Fonti varie, 27 ottobre 2011
LA STANCHEZZA DI LADY GUCCI
«Meglio piangere in Rolls Royce che ridere in bicicletta» (Patrizia Reggiani). [1]
Il vero cognome di Patrizia è Martinelli: Fernando Reggiani, titolare di un’importante ditta di trasporti, era il padre adottivo. La madre, Silvana Barbieri, faceva la lavapiatti in un bar. Madre e figlia, nata nel dicembre del 1948, vivevano in un bilocale. Nel ’50 Silvana, che aveva 22 anni, incontrò Fernando, 55. Lui restò vedovo nel febbraio del ’56. Nel settembre di quell’anno Silvana e Patrizia andarono a vivere da lui. A 15 anni la ragazza ricevette dal padre un visone bianco. A 18 una Lancia Fulvia Zagato. [2]
Patrizia, da ragazza, aveva l’abitudine di cotonarsi i capelli per sembrare più alta. [2]
Maurizio Gucci conobbe Patrizia la sera del 23 novembre 1970 a una festa. Lei, vestita di rosso, indossava tanti gioielli. [2]
Maurizio frequentò Patrizia di nascosto dal padre: andavano a cena al ristorante Santa Lucia, un locale a due passi dal Duomo di Milano, e spesso lui non mangiava perché aveva appena cenato col padre. Per evitare il matrimonio del figlio con Patrizia, che secondo lui «correva dietro i soldi dei Gucci», Rodolfo Gucci chiese aiuto perfino al cardinale Giovanni Colombo. [2]
Maurizio e Patrizia si sposarono il 28 ottobre 1972 nella chiesa dei Cavalieri del Santo Sepolcro a Milano. La sposa venne criticata dalle amiche per il suo enorme bouquet. Lo sposo aveva sei garçons d’honneur, la sposa sei damigelle, gli invitati erano 500, non era presente nessuno dei Gucci. Solo lo zio Vasco mandò al nipote un regalo: un vaso d’argento. [2]
Per la nascita della prima nipote Alessandra (1976), Rodolfo, che nel frattempo aveva fatto pace col figlio, comprò alla coppia un attico di 500 metri quadri nella Olympic Tower, un grattacielo costruito da Onassis nel centro di Manhattan. Venne arredato con mobili ipermoderni e pezzi stile impero, in una profusione di pelli di giaguaro e leopardo. [2]
A Milano Patrizia Gucci aveva voluto un attico più superattico più terrazza in piazza San Babila. C’erano la piscina e un giardino pensile con piante di banano. [2]
Personale in servizio nell’attico di San Babila: 2 maggiordomi, 4 cameriere e un cuoco francese che, negli anni Ottanta, riceveva uno stipendio di 6 milioni di lire al mese. Per i pranzi di Capodanno Patrizia faceva ricamare a mano tovaglie con scritte di auguri e con la data dell’anno che terminava. Dopo l’uso venivano buttate. Per far ballare gli ospiti i Gucci chiamavano musicisti famosi come i Gipsy King e, al momento del commiato, per gli ospiti c’era sempre un ricordo in oro o in argento. [2]
Patrizia, innamorata delle pellicce, aveva quattro visoni, dal miele al lilla, manti di zibellino, lontra ed ermellino. [2]
Per la nascita della seconda figlia, Allegra, Maurizio regalò alla moglie Apple blossom farm, una tenuta agricola con decine di ettari di terra nel Connecticut. Altro regalo per la nascita di Allegra: lo yacht Creole, tre alberi in legno, 63 metri, tutto nero. La barca, commissionata nel 1925 da Alexander Cochran, fabbricante di tappeti americano, venne varata il 14 settembre 1927 con il nome Vira. Alla morte di Cochran fu comprata dal maggiore inglese Edward Popo, poi l’imbarcazione passò a sir Conner Guthrie, appassionato di regate, che la fece restaurare. Ma scoppiò la guerra e il Vira venne requisito e usato per salvare i soldati bloccati a Dunquerque. Usata anche per la ricerca di mine, cambiò nome in Magic Circle. Nel 1953 venne comprata dall’armatore greco Stavros Niarchos. Nel maggio del 1970 la prima moglie di Niarchos, Eugenia Livanos, si uccise a bordo della barca, ribattezzata Creole, ingerendo barbiturici. Quattro anni dopo, Tina, sorella di Eugenia, seconda moglie dell’armatore, si suicidò, sempre sul Creole. Per cacciare lo spirito di Eugenia dalla barca, che rischiò di affondare già nel viaggio di trasferimento, Patrizia Gucci fece fare un esorcismo alla sua maga Frida. [2]
Patrizia, che aveva sempre avuto un debole per sfere di cristallo, fatture d’amore e macumbe varie, coinvolse nella passione esoterica anche Maurizio. Lui ricorreva ai maghi soprattutto quand’era convinto di essere minacciato dalle fattucchiere della moglie. Una notte in cui venne colpito da un forte mal di testa chiamò la sua maga Anna che gli suggerì di guardare dentro al cuscino e in giro per la stanza: trovò tredici spilli, li legò con un nastro rosso e poi se ne liberò. [2]
Il pomeriggio del 22 maggio 1985 Maurizio riempì una piccola valigia e annunciò alla moglie che partiva per qualche giorno. Il 25 maggio un suo collaboratore chiamò Patrizia per avvertirla che il marito aveva deciso di non tornare più a casa. [2]
Nel 1985 Maurizio Gucci passava all’ex moglie Patrizia Reggiani 200 milioni di lire al mese più un extra di 350 milioni ad agosto per l’affitto di una barca a vela. La somma andò gradualmente calando fino ai 20 milioni mensili (riservati alle esigenze delle due figlie) versati nel ’91. La governante dello chalet di Sankt Moritz, dove la Reggiani viveva dopo la separazione, ha raccontato che le spese di casa erano molto alte: «14 milioni al mese per gli alimentari e lo stipendio della servitù, 4-5 milioni per le telefonate, 2 milioni per vasi di orchidee fresche, una volta la signora spese 990 mila lire per delle babbucce». [3]
Venerdì 23 febbraio 1990, al Club Privé di Sankt Moritz, Maurizio incontrò Paola Franci, sposata – in crisi – con l’industriale del rame Giorgio Colombo. Paola, arredatrice, era presente al matrimonio di Maurizio e Patrizia: vestita completamente di rosso, compresi il lungo boa di struzzo e il cappotto, di velluto. Bionda, alta, portava un braccialetto d’argento alla caviglia sinistra. [2]
Nel 1994, la Corte d’Appello di Milano ratificò la sentenza di divorzio di Patrizia e Maurizio, pronunciata qualche tempo prima dal tribunale svizzero di Maloggia. Paola (41 anni) e Maurizio (46) vivevano insieme da sei mesi e decisero di sposarsi in inverno, nella tenuta di Saint Moritz. [2]
Il 26 marzo 1995, domenica, Paola e Maurizio andarono al mercatino sui Navigli e comprarono due telefoni neri anni Quaranta. La sera cenarono con gli amici. Il mattino seguente, appena entrato nell’ingresso del palazzo al numero 20 di via Palestro, dove aveva il suo ufficio, lui venne colpito da quattro colpi di pistola: il primo lo raggiunse alla spalla sinistra, il secondo al braccio destro, il terzo al gluteo destro, il quarto colpo venne sparato dal killer quando Maurizio era già a terra e lo colpì alla tempia sinistra, trapassandogli il cranio. [2]
Commento di Patrizia quando seppe, per telefono, che Maurizio era stato ammazzato: «Umanamente mi dispiace». [4]
Il funerale di Maurizio Gucci si svolse il 3 aprile nella basilica di San Carlo. Sulla bara ricoperta di velluto grigio, erano deposte tre corone di rose e gigli bianchi. Patrizia, in prima fila, portava un tailleur nero spigato, lunghi guanti di pelle nera, cappellino con veletta e occhiali neri. Paola non partecipò alle esequie. [2]
«Dopo la tragica morte di Maurizio Patrizia si è subito trasferita nell’appartamento di corso Venezia. Addirittura ha preteso di dormire nello stesso letto dove lui passava le notti con Paola. Ha assunto la segretaria di Maurizio. E ha cominciato a dare grandi feste» (un vecchio amico di Maurizio Gucci a Fabrizio Ravelli). [4]
Alle 4.30 del 31 gennaio 1997, Patrizia Gucci fu arrestata con l’accusa di aver commissionato l’omicidio dell’ex marito. Quello stesso giorno finì in galera pure la maga Pina Auriemma da Somma Vesuviana, 51 anni: era stata lei, su incarico di Patrizia e con l’aiuto del portiere Ivano Savioni, a gestire l’ingaggio del killer, il pregiudicato Benedetto Ceraulo. [5]
Il 3 novembre del 1998 la Reggiani fu condannata a 26 anni di galera. [6]
«Fu lei, dicono le sentenze, a sprofondare insieme alla sua cartomante di fiducia in quel vortice di odio, di desideri di rivalsa, di interessi materiali culminato nell’arruolamento di un killer venuto dal sud. I postumi di una operazione al cervello le sono valsi le attenuanti che le hanno evitato l’ergastolo». [7]
La perizia psichiatrica stabilì che Patrizia è «a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione, è egocentrica e si serve degli altri per raggiungere i propri scopi, è costantemente assorbita da fantasie di successo illimitato, di potere, di fascino, di bellezza, di amore ideale; ha la sensazione che tutto le sia dovuto»: «Questo è il terreno mentale sul quale, secondo i medici, si sarebbero abbattute le cinque insopportabili “ferite narcisistiche”. La prima quando Maurizio Gucci l’abbandona nell’85; la seconda quando l’ex marito sceglie la nuova compagna, Paola Franchi; la terza quando Patrizia si ammala e lui non la va a trovare, anzi “festeggia a champagne con l’amica”; la quarta quando le case di St. Moritz vengono riarredate (“le case” spiega Patrizia ai periti in carcere “facevano parte di me. Chi le toccava era un uomo morto”). La quinta ferita, infine, quando Maurizio Gucci decide di vendere l’azienda di famiglia senza consultarla. “È allora” scrivono i periti “che le sensazioni di Patrizia escono dalla logica comune”. E nasce l’idea di punire chi l’ha ferita» (Maurizio Tortorella). [8]
Patrizia Reggiani, dopo un mesetto di carcere, fece sapere che a San Vittore stava «proprio bene»: «Qui in cella siamo tutte dormiglione, mi faccio delle gran dormite». In galera indossava una tuta di jersey a fiori, un lungo cardigan di lana pesante, un cappotto lungo con i bordi d’astrakan, e guanti di lana nera perché «l’unico problema è che fa freddo, va a finire che qui dentro mi prendo una polmonite». A differenza delle altre detenute, non portava pantofole o scarpe da ginnastica, ma stivaletti di pelle con dieci centimetri di tacco. Mangiava poco, praticamente solo formaggio. «Gli altri cibi mi sembrano troppo cotti e troppo conditi. Non si può avere qualcosa in bianco?». [9]
(a cura di Roberta Mercuri)
Fonti: [1] Specchio 13/6/1998; [2] Angelo Pergolini – Maurizio Tortorella, L’ultimo dei Gucci, Marco Tropea editore 1997; [3] Cinzia Sasso, la Repubblica 11/6/1998; [4] Fabrizio Ravelli, la Repubblica 7/2/1997; [5] Angelo Pergolini – Maurizio Tortorella, L’ultimo dei Gucci, Marco Tropea editore 1997; Paolo Biondani, Corriere della Sera 12/12/1997; [6] Panorama 19/9/2003; [7] Luca Fazzo e Marco Mensurati, la Repubblica 16/10/2005; [8] Maurizio Tortorella, Panorama 5/11/1998; [9] Luca Fazzo, la Repubblica 5/2/1997; R.M., La Stampa 5/2/1997.