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 2001  dicembre 02 Domenica calendario

!MM0Quella sera del 21 febbraio 2001 aggredì la madre con la furia di una Nikita. Quaranta coltellate sferrate con l’aiuto del suo ragazzo nella cucina di casa dove Susy Cassini, contabile di 41 anni, riuscì solo a dire: «Erika, ti perdono»

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Quella sera del 21 febbraio 2001 aggredì la madre con la furia di una Nikita. Quaranta coltellate sferrate con l’aiuto del suo ragazzo nella cucina di casa dove Susy Cassini, contabile di 41 anni, riuscì solo a dire: «Erika, ti perdono». Finita la madre raggiunse il fratellino undicenne Gianluca che cercava di fuggire in preda al terrore e massacrò anche lui nel bagno della loro villetta, a Novi Ligure. Aveva sedici anni Erika De Nardo, diciassette il fidanzatino, Omar Favaro, complice di uno dei delitti più efferati della storia del crimine italiano. Oggi Erika di anni ne ha ventisette e lunedì prossimo tornerà in libertà, dopo che anche Omar era stato liberato il 3 marzo del 2010. Hanno scontato la loro condanna a 16 e 14 anni, che grazie ai benefici dell’indulto e della buona condotta è stata ridotta di circa un terzo. Un recupero pieno, sottoscrivono educatori e magistrati. Nel periodo della detenzione Erika è riuscita a diplomarsi e a laurearsi in filosofia con 110 e lode portando una tesi su "Socrate e la vana ricerca della verità". Poi è approdata come volontaria alla comunità Exodus di don Antonio Mazzi, nel Bresciano, dove si trova da alcuni mesi collaborando a programmi di disagio sociale per giovani e adolescenti. «Rimarrà presso la nostra comunità anche dopo la libertà — ha preannunciato don Mazzi —. Non so ancora se nella sede in cui si trova ora o altrove. Erika continuerà a lavorare nel volontariato perché, come mi ha detto lei stessa, vuole continuare a capirsi». Sarà il suo primo Natale in famiglia. E la famiglia per lei è soprattutto suo padre, l’ingegner Francesco De Nardo, che scampò al massacro solo perché Omar, quella sera, decise di andarsene prima del suo rientro. «Se vuoi, uccidilo tu», disse il ragazzo a Erika. Il padre è riuscito a perdonarla rimanendole vicino. Gli assistenti sociali assicurano che ha saltato poche visite in questi anni. Prima al carcere minorile Beccaria di Milano, poi in quello di Verziano, alle porte di Brescia. Don Mazzi: «Penso che Erika voglia passare un periodo con lui prima di tornare da noi». È un’altra persona, dice. Con un peso enorme sulla coscienza. Andrea Pasqualetto