciacca e Viareggio […] Un dato è certo: espunti i casi in cui influiscono probabilmente motivi di ordine politico, il riconoscimento è negato alle destinazioni di turismo interno, meta di escursioni o la cui ricettività è costituita da alloggi privati. Ma questo principio non è mai espresso e tale ambiguità alimenta altre critiche e fraintendimenti. Le Aziende sono dunque istituite nelle località che accolgono flussi dall’estero e il motivo sarà chiaro solo nel 1931. Allora viene infatti emanato il Testo unico per la finanza locale (1931) nel quale l’imposta di soggiorno, alla quale sempre più spesso i villeggianti riescono a sottrarsi con una serie di escamotage, come per esempio il cambio di residenza, viene sostituita con un’imposta sul valore locativo. Dunque tutto il movimento economico prodotto dalle seconde case, dalle stanze e dalle ville ammobiliate, viene sottratto al turismo e ricondotto nell’ambito della finanza locale» (216).

«“Ma queste Aziende Autonome funzionano, come vuole la menzionata legge, distinte dall’amministrazione del Comune, con un proprio Podestà e un proprio Comitato tecnico? Non mi è riuscito di avere in proposito notizie precise, ma tutto lascia ritenere che in poche Stazioni si è applicata la legge per il Podestà dell’Azienda. Generalmente il Podestà del Comune è pure Podestà dell’Azienda Autonoma e il bilancio di questa, più che a beneficio della Stazione, non poche volte, in tutto o in parte, va a rinsanguare il bilancio del Comune, perpetuando quello stato di cose che la legge del 1926 si proponeva di eliminare” (Paolo Sgobbo, docente dell’università di Napoli)» (217).

«Da Roma in giù sono riconosciute solo sei località, mentre al nord e al centro i riconoscimenti sono ben trenta» (217)

Casi di Arenzano, Massa Carrara, Forte dei Marmi, Cesenatico in 219

«Il turismo, visto dall’ottica del ministero dell’Interno, diviene il fondo al quale attingere per riequilibrare il forte disavanzo provocato dagli effetti sul paese della crisi economica mondiale» (219)

«Fulvio Suvich, nuovo presidente dell’Enit, dichiara subito che l’Enit va inquadrato nel sistema corporativo fascista, e così dal 1929 nel consiglio di amministrazione non siedono più i delegati del governo, dell’impresa privata e i tre membri del Touring, ma solo delegati dei diversi ministeri e dei presidenti delle federazioni e delle confederazioni dei settori economici interessati al movimento turistico. La nuova parola d’ordine è “propaganda”, sulla quale devono convergere tutte le risorse e le energie destinate al turismo» (221)

«Nella primavera del 1931 la stampa annuncia che il duce ha deciso di mettere fine a un lungo periodo di crisi e di incomprensioni, nel quale il turismo ha invano cercato un suo equilibrio. La soluzione è commissariare anche il turismo. Il primo commissario è Fulvio Suvich, già a capo dell’Enit che riceve dunque poteri amplissimi, riferirà direttamente al duce e sarà affiancato, ma solo pro forma, da un Consiglio centrale del turismo. Il giorno in cui pronuncia il discorso di insediamento Suvich ha dinanzi a sé tutto il mondo che partecipa in maniera più o meno diretta al turismo: molte parti sono già fascistizzate, come il Coni, l’Istituto Luce, le Ferrovie dello Stato e la Lega Navale; altre sono messe definitivamente in condizioni di non intralciare l’opera del governo, come Angelo Mariotti, ancora direttore generale dell’Enit, Giovanni Bognetti presidente del Touring, Augusto Mario Rebucci, presidente della Confederazione nazionale fascista delle industrie termali idro-climatiche. Tutti insieme rappresentano un settore economico da 12 miliardi di lire di capitale circolante, che retribuisce 4 milioni di persone, dà lavoro ad altre 60 mila e vanta un capitale immobiliare di 20 miliardi. Suvich annuncia subito un programma di intervento in un turismo che egli legge profondamente mutato dagli anni del dopoguerra e che si avvia a essere un movimento di massa: “Alle nuove forme, alle nuove tendenze, bisogna adeguare l’attrezzatura, l’organizzazione, la propaganda. Prima di tutto il mercato internazionale va considerato come una vetrina nella quale esporre l’opera del regime. Suvich stesso intende coordinare e controllare la pubblicità locale “e ciò a fine di evitare che vadano pel mondo libercoli e calendari compilati in tutte le lingue, per illustrare tarantelle napoletane o corse nei sacchi […] non si attraggono i turisti con concerti di canzoni all’aperto o con balletti popolari sulle piazze, come alcuni credono a Napoli, o Sorrento e altrove”. Accanto ai mezzi tradizionali, Suvich dichiara l’urgenza di utilizzare quelli più moderni: guardando all’America egli pensa al cinema, che definisce strumento di comunicazione potente e suggestivo; ritiene che l’Italia abbia diritto ad avere nel film turistico una propria forma d’arte. Per Suvich il turismo è “un mezzo potentissimo in mano al Regime per bandire i luoghi comuni del vecchio turismo, esclusivamente o prevalentemente bottegaio”; critica la concezione inglese che semplifica il turismo a pura operazione commerciale, e accusa quegli spazi di recettività italiana che hanno assecondato le richieste degli operatori stranieri. Al contrario il fascismo rivendica l’idea di un turismo che deve contribuire a mostrare dell’Italia, oltre ai paesaggi, all’arte e al clima, anc he i “valori morali, civili, politici, produttivi”» (222-223).

Nel 1932 comitati provinciali per il turismo organizzati dai prefetti (223).

«…in alcuni ambienti fascisti matura la proposta di individuare le aree interessate dal turismo al di là dei confini amministrativi, appartenenti magari a province diverse, ma che siano unite da interessi e da problemi comuni, per esempio nella pubblicità o nei trasporti. Si propone allora l’individuazione sul territorio nazionale di cosiddette “aree turistiche”: Sicilia, Riviera ligure, Dolomiti, Riviera napoletana e Riviera adriatica, da governare mediante federazioni di Aziende, proprio come già previsto dalla legge. Ma stavolta l’aggregazione non si fonda sul metodo che aveva condotto alla legge del 1926, per il semplice fatto che è imposta dall’alto. Suvich stesso dichiara che è suo proposito applicare il principio dell’unificazione al fine di snellire l’amministrazione delle Aziende. Gli riesce l’unificazione di Viareggio, Pietrasanta, Marina di Camaiore e Forte dei Marmi nella Riviera della Versilia, ma la Liguria si oppone strenuamente quando Suvich tenta di unificare Sanremo e Ospedaletti con Bordighera; Sestri Levante con Lavagna, Zoagli, Rapallo, Santa Margherita e Portofino, per costituire la Riviera del Tigullio» (224).

«A partire dal 1936 il governo centrale dispone così di una rete amministrativa per il governo del turismo su base provinciale […] il governo fascista non ha nessuna intenzione di rafforzare l’autonomia dei territori di antica esperienza turistica» (226).

«Secondo le linee programmatiche dettate da Fulvio Suvich, la diffusione della pratica del turismo tra la popolazione italiana deve essere incoraggiata direttamente dal Partito nazionale fascista, perché deve mirare all’ampliamento del consenso. La diffusione del turismo tra i giovani è affidata all’Opera nazionale balilla, che organizza campeggi, colonie elioterapiche marittime e montane […] l’organizzazione del turismo per adulti è invece assegnata all’Opera nazionale dopolavoro, un’organizzazione con scopi ricreativi introdotta inizialmente da Costanzo Ciano per i dipendenti del suo ministero delle Comunicazioni e successivamente estesa a tutti i lavoratori. Durante il sabato pomeriggio e la domenica migliaia di lavoratori vengono organizzati affinché possano agevolmente spostarsi per raggiungere località di particolare interesse o partecipare a manifestazioni. Nel 1937 il Dopolavoro giunge a patrocinare qualcosa come 50 mila marce a piedi e gite, dirigendo verso la campagna, la montagna, le spiagge e il mare italiani circa 3 milioni di persone» (227).

Treni popolari di Costanzo Ciano «In realtà l’iniziativa parte da considerazioni politiche ma anche economiche: aumentando il traffico dei passeggeri, Ciano tenta di colmare il grave disavanzo delle Ferrovie dello Stato dovuto agli effetti della grande crisi. Ad ogni modo i treni domenicali sollecitano l’immaginario della popolazione, che è ormai raggiunta da un cinematografo turistico che propone mete sempre nuove da visitare» (228)

«Ricordiamo che in questi anni il Dopolavoro è impegnato anche a diffondere la pratica del viaggio di nozze nell’immaginario dei giovani sposi mediante contributi economici assegnati tramite sorteggio. L’organizzazione offre facilitazioni e semplificazioni per “questo grande e bel viaggio che il più delle volte, specie nelle classi meno abbienti, rimane l’unico della vita e motivo di fantasiosi ricordi” (Vita turistica, 1942). Anche i pellegrinaggi a luoghi di culto cattolico, importanti centri di devozione popolare, divengono meta delle gite del Dopolavoro» (229)

Sanremo autorizzata all’apertura del Casino nel 1928. «Proprio nel 1930 il senatore Giovanni Agnelli (1866-1945) e il figlio Edoardo (1892-1935) dànno vita alla Società incremento del Sestriere. Il nome Sestriere deriva da “Petra Sextreria”, sesta pietra che serviva da punto trigonometrico di riferimento nella misurazione della distanza, in miglia, dalla città più vicina, Torino. Su q uel punto, nel 1814, Napoleone fa costruire una straca rotabile. Un secolo dopo, ai primi del Novecento, al Sestriere vive una sola famiglia di cantonieri stradali, i Possetto. Questi avviano la costruzione del Baraccone, un alberghetto di venti camere con ristorante che viene completato solo dopo la guerra, nel 1921, e dal 1924 comincia a restare aperto anche in inverno. Nel 1929 la struttura viene ampliata ed è capace di 70 camere. È su questa iniziativa che si innesta il progetto degli Agnelli. Sestriere inaugura una seconda generazione di località alpine, che non hanno una storia di antico insediamento, ma che sono progettate e costruite dal nulla. Sestriere è costruita infatti per essere una stazione invernale capace di attirare, per la modernità e la classe delle sue strutture, una clientela internazionale di alto livello e che, per la sua vicinanza a Torino e la facilità delle comunicazioni, è raggiungibile anche dai ceti medi e popolari» (231-232)

«Il lido di Venezia, che ha subìto la crisi del dopoguerra, viene invece rilanciato nel 1932 con la prima Mostra internazionale d’arte cinematografica aperta sulla terrazza dell’Ecxelsior da Giuseppe Volpi, divenuto intanto conte di Misurata (1920) e ministro delle Finanze (1925-1928)» (232-233).

Brindisi che ha un solo albergo (233)

«Fra tutte le città della penisola l’attenzione del regime si concentra senz’altro su Roma, la capitale del Regno. Già la risistemazione del dell’area tra il Colosseo e piazza Venezia e l’apertura della via dell’Impero tende a creare una scenografia che dia il senso della grandiosità. Dal 1936, con la proclamazione dell’impero, l’offerta culturale della capitale mira a rendere il senso dell’universalità di Roma, documentandone l’antica consuetudine di contatti con l’Europa, l’Africa e l’Asia» (233)

«Hitler fonda la Kraft durch Freude (KdF), letteralmente “la forza mediante la gioia”, un’organizzazione simile al Dopolavoro italiano. Nel 1937 Tullio Cianetti, capo della Conferenza italiana fascista dei lavoratori industriali, e Robert Ley, principale leader della Kdf, stringono un accordo in base al quale consistenti flussi di dopolavoristi tedeschi potranno visitare alcune località italiane. Fino al 1939 si valuta che ben 145 mila tedeschi entrino in Italia» (233)

«I fiaschi impagliati ripieni di vino del Chianti sono i souvenir più popolari acquistati dai tedeschi in Italia» (234)

«A partire dal 1937 ogni sforzo converge nell’allestimento dell’Esposizione mondiale, al cui inaugurazione è fissata a Roma per il 21 aprile 1942» (234)

«Si cerca in particolare, anche su pressione dell’Enit, di stringere accordi con la Wagon-Lits-Cook, i cui interessi sull’Italia rappresentano il 24% del suo volume d’affari; si teme, infatti, che gli spazi pubblicitari vengano impegnati dall’Esposizione di New York del 1939 e dalle Olimpiadi di Tokyo del 1940. La compagnia si impegna ad apporre manifesti nelle sue 650 vetture ristorante circolanti in 26 paesi e nelle vetrine delle sue 134 agenzie, oltre una lunga serie di stampati e redazionali. Si calcola che la campagna di comunicazione potrà raggiungere 2-3 milioni di persone all’anno» (234)

«La Direzione generale avvia anche contatti con operatori privati, ai quali fornisce sussidi per la pubblicità: nel 1939 a New York Gino Maria Rossati costituisce la Rome 1942 Exposition Tours, Inc. che punta al segmenti di mercato formato dagli oriundi italiani. Egli propone una crociera di trenta giorni: venti di navigazione complessivi e dieci di soggiorno in Italia; invece di effettuare il tour, i viaggiatori possono anche recarsi nei propri paesi di origine. Si tratta di viaggi pagabili a rate e offerti in due categorie. Il tour inizia con due giorni a Napoli con visita alla città e Pompei, quattro giorni a Roma, due a Firenze e due a Genova e Riviera (Rossati riesce a ottenere un sussidio dalla Direzione generale alberghiera per la pubblicità e la propaganda, ma non riesce a ottenere alcun piroscafo per la traversata. Riceve invece un’offerta dagli armatori tedeschi che hanno navi che impiegano per i dopolavori tedeschi)» (235)

«Con l’istituzione degli Ept lo Stato dispone di un canale non solo operativo, ma anche informativo delle reali condizioni del turismo nelle province. Alla fine degli anni Trenta giungono al governo centrale le denunce delle criticità prodotte dagli effetti della crisi economica, delle dinamiche attivate in periferia da un decennio di riforme istituzionali non comprese appieno e dall’inedito e talora artificiale movimento di viaggiatori creato dal Dopolavoro. La debolezza più evidente è la carenza, se non l’assenza, in certe località, di un’offerta alberghiera di piccola taglia e media qualità. Il comparto del’ospitalità ha ricevuto rarissimi interventi dallo Stato. Alla fine del primo conflitto mondiale la stessa commissione del dopoguerra che ha spinto all’istituzione dell’Enit non se ne occupa. Per favorire la costruzione di nuovi alberghi, di cui il paese necessita, lo Stato si limita a stabilire qualche esenzione fiscale e a decretare il vincolo di destinazione […] Solo nel 1937 si procede alla riclassificazione delle strutture, operazione condotta con l’aiuto degli Ept, sulla base di quattro categorie di alberghi e tre per le pensioni» (235-236).

Dopoguerra. «Il crollo dell’apparato statale impone una riorganizzazione immediata. Essendo sciolto il ministero per la Stampa e la propaganda, presso il quale era collocata la Direzione generale, il turismo viene assegnato a un servizio della presidenza del Consiglio» (241)

«Il 16 settembre 1946 il governo fonda le Aerolinee italiane internazionali, che sono operative sulle rotte nazionali dal 1947 e su quelle internazionali dal 1948. Nel 1957 si fonde con un’altra compagnia di proprietà statale, le Linee aeree italiane, dando vita così a un’unica compagnia di bandiera: l’Alitalia – linee aeree italiane […] Quanto agli alberghi si calcola che circa la metà degli esercizi alberghieri censiti nel 1940 sia inutilizzabile e la penuria di materiali da costruzione e di oggetti di arredamento rallenta la loro ricostruzione» (241)

«Dopo l’esperienza del Dopolavoro fascista, la maggior parte dei partiti ritiene improponibile che lo Stato continui a intervenire nella gestione del tempo libero degli italiani» (242).

«Nella pratica la ripresa del movimento turistico si scontra subito con una serie di difficoltà: si teme che gli stranieri possano asportare merce dall’Italia a fini speculativi, acquistando con una valuta più forte; il sistema ferroviario è arretrato e, volendo viaggiare in auto, il carburante è ancora merce da borsa nera; i controlli alle dogane sono eseguiti con i sistemi caporaleschi del passato» (242-243).

Imperia vorrebbe la ricostituzione del «Commissariato per il turismo, essendo necessario un organo di centrale che accerti i danni di guerra e che predisponga una programmazione magari alla luce dello sviluppo del turismo aereo, e dunque prevedendo un interesse per le zone meridionali e per le isole» (243)

«A Genova ogni singolo aspetto del fenomeno (turistico) è posto e discusso: la sua funzione sociale, morale, culturale ed economica; il ruolo del patrimonio e la sua valorizzazione; l’ordinamento amministrativo; le comunicazioni e i trasporti; la gestione delle spiagge e degli arenili; l’antico problema del gioco d’azzardo; i problemi valutari e bancari; la propaganda e l’intemediazione; l’istruzione professionale; il termalismo; il contesto europeo» (243).

De Gasperi istituisce effettivamente il Commissariato per il turismo, «posto alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio e retto da un commissario nominato con decreto del capo dello Stato su proposta del capo del governo. Il Commissariato è nuovamente definito – come il precedente del 1931 – “organo di governo in materia di turismo” e ha come organo consultivo un Consiglio centrale del turismo di ben 54 membri. L’Enit diviene organo esecutivo del nuovo Commissariato e riprende le sue attività. I 92 Ept e le 187 Aziende autonome conservano fisionomia e ordinamento, ma nella sostanza le loro funzioni mutano, non solo perché l’organo centrale è ormai svuotato, ma anche perché il sistema economico corporativo è ormai crollato» (244)

In Costituzione, articolo 36 (diritto al riposo) e 117 (competenze alle Regioni) (244).

Leggi per incoraggiare il turismo in 244 nota.

Nel 1949, nell’ambito del piano Marshall, su 664,4 miliardi assegnati all’Italia, 8 vanno al settore turistico alberghiero e 3 di questi alla Sacat (Sezione autonoma per il credito alberghiero) costituita presso la Bnl, esattamento come al tempo di Mussolini, ma non più in regime di monopolio (244-245).

Abbattimento del kursaal di Rimini (marzo 1949) e ripresa del Touring in 245.

«Il turismo in Italia riparte già nel 1946; nel 1948 le entrate turistiche rappresentano il 34,6% del saldo delle partite invisibili, con 11,9 milioni di dollari, e nel 1950 il 38,1% con ben 20 milioni di dollari. I primi turisti sono i militanti alleati di stanza in Germania, che a turno e in pullman vengono condotti in licenza in Italia. A questi seguono i parenti dei caduti in guerra, che visitano i cimiteri, e poi i reduci, che continueranno per decenni, ogni anno, a ritornare sui luoghi dei combattimenti. I primi turisti spensierati sono più francesi e austriaci, ma i flussi più consistenti sono quelli americani e tedeschi» (246)

Film che ci fanno propaganda: Vacanze romane (1953), la Dolce vita (1960)

Club Méditerranée fondato da Gérard Blitz nel 1950, atto di nascita del turismo di massa nel Mediterraneo (248)

Per tutti gli anni Cinquanta in Europa si parte soprattutto in pullman (248)

Tedeschi in Italia. «Il governo di Konrad Adenauer (1876-1967), cancelliere democristiano della Repubblica federale dal 1949 al 1963, acconsente di riavviare il turismo tedesco verso l’Italia, benché esso causi in un primo momento, come partita invisibile, un forte deflusso di valuta. Tuttavia il deficit va accettato per motivi di politica commerciale, perché come il libero scambio consente all’Italia di guadagnare valuta attraverso il turismo tedesco, così permette alla Germania di esportare beni tedeschi verso l’Italia. Per Ludwig Erhard, democristiano, ministro dell’Economia, queste considerazioni sono preponderanti, ma certamente non sono gli unici motivi che spiegano la corsa dei tedeschi verso la penisola. La Germania del dopoguerra eredita un immaginario dell’Italia antico e articolato. Dall’Ottocento romantico essa rappresenta la classicità, l’Arcadia, un paese ideale, sogno di una vita in armonia con la natura, semplice e primitiva, luogo della gioia di vivere e della libertà dei sensi. Su questa concezione tradizionale il cinema, le canzoni e i romanzi degli anni Cinquanta alimentano una sorta di nostalgia per l’Italia. Canzoni popolari cantano la vita dei pescatori; nelle pubblicità delle automobili o delle sigarette, giovani coppie viaggiano in cabriolet verso sud lungo filari di cipressi. I film per la televisione raccontano di amori sulle spiagge italiane durante le vacanze. Già nel 1943 la canzone “Capri-Fischer” – i pescatori di Capri – ha grande successo…» (249-250).

«Quanto alla musica, se negli anni Cinquanta sono i tedeschi a cantare l’Italia, dagli anni Sessanta ci sarà Adriano Celentano a imporsi con testi italiani» (251).

Voli charter resi impossibili dalla politica governativa (151)

Nel 1953 nasce Franco Rosso. Gite anche di un giorno, in Riviera, sul pullman. «I pullman sono spesso noleggiati dalle aziende di trasporto che hanno concessioni di linee pubbliche. Per riuscire a riempirli, gli operatori devono stringere accordi con le associazioni dopolavoristiche, i circoli ricreativi aziendali dei lavoratori (Cral), che vanno intanto costituendosi spontaneamente […] I quadri intermedi della Fiat vanno in vacanza in una struttura dell’azienda in Liguria, Ospedaletti, antica ed esclusiva località climatica. Il lanificio Marzotto di Valdagno, in provincia di Vicenza, organizza un villaggio per i propri dipendenti al Lido di Jesolo […] turismo sociale» (252)

«Il turismo sociale nasce dall’esigenza avvertita dai poteri pubblici, ma anche da gruppi privati, di fare in modo che anche i cittadini con limitata disponibilità economica e i segmenti più deboli, come donne, anziani e giovani, possano accedere alla vacanza e viaggiare […] Anche la Chiesa cattolica potenzia il suo impegno in questa direzione attraverso la ripresa dell’attività dell’Opera romana pellegrinaggi» (253).

Ripresa del diportismo in 254

«Nel 1950 è istituita la Cassa del Mezzogiorno, destinata a sostenere investimenti nelle regioni meridionali. Si parte con un piano decennale per mille miliardi di lire da impegnare in bonifiche e sistemazioni montane, riforma fondiaria, viabilità, ferrovie, acquedotti, fognature e turismo. Inizialmente la Cassa cerca di gestirli in proprio, ma dal 1954 li affida alla Sacat e ad altri istituti di credito. A questa si aggiunge un fondo rotativo istituito con legge 691/1955 che consente al Commissariato per il turismo di concedere prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato. Non mancano gli attriti con gli istituti di credito, accusati di eccessiva prudenza e dunque di lentezza nell’erogazione dei finanziamenti» (256).

Sea, sun, sand, sex, spirit, le cinque parole inglesi su cui è stato costruito l’immaginario delle vacanze nel dopoguerra (257-258).

Polinesificazione della vita da spiaggia anche nel Mediterraneo (258)

«I turisti, provenienti dall’Austria e dalla Germania, in auto o in treno, trovano i primi litorali liberi sulle coste venete. Bibbione (oggi Bibione), per esempio, comincia a essere frequentata da un circolo escursionistico di Vienna, che nel 1955 costruisce alcune capanne vicino alla spiaggia. Nel 1957 si contano 304 posti letto in poche pensioni. Nel 1962 i posti letto sono 12 mila, i pernottamenti 500 mila. Nel 1973 i pernottamenti saranno oltre 3,5 milioni. Alberghi, ristoranti, bar, parcheggi, tutto sorge dal nulla dove fino al Novecento era una vasta palude. Allora le acque del fiume Tagliamento vengono arginate e canalizzate e durante il fascismo il complemento della bonifica procura oltre 10 mila ettari di terreno. La boscaglia e la palude lasciano il posto alle pinete e a un lungo litorale sabbioso su cui in pochi anni prende forma il fenomeno turistico di Bibione. Poi a occidente il Lido di Jesolo è un altro miracolo degli anni Sessanta: i 12 alberghi del 1949 diventano 323 nel 1962 e saranno 468 nel 1975» (259).

1955, acquari a Riccione e a Cesenatico sul modello di Disneyland (259).

Le guide Dumont «scritte per un pubblico cosmopolita e di recente formazione universitaria» (260).

In Spagna, svolta di Franco (1959) col piano di stabilizzazione. «Se la Spagna nel 1951 accoglieva 1,3 milioni di stranieri, nel 1965 ne riceve 14,3 milioni e nel 1990 34 milioni» (261)

Offerta jugoslava dal 1950 basata sui prezzi bassi. Portorose per gli asmatici (261).

I relais gastronomique in Francia e la politica di Jean Ravanel, capo della Commission générale du tourisme dal 1963 al 1970 «che favorisce la costruzione di hotel standardizzati per abbassare i prezzi, riforma la classificazione alberghiera con priorità assoluta ai servizi igienici, all’illuminazione e all’insonorizzazione, offre credito alberghiero per lavori di adeguamento, propone una catena di alberghi gestita dallo Stato, localizzati dove i privati non trovano conveniente investire, concede credito ai privati per l’acquisto di camping, roulotte e imbarcazioni» (263).

Italiani in vacanza: nel 1950 sono 5 milioni e mezzo su una popolazione di 50 milioni. Nel 1965 sono 11 milioni, vale a dire uno su cinque. «Agevola gli spostamenti la politica di potenziamento della rete stradale nazionale e in particolare di quella autostradale. Si tratta di un’opera fortemente voluta dai governi degli anni Cinquanta per contribuire al rilancio dell’economia, considerato che i mezzi commerciali nel dopoguerra impiegavano circa due giorni per andare da Napoli a Milano. I lavori dell’Autostrada del Sole hanno già avuto inizio nel 1956: nel 1958 è stato inaugurato il tratto Milano-Parma; nel 1960 Bologna-Firenze; nel 1962 Roma-Napoli e nel 1964 l’Autostrada del Sole, da Milano a Napoli è completata. La motorizzazione di massa è ovviamente contemporanea. Basti dire che la Fiat aumenta in modo esponenziale la sua produzione di autovetture: dalle 700 mila automobili circolanti in Italia nel 1954 si passa ai 5 milioni del 1964» (263).

«Al centro-nord la vacanza è tra i nuovi riti di un paese che fa del tempo libero uno degli indicatori centrali del benessere, una pratica resa possibile dalle ferie pagate ai lavoratori, dall’aumento dei salari, modulati su quelli dei più avanzati paesi europei e diffusa da film, pubblicità, canzoni, fotografie e televisione. Il film “Il sorpasso” (1962) di Dino Risi diventa l’emblema “di un tragitto sempre più privo di regole nella corsa alle vacanze” (Pivato) mentre “L’ombrellone” (1965) dello stesso Risi cataloga i riti della vacanza al mare. La spiaggia, d’altra parte, non è più un luogo terapeutico; scompaiono anche le colonie estive dei bambini, sopravvissute per tutti gli anni Sessanta, visto che i bambini, figli del miracolo economico, vanno al mare con le famiglie. La spiaggia diventa luogo di edonismo ed esibizione, spazio per un divertimento disinibito e chiassoso. Gli stabilimenti balneari sono sempre più lontani dalle grandi città portuali. I tratti litoranei prossimi alle città di Napoli, di Livorno, di Genova, di Bari sono potenziati con infrastrutture portuali commerciali, spesso sosno stati ricostruiti dopo i bombardamenti e non hanno più posto per la balneazione. Le ampie spiagge romagnole, che durante il fascismo avevano visto sorgere le grandi colonie estive delle organizzazioni giovanili del partito, vengono rivisitate dagli ex balilla divenuti turisti. Ma il fascismo ormai è dimenticato.
Sul mare si canta e si balla. Nel 1963 Gino Paoli lancia la canzone “Sapore di mare”, arrangiata da Ennio Morricone, e l’anno dopo Fred Bongusto canta “Una rotonda sul mare”: due colonne sonore delle vacanze degli italiani. Autostrade e automobili consentono a italiani e stranieri anche di spingersi sempre più a sud, ma, se si guarda al versante adriatico, per tutti gli anni Sessanta l’Italia turistica si ferma ancor prima del Gargano e se qualche vacanziere si spinge oltre Bari è perché è un amante delle coste selvagge e disposto ad accettare condizioni primitive di ospitalità. In provincia di Lecce nel decennio non si contano più di 2500 stranieri l’anno» (264).

Il ministero del turismo. «In Italia le pressioni della domanda estera e le trasformazioni del turismo nazionale, fenomeni entrambi prodotti dalla velocità della ripresa economica dell’Europa occidentale, sono stati governati attraverso il Commissariato per il turismo, istituito nel 1947. È il Commissariato che ha gestito i fondi Erp, che ha lavorato alla ricostruzione dell’apparato ricettivo e che ha riattivato l’organizzazione periferica, vale a dire Aziende ed Ept, tutelando questio ultimi dall’eccessiva politicizzazione. Sono proprio questi enti pubblici periferici a operare concretamente nella ripresa del turismo del dopoguerra, grazie a una certa autonomia funzionale resa possibile da una certa autonomia finanziaria. Gli Ept, concepiti all’interno dell’organizzazione corporativa, continuano a essere sostenuti da contributi dovuti per legge da vari enti locali: provincia, Camere di commercio, parte dell’imposta di soggiorno e aliquote su alcune imposte comunali, così com’era stato stabilito dal governo fascista. Questo sistema di finanziamento è stato conservato e nel corso degli anni Cinquanta ha creato situazioni paradossali: nelle province a forte densità produttiva e industriale e quindi con minore attività turistica, gli Ept sono ricchissimi. All’opposto le località del Sud, per esempio, bisognose di risorse per interventi di valorizzazione, hanno invece risorse irrisorie. È la situazione nella quale si dibatte per esempio l’Ept di Lecce, che non riesce a intervenire sulle coste che sono sempre più frequentate.
«Nel 1958 lo Stato cerca di correggere questa illegittimità: gli Ept non riceveranno più finanziamenti locali, ma contributi dal Commissariato. In tal modo gli Ept dipenderanno in misura maggiore dallo Stato centrale. Anche i loro ruoli non saranno mai chiariti: in alcuni casi sono persino capaci di vere e proprie iniziative imprenditoriali, per supplire o incoraggiare i privati, ma in altri casi tale potere viene loro negato.
«Per tutti gli anni Cinquanta è evidente che si è proceduto in maniera disordinata rispetto alle linee tracciate dalla Costituzione, che aveva assegnato al livello centrale i compiti di coordinamento, vigilanza e incentivazione e al livello locale quelli di promozione e sviluppo.
«Durante la ricostruzione in più occasioni ricorre la richiesta di istituire un ministero del Turismo, ma la proposta viene discussa e approvata in Parlamento solo nel 1959 (31 luglio 1959, n. 617). È il senatore Umberto Tupini (1889-1973), democristiano, a esplorare, nell’ambito del secondo governo monocolore di Antonio Segni (1891-1972), la possibilità di un ministero che si occupi del turismo, ma anche dello spettacolo e soprattutto dello sport, visto che le Olimpiadi del 1960 sono state assegnate a Roma. Tuttavia il Condi difende la sua indipendenza da qualsiasi ingerenza politica e così il ministero nasce, ma con la denominazione ristretta “al Turismo e allo spettacolo”.
«Umberto Tupini, primo ministro al Turismo e allo Spettacolo mette mano alla riorganizzazione del settore mediante quattro testi normativi – varati a firma del successore Alberto Folchi (1897-1977), democristiano – che mirano a realizzazre una politica di crescente accentramento. L’Enit viene riformato, diviene Ente nazionale italiano del turismo e dovrà solo occuparsi della promozione del turismo all’estero seguendo direttive impartite dal ministero. Anche le aziende autonome sono riordinate e cureranno l’incremento e lo sviluppo del turismo nelle località, da perseguire anche attraverso iniziative di valorizzazione del territorio, ma restano comunque enti vigilati dal ministero, al quale spetta anche il riconoscimento di nuove località, comunque d’intesa con il ministero degli Interni e quello delle Finanze. Anche gli Ept vengono riordinati, definiti i principali organismi pubblici periferici, sovrintenderanno a tutte le attività turistiche nell’ambito provinciale; in altre parole, si accentua la loro natura di uffici periferici dell’amministrazione centrale, tanto che la stessa composizione degli organi direttivi è determinata per lo più dal ministero del Turismo e dal governo; saranno comunque finanziati principalmente con contributi statali. Infine il ministero conferma il Consiglio centrale del turismo, con funzioni consultive e di studio.
«In sostanza il ministero finisce per assumere addirittura le “funzioni di amministrazione diretta” che, invece, secondo il dettato costituzionale, dovrebbero essere esercitate dalle istituende regioni: una contraddizione destinata a pesare.
«Nonostante l’impegno del riassetto istituzionale e la scelta della sua centralizzazione, i governi che reggono il paese dal dopoguerra mostrano poco interesse per il turismo.
«Non a caso già nel 1961 l’Italia turistica dà un segno di cedimento, allorché i flussi tedeschi diminuiscono per la prima volta dal dopoguerra. È un dato che non lascia indifferenti. Partono allora le analisi e si scopre che l’Italia è considerata un paese chiassoso e rumoroso, dove il traffico automobilistico è parossistico e dove il turista viene il più delle volte aggirato e frodato in particolare sui prezzi, sempre più alti. Nella Repubblica federale e in Austria continue campagne stampa scoraggiano i viaggi in Italia: la denigrazione, si dice, è opera di imprenditori tedeschi che stanno investendo nel turismo in Spagna. Ma la verità è che l’Italia è abituata a considerare le invasioni estive in continuo aumento come un fenomeno naturale. Il miracolo economico si è risolto a sfavore dell’Italia, e non tanto pe rle nuove costruzioni, gli impianti industriali e i grattacieli, quanto per gli eccessi dell’attività edilizia anche nelle località turistiche note e amate dagli stranieri. Anche l’accoglienza cordiale e l’umanità con la quale gli stranieri sono sempre stati accolti in Italia, si sono fatte via via più rare. Il turismo di massa – come scrivono gli osservatori tedeschi – ha abituato gli operatori a trattare non con uomini ma con orde di uomini che giungono nel loro paese, non perché attratti dall’arte e dal suo paesaggio, ma per sdraiarsi nel suo sole e gettarsi nel suo mare. Al turismo di massa si sono adeguati gli alebrghi, la cucina, i prezzi. Al turismo di massa gli italiano hanno fatto corrispondere l’offerta di servizi di massa, forniti ai prezzi sempre più alti e con disparità qualitative eclatanti. Questo perché il turismo di massa si trova costretto a prendere quello che trova. Molti nuovi albergatori non hanno esperienza professionale e sono guidati solo dal desiderio di arricchirsi rapidamente.
«La reazione italiana non si fa attendere ed è opera di Achille Corona (1914-1979), socialista, ministro del Turismo e dello Spettacolo nel 1964, nel governo di centrosinistra del democristiano Aldo Moro (1916-1978). Corona interviene subito con energia e ampiezza di vedute: ritiene che debba essere abbandonata l’idea di un turismo affidato alla spontaneità e al fatalistico affidamento ai motivi naturali di richiamo dell’Italia. Se il turismo non è più una spesa voluttuaria ma un bisogno della società moderna, allora è necessario considerarlo una vera e propria industria e come tale farlo oggetto di una programmazione che contempli tutti i vari aspetti, da quello della propaganda a quello delle attrezzature, fino alle ricerche di mercato e al coordinamento degli interventi di quanti, enti pubblici e privati operatori, sono interessati al settore. Occorre che il paese faccia una scelta di fondo circa l’impegno che lo Stato deve dedicare al turismo. Il consolidato della distensione internazionale e la diffusione del benessere porteranno, secondo Corona, a un sempre maggiore incremento del turismo.
«Su queste direttive egli opera concretamente.
«Prima di tutto il turismo deve essere un criterio di scelta non solo del ministero ma di tutte le amministrazioni dello Stato. Corona riunisce più volte i rappresentanti dei sedici ministeri, coi quali coordina gli interventi per affrontare le stagioni turistiche; chiede che la pubblica sicurezza vigili e controlli i prezzi; propone la realizzazione di tronchi stradali e autostradali che portino agevolmente ai confini; chiede lo snellimento dei controlli doganali, il potenziamento dei trasporti ferroviari, aerei e marittimi con speciale riguardo ai servizi aeroportuali anche in rapporto allo sviluppo dei voli charter; l’aumento dei controlli igienici, l’allungamento degli orari di apertura dei musei, il miglioramento dei servizi postali, l’introduzione del prezzo a fofait nei centri termali. Propone inoltre che le capitanerie di porto assegnino le aree demaniali libere, ovvero gli arenili, alle Aziende di soggiorno; che si affronti il problema dei porti turistici e dell’inquinamento delle acque marine, rendendo obbligatorio l’impianto sulle navi di apparecchi che neutralizzino chimicamente i prodotti oleosi e installando speciali reti protettive in prossimità delle spiagge; che si proceda alla liberalizzazione delle isole ancora destinate a sedi di penitenziari. Infine spinge l’Anas a uniformare la cartellonistica stradale.
«Sul piano amministrativo Corona sensibilizza i comuni, ritenendoli elementi indispensabili per l’armonizzazione degli interventi del livello centrale e di quello locale. Sollecita infatti l’Associazione nazionale comuni d’Italia (Anci), a mettere in contatto i comuni con gli Ept e le amministrazioni provinciali, in modo da costituire una rete sul territorio. Per la prima volta il ministero chiama l’organizzazione periferica a discutere in sede nazionale. 225 riunioni tenute in tutta Italia e presiedute dai prefetti, 19 riunioni regionali e 11 convegni specializzati preparano il primo convegno dei 200 presidenti e direttori degli Ept, che il ministero organizza a Roma nel novembre del 1964.
«Quanto al settore privato, il ministero insiste su una serie di interventi; la pubblicità dei prezzi in tutti i settori; l’introduzione del menu a prezzo fisso; la lotta contro i rumori.
«Spetta allo Stato il turismo sociale, vale a dire incentivare la costituzione di complessi atti a ospitare lavoratori cui è ancora preclusa la “sana pratica del turismo”. I centri residenziali per i lavoratori potrebbero essere creati nelle zone meridionali e potrebbero ospitare anche i lavoratori italiani all’estero che tornano in Italia per le vacanze.
«Lo Stato resta impegnato, secondo il ministro Corona, anche nello sviluppo turistico del Sud. Dal 1949 si è guardato alle regioni meridionali come a una terra promessa, ma gli interventi della Cassa sono stati effettuati al di fuori di una visione generale e non hanno raggiunto nulla. Basti dire che solo il 4% degli italiani nei primi anni Sessanta ha visitato il sud e solo il 3% degli automobilisti vi si è recato.
«Intanto il sud e le isole hanno un patrimonio di attrattive artistiche, paesistiche, naturali e culturali per cui ben potrebbero rappresentare quella seconda Italia turistica di cui si sente il bisogno. La proposta socialista è che la Cassa, dopo avere concentrato il proprio impegno nelle opere di infrastrutturazione, passi a incentivare investimenti in zone di possibile sviluppo, così come sta accadendo sulle coste spagnole e su quelle francesi.
«Nell’ambito della politica del centrosinistra tesa a correggere lo sviluppo disordinato e a inquadrarlo in uno sviluppo programmato, lo Stato si fa dunque promotore di alcune leggi di incentivazione destinate indubbiamente a segnare lo sviluppo della ricettività in Italia. Malgrado l’amicizia di Corona con il ministro della Programmazione e malgrado le pressioni esercitate, il turismo trova nella legge di attuazione del piano programmatico nazionale solo un pallido accenno.
«Per il turismo dunque lo Stato non prevede uno scenario globale. Importante, invece, è che il sistema di incentivi economici alle imprese turistiche debba procedere non a pioggia, ma secondo una programmazione.
«L’obiettivo è quello di ammodernare e ampliare la ricettività creando in cinque anni 200 mila posti letto; di dare una nuova attenzione alle strutture extra-alberghiere, cercando di far emergere anche altre formi di ospitalità, oltre ai campeggi. Infine l’attenzione al termalismo, che richiama quote importanti di flussi internazionali, visto che in molti Stati europei rientra nelle politiche sociali.
«La legge di intervento arriva nel 1967 (685/1967) e ripartisce il territorio nazionale in aree a sviluppo intenso, in fase di sviluppo e da valorizzare.
«Ai territori che già conoscono il turismo viene dedicato un intervento ordinario (legge 326/1968), mentre su quelli da valorizzare si concentra la legge 717/1965 concepita come intervento straordinario. Quest’ultima si rivela necessaria a sud, perché il riordino dell’assetto istituzionale e dunque degli Ept nel 1960 ne ha ampliato sicuramente i poteri di intervento, tuttavia essi non hanno base finanziaria se non c’è movimento turistico nella provincia, e questo ovviamente crea difficoltà soprattutto nelle province meridionali. Alla legge 717/1975 fa seguito il Piano di coordinamento degli interventi pubblici nel Mezzogiorno (1966) che mira a concentrare gli interventi infrastrutturali e gli incentivi alberghieri in aree territoriali omogenee, particolarmente provviste di attrattive ambientali e culturali, nonché dotate di un minimo di servizi pubblici generali; queste aree che una commissione interministeriale individuerà, saranno definite “comprensori di sviluppo turistico” e in essi si concentrerà l’azione.
«Altri interventi sono dedicati ai territori depressi e montani dell’Italia settentrionale e centrale e all’Appennino centrosettentrionale. Con questo apparato di leggi gli operatori ricevono contributi per la costruzione, ricostruzione, ammodernamento e miglioramento di alberghi e impianti exra-alberghieri. Si tratta di un intervento che il ministero segue e controlla in tutte le fasi: dalla progettazione degli interventi fino alla realizzazione, imponendo l’installazione di ascensori, di montacarichi, di riscaldamento e condizionamento e imponendo la realizzazione di bagni con vasche o docce e l’eliminazione dei cosiddetti “vasi alla turca”, ancora diffusi.
«Per evitare manovre speculative, le imprese ricettive che ricevono contributi finanziari vengono vincolate alla destinazione alberghiera, vale a dire che anche in condizioni di mercato sfavorevole la destinazione degli immobili ad alberghi deve essere mantenuta.
«Gli interventi dello Stato messi in atto dal 1965 in poi consentono all’Italia di tener testa alla concorrenza di Spagna e Jugoslavia nel corso degli anni Settanta perché portano a adeguare la ricettività italiana agli standard richiesti dal mercato. Cercano inoltre di orientare verso il sud i flussi interni, affinché non vadano verso l’estero, gravando così sulla bilancia commerciale. Il ministero Corona, che opera fino al 1968, si configura così come una stagione di impegno e un importante tentativo di programmazione per il turismo italiano. Non senza critiche. Le prime sono mosse allo stesso Corona e sono di ordine personale, essendo egli di carattere non malleabile, piuttosto scostante e poco propenso a certe liturgie, pur necessarie, di carattere elettorale. Curerà poco il suo collegio marchigiano, preferendo le riunioni ministeriali di lavoro. Il Partito socialista rimprovera a Corona anche la mancanza, nella sua attività di governo, di iniziative improntate allo spirito socialista, quelle che in sintesi propugnavano lo sviluppo del cosiddetto “turismo sociale”.
«Le critiche provengono anche dagli addetti al settore. Prima di tutto il complesso sistema di programmazione dei contributi alle imprese turistiche è perfetto solo sul piano teorico: una serie di norme transitorie, che divengono di fatto permanenti, consentono alla politica di controllare le assegnazioni. Restano poi perplessi coloro che attendono il trasferimento delle competenze alle nascenti regioni e i rappresentanti degli Ept e delle Aziende autonome, sempre più consapevoli della loro emarginazione. Questi ultimi, organi periferici, non si sentono sostenuti nelle loro azioni propulsive e di controllo dello sviluppo turistico locale e si presentano sempre più deresponsabilizzati. L’allarme è lanciato da quanti, nella gestione dell’intervento ordinario e di quello straordinario, si sono ritrovati nell’ingranaggio del sistema turistico nazionale: da un lato paventano ingerenze e incapsulamenti ispirati dal sottogoverno e praticati dai partiti, sempre disposti al negoziato e al compromesso, dall’altro prevedono e temono ingerenze ingiustificate degli “staterelli” provinciali e regionali e un ulteriore aumento dei conflitti di competenza.
«L’assenza di una politica del turismo, capace di andare oltre l’azione di sostegno della ricettività, porta al deterioramento dell’organizzazione pubblica, che attende di essere regolata da una legge quadro, di cui però non si intravede nemmeno il progetto» (265-273).

«Nel 1975 i ricavi del turismo consentono addirittura di coprire il disavanzo dell’importazione di idrocarburi» (277).

«Ad un’analisi, anche sommaria, nel sistema turistico italiano emergono contraddizioni che non sono di poco conto: è vero, il patrimonio ricettivo è straordinario per dimensione, ma ha tassi di occupazione netta che non vanno oltre il 30%, molto più bassi di quelli della Grecia, della Jugoslavia o della Spagna. La concentrazione della stagionalità delle vacanze è eccessiva. Gli squilibri territoriali restano enormi: il sud, che rappresenta il 30% del territorio italiano, contiene solo il 15% dell’apparato ricettivo. In circa 800 chilometri di coste – liguri, toscane e romagnole -, vale a dire sul 13% delle coste, si concentra il 70% del patrimonio ricettivo; infine nell’Italia centrosettentrionale si concentra più dell’80 per cento del movimento interno e più del 90% di quello estero. Il sud resta dunque praticamente sconosciuto e persino il tratto autostradale che lo raggiunge resta sottoutilizzato» (278).

Nel 1973, Mario Staderini, capo del servizio turismo della Cassa del Mezzogiorno, denuncia: l’operazione “comprensori turistici «è risultata disturbata dalla pressione degli interessi politici locali, che hanno portato al riconoscimento di comprensori troppo vasti e troppo numerosi […] L’idea di programmare lo sviluppo di aree turistiche si è scontrato con le subdole ma tenaci resistenze degli interessi connessi alla speculazione immobiliare. Non si è pensato al turismo come a un’attività che, a fronte di capitali relativamente esigui, impiega forze di lavoro abbondanti e che con la sua stagionalità consente di non de-ruralizzare la popolazione e di non allontanarla dalle attività tradizionali di agricoltura, artigianato e pesca, che anzi vengono rivitalizzate» (280).

Sviluppo delle Eolie in 281

«L’Alitalia «non solo continua a opporsi allo sviluppo di società indipendenti di voli charter, ma evita anche di potenziare lei stessa questa forma di trasporto. “Il mancato sviluppo di compagnie italiane di voli charter lascia le località italiane in balia delle società estere” (Battilani), che preferiscono puntare su destinazioni già consolidate, come la Riviera romagnola, le coste del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto, il golfo di Napoli e le maggiori città d’arte. La politica nazionale dei trasporti aerei penalizza soprattutto le regioni meridionali, eppure proprio mentre tutto il sud raccoglie i magri e avvilenti risultati delle riunioni programmatiche sui piani di sviluppo, ecco che la Sardegna, l’isola che non ha mai realmente conosciuto il turismo, comincia a raccogliere i frutti del più interessante e riuscito progetto di sviluppo pianificato mai realizzato in Italia (segue spiegazione del progetto dell’Aga Khan)» (282-283).

1962: Porto Cervo e Cala di Volpe (283).

Gentrification in 284

Olismo. «Il concetto di una salute basata sull’assenza di malattie viene superato: “La sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattie” (punto 1 della Costituzione dell’Oms, 1946) […] turismo combinato alle pratiche sportive, e soprattutto alla cura del corpo, intesa come attenzione all’alimentazione e agli ambienti» (288).

«In Francia non a caso la proposta di messa in valore dei villaggi più belli matura mentre il Paese sta assumento un nuovo profilo socioeconomico e istituzionale: tra il 1970 e il 1990 la popolazione urbana passa dal 71 al 74,3%; la popolazione attiva in agricoltura cala dal 13,5 al 6,1%; quella attiva nell’industria cala dal 39,2 al 30% e quella attiva nei servizi sale dal 47,2 al 63,9. Ricordiamo inoltre che nel 1982 viene attuato il decentramento amministrativo, che assegna ai dipartimenti un peso maggiore nella politica e nell’economia del paese» (290).

«Nel 1972 sono stati trasferiti alle regioni tutti i servizi, le strutture e le attività inerenti al turismo, mentre sono rimaste allo Stato ancora molte funzioni, come la promozione del turismo all’estero e la classificazione delle località turistiche. La confusione è aumentata perché sul già complesso quadro istituzionale ha cominciato a prendere forma il conflitto tra lo Stato e le regioni, che reclamano anche le residue competenze rimaste allo Stato. Per risolvere la rivalità, nel 1983 è arrivata finalmente una prima legge quadro sul turismo – 17 maggio 1983, n. 217. La legge ha istituito un Comitato di coordinamento per la programmazione turistica, quale organo per la politica del turismo, composto dagli assessori regionali e affiancato da un Comitato consultivo, composto da esperti di settore, con funzione di propulsione e indirizzo dell’attività.
«Ma anche il Comitato di coordinamento, invece di concepire una politica turistica per il paese, si è limitato a distribuire i 1.100 miliardi di lire che la legge quadro ha devoluto alle regioni tra il 1983 e il 1992. Quanto al Comitato consultivo di esperti, la sua azione è tanto insignificante che nessuno sentirà il bisogno nemmeno di decretarne l’abrogazione (Sereno)» (291).

«La legge ha stanziato 300 miliardi di lire per il potenziamento e la qualificazione dell’offerta; nel 1986 altri 530 miliardi di lire; nel 1989 altri 300 miliardi di lire.
«Tuttavia questo trasferimento di fondi alle regioni è avvenuto senza che le regioni fossero obbligate alla rendicontazione e con grandi sperequazioni, dettate dalla più o meno forte capacità di contrattazione. Gli enti locali, poi, hanno utilizzato le risorse dello Stato per colmare il deficit prodotto dal proliferare degli enti turistici subregionali e per aumentare il capitale destinato all’intervento diretto. Questo utilizzo distorto dei fondi statali e le rivendicazioni autonomistiche delle regioni sempre più forti portano alla cessazione dell’intervento pubblico nel 1992 […] Aggrava il quadro di questi anni l’abolizione nel 1989 dell’imposta di soggiorno […] Nel 1993 il ministero è soppresso da un referendum popolare. Il turismo stavolta è veramente affare regionale» (292).

«A fronte di tre milioni di visitatori annui dei tre principali musei di Londra, i primi dieci musei italiani non raggiungono neppure un terzo del flusso londinese» (293).

«Fondamentale è la normativa sulla liberalizzazione del trasporto aereo emanata dall’Unione europea nel 1993. Ogni compagnia aerea è libera di fissare le tariffe che ritiene più opportune e gli Stati e l’Unione possono intervenire per modificarle solo se sono troppo alte o troppo basse, tali cioè da turbare il mercato; inoltre ogni stato membro è costretto a dare licenza di esercizio a tutte le compagnie aeree dell’Unione che presentano i requisiti di quelle nazionali». Premessa per il low cost (294).

«Inglesi, tedeschi, olandesi vogliono combinare in una sola vacanza il desiderio di cultura, di mare e di sole, ma anche di enogastronomia, di affari, di acque termali, di tradizioni locali, di tipicità […] Si rinnovano l’illusione e la tensione, antiche nella storia del turismo, verso luoghi che possano simulare una seconda vita, vissuta in un’”inversione temporale” (Löfgren)» (295).

«L’Italia non ha territori preparati come invece li ha la Francia, che cura da tempo le sue regioni e le sue province una a una, incoraggiando una cultura della diversità omogeneizzata attraverso un efficace sistema di controllo della qualità. È il sistema che ha portato la Francia al successo, visto che in questi anni conquista il primo posto mondiale degli arrivi internazionali» (295).

La crociera in 299

«Non corre dubbio che dalla metà del Novecento il turismo sia tra i settori economici a più rapida crescita, producendo ricavi che aumentano a un ritmo annuo medio del 6,5%. Tale ricchezza è prodotta d aun flusso mondiale di turisti aumentato anch’esso velocemente nel giro di pochissimi decenni. Fino a oggi le crisi, pur verificatesi, non hanno mai interrotto la crescita […] Sono ancora le tre piccole aree già delineate a metà Novecento a concentrare quasi tutti gli spostamenti e le attività turistiche. Esse sono il bacino del Mediterraneo – nel quale l’Italia conserva un posto di assoluto rilievo -, il mar dei Caraibi e il mar Cinese, nei quali sono concentrati i principali centri del turismo mondiale e due turisti si tre» (300-301).

«Se nel 1950 due turisti su tre viaggiavano verso un paese dell’Europa, nel 2000 solo un turista su due lo fa» (301).

«I flussi, che si concentravano in pochissimi paesi – Italia, Stati Uniti, Francia e Spagna -, ora si distribuiscono su molte più destinazioni, molte delle quali sono paesi in via di sviluppo.
«L’Italia domina la classifica degli arrivi internazionali tra gli anni Sessanta e Settanta, presto però incalzata prima dalla Spagna e poi dalla Francia.
«Al 2010, secondo l’Omt, la graduatoria mondiale degli arrivi internazionali è guidata dalla Francia, seguita da Spagna, Stati Uniti e Cina. L’Italia è al quinto posto, con un numero di turisti stranieri che è la metà di quelli che entrano in Francia.
«Leggermente migliore la posizione del nostro paese per quanto riguarda la classifica degli incassi valutari, che è guidata dagli Stati Uniti (74,5 miliardi di dollari l’anno) seguita dalla Spagna (45,2), dalla Francia (40,8) e dall’Italia con 35,7.
«Il turismo italiano perde dunque posizioni già da molti anni, e la sua crisi è accompagnata dalle incertezze che dominano ancora nell’assetto istituzionale. Soppresso il ministero del Turismo nel 1993, si tenta di risolvere la conflittualità tra Stato e Regioni con una seconda legge-quadro emanata nel 2001; ma di lì a poco la riforma della Costituzione assegna in maniera definitiva ai poteri degli organi locali la materia turistica. Non c’è più spazio per l’azione dello Stato, anche se si avverte la mancanza di un luogo di raccordo tra le istituzioni centrali e quelle regionali, non fosse altro per recepire le direttive comunitarie in materia di turismo. Tuttavia le richieste di rafforzamento del potere centrale e magari di un ritorno del ministero del Turismo non sono possibili, essendo il federalismo ormai saldamente radicato nel sistema istituzionale e dunque il turismo piena competenza di ventuno diverse regioni.
«Nel 2007 si ripresenta l’opportunità di un organo centrale in seguito agli accordi di Lisbona – 13 dicembre 2007, ratificati dalla legge 2 agosto 2008, n. 130 – che introducono il turismo nel trattato dell’Unione europea, dandogli esplicito rilievo e autonomia. Significa che a Lisbona è definito per la prima volta un quadro comunitario per il turismo europeo. Si creano dunque le condizioni affinché l’Italia possa nuovamente dotarsi di un organo centrale per governare il turismo, pur in presenza dell’ordinamento federalista. Di nuovo dunque – siamo al 2009 – viene istituito il ministero del Turismo, la cui azione, auspicano le regioni, sia concordata in un comitato di raccordo fra Stato e regioni». (303)

Problema dell’Europa: deve restare la prima destinazione mondiale. 370 milioni di errivi nel 2008, oltre il 40% della cifra globale. (comunicazione della commissione europea giugnoi 2010). «Anche da quest’atto è chiaro che il turismo è parte del modello di sviluppo occidentale, basato sull’espansione» (304)