Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
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Biografia di Renato Pozzetto
Pozzetto Renato Milano 14 luglio 1940. Attore. Comico. Famoso dapprima in coppia con Cochi
Ponzoni (Cochi&Renato), poi come solista • Primo grande successo in tv Quelli della domenica: «Era il 68 e la tv aveva solo due canali. Se c’era qualcuno illuminato, che scorgeva il nuovo e magari il geniale e ti portava
in tv, ti vedevano quasi tutti. E se piacevi, era fatta. Andò così. “Eravamo surreali, ma alla fine si capiva quasi tutto: il numero che ci
identificava di più era quello con il poeta e il contadino, io ero ovviamente il contadino che
faceva ammattire con la praticità Cochi, poeta etereo e insopportabile nella sua petulanza”. L’estate successiva c’è un disco a suo modo storico, quelle cose assurde e bellissime che si chiamavano
La canzone intelligente o La gallina. Quel disco va in classifica e piace a tutti. La tv adesso li cerca e firmano
contratti più lunghi: alle spalle il giro milanese storico, Jannacci e Beppe Viola
soprattutto, che presidiano il Bar Gattullo di Porta Lodovica dove nasce tutto
e prosegue tutto. In tv li cercano, il cabaret prosegue a livelli importanti,
le caratterizzazioni sono precise. Capire come due tipi così diversi possano coesistere non è del tutto semplice. Dice Renato: “Eravamo perfettamente complementari, praticamente lo siamo ancora”. L’apoteosi e il massimo del successo risale a sei anni dopo, nel senso che a quel
punto i due sono parte integrante del sabato sera in tv,
Canzonissima. Significa spettatori a palate, cifre che oggi farebbero gridare al miracolo,
anche venti milioni, ed era in fondo una cosa normale. Ma quel sabato sera è anche l’inizio della fine, nel senso della coppia. Perché Cochi scende a Roma per le prove, registra, lavora ed è impeccabile. Lo è anche Renato, s’intende, si presenta puntuale, prova, registra impeccabile, ma arriva sempre un
po’ di corsa, in quanto durante la settimana prende un aereo e va in Spagna sul set
di un film: lo sta girando Flavio Mogherini e si chiama
Per amare Ofelia. Renato ci tiene, tanto. Al punto che lo hanno ingaggiato per una cifra
simbolica e i soldi per i viaggi li mette lui. Alla fine va in perdita, ha
speso molto di più di quanto ha guadagnato, ma lì succede tutto. Per amare Ofelia è un successo clamoroso, la gente fa la coda, il film incassa uno sproposito e lì, per forza di cose, cambia tutto. Renato fa incassi al cinema. Quindi bisogna
tornare su quel momento della separazione, anche perché a frugare nella memoria tornano righe scritte da Beppe Viola. Diceva che alla
proiezione del primo film, l’intero bar Gattullo si presentò compatto e ne uscì a pezzi, chiedendosi come fosse possibile, chiedendosi se davvero Renato
dovesse infilarsi in una strada così. Dice Renato: “Ma no, Beppe scrisse quelle cose per prendermi un po’ in giro”. Però: “Jannacci ci rimase male, lui sì. Mi fece un lungo discorso, rimasi molto stordito. Non sapevo che fare. Ma poi
feci quello che mi sentivo: andai a Roma fuori dal cinema dove proiettavano il
film, c’era sempre la coda degli spettatori e decisi che pazienza, doveva andare così. Enzo aveva le sue ragioni, ma io in pratica me n’ero già andato”. Strade diverse, per venticinque anni, non uno scherzo. I primi tempi, però, qualche fugace compattamento per qualche film (
Sturmtruppen). Renato infila un successone comico dietro l’altro al cinema. Per curiosità, dopo Per amare Ofelia, quanto aumentò l’ingaggio per il secondo film? Dice Renato: “Se ricordo bene, venti volte tanto”. Strade che non si incrociano per un sacco di tempo. Mentre Renato inizia serie
miliardarie come I pompieri insieme a Paolo Villaggio. Il ricongiungimento è del Duemila. è che intanto era successo altro. Spiega Renato: “A un certo punto la deriva dei film che mi chiedevano di fare era diventata un
po’ forte”. Significa, spiega, che sì, i film più ambiziosi girati, come Da grande sono stati quelli che hanno incassato di meno, e allora d’accordo, bisogna fare la commedia, ma a un certo punto uno diventa quasi
anziano, e i registi delle commediacce chiedono sempre di più: “Quando si arriva a dover girare scene con il pannolone frignando e fingendo
arrapamenti, allora è ora di chiudere”. La strada, alla fine, torna una per entrambi, come un ricompattamento naturale
dopo le tortuosità della vita. Nel 2000 arriva una fiction tv che, in teoria, è un evento:
Nebbia in Val padana. Parte forte — la curiosità è tanta — poi l’audience cala via via. Dice Renato: “Una storia impossibile. Firmiamo il contratto e dopo, solo dopo, scopriamo che
il regista è un altro e non è quello scelto da noi, che tre attori sono piombati da chissà dove, anzi lo sapevamo benissimo da dove. è andata così”. Tanto è vero che tornano in teatro. Debutto ad Ascoli, nel 2001. Fanno i vecchi numeri,
li riadattano, ne scrivono nuovi. Girano abbastanza, finiscono il tour, si
fermano ancora. Ne parlano. Finché arrivano Gino e Michele» (Antonio Dipollina).