Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
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Biografia di Paolo Fresco
Fresco Paolo Milano 12 luglio 1933. Manager. Dal 98 al 2003 presidente Fiat (sostituito da Umberto Agnelli) • «Chiamato da Giovanni Agnelli a ricoprire la carica di presidente della Fiat come
successore di Cesare Romiti, in una transizione che i lutti hanno reso
estremamente delicata ma non più rinviabile per la famiglia Fiat. È il 22 gennaio 98 e per l’allora vicepresidente della General Electric si prospetta un rientro in Italia
alla grande dopo la lunga stagione americana della sua carriera. Ha 65 anni e
davanti a sé la bella avventura di guidare la Fiat verso il giro di boa del secolo. E anche
verso un’alleanza che solo lui può assicurare con la sua lunga esperienza, i legami di lavoro, le amicizie che ha
accumulato al di là dell’Atlantico in un mondo col quale l’Avvocato È in sintonia da sempre e al quale si deve ora rivolgere, come ha dichiarato, “per sistemare le cose anche per quando noi non ci saremo più”. Studi al liceo classico Doria di Genova, Paolo Villaggio come compagno di
banco, laurea in Giurisprudenza a Milano, vanta una carriera che ha l’imprinting del colosso americano GE dove approda come consulente legale per poi
salire tutti i gradini fino a raggiungere, nel 92, il triumvirato che compone
il vertice. Amante delle scalate in montagne, giocatore di scacchi, una moglie
di origini francesi, bella casa sulla collina di Fiesole, una fama da “duro” che però contrasta col carattere gioviale e aperto fuori dal lavoro, il futuro
presidente della Fiat sa benissimo che cosa deve fare appena arrivato al
Lingotto. E su questo compito pesano non poco quei legami con l’imprenditoria e la finanza degli Stati Uniti che gli valgono l’appellativo di “Americano”. E infatti È lui, l’Americano, a pilotare la barca del Lingotto verso il numero uno dell’auto mondiale, la General Motors che nel marzo del 2000 diventa l’alleato della Fiat. L’impresa non È facile, anche perché, in una posizione di debolezza, la Fiat deve cercare un socio che non la
fagociti cancellandola dal club dei grandi gruppi internazionali. Nell’inverno 2000 il team di Fresco negozia su più tavoli ma È chiaro subito che preferisce quello degli americani della Gm all’altro dove ha di fronte la Daimler Chrysler. L’operazione va in porto, la Gm acquista il 20 per cento del capitale di Fiat Auto
e la Fiat entra per un 5 per cento nell’azionariato di Detroit. In quell’accordo c’È una clausola che prevede una put option: in altre parole a partire dal 2004 la
Fiat ha il diritto di cedere a Gm il restante 80 per cento e Gm ha l’obbligo di comprare. Lui È convinto di poter arrivare a quell’appuntamento, magari per prendere atto che l’azienda È risanata e che la put option È stata una precauzione inutile. Ma la situazione di Fiat comincia a peggiorare
con conseguente caduta delle prime teste. Nel nuovo scenario i suoi trascorsi
americani sono per lui una sorta di assicurazione. Si dice, ed È vero per molto tempo, che gli Agnelli non possono fare a meno di lui, perché È lui che ha in mano le carte della partita con il socio di Detroit. Nel 2001 il
Lingotto È costretto al primo giro di vite che si conclude con un pesante piano di
ristrutturazione e le dimissioni dell’ad della società dell’auto, Roberto Testore. Da quel momento comincia a vacillare anche la posizione
del presidente “americano” ma È l’Avvocato che per ben due volte in meno di sei mesi scende in campo per
confermare la sua fiducia a un vertice che allora comprende anche Paolo
Cantarella. Quando quest’ultimo lascia la Fiat, Fresco entra in una specie di cono d’ombra che prelude a un finale non scritto negli accordi. In modo non clamoroso
entra in rotta di collisione con la famiglia» (la Repubblica). Poco dopo lascia
• Per impedire alla Fiat di esercitare il put, nel 2005 la General Motors ha
versato nelle casse dell’azienda - essendo amministratore delegato Sergio Marchionne - due miliardi di
dollari.