[1] Lorenzo Soria, La Stampa 25/6; [2] Pierangelo Sapegno, La Stampa 31/3/09; [3] Robin Lynch, la Repubblica 17/7/2001; [4] Silvia Fumarola, la Repubblica 25/6; [5] Maria Volpe, Corriere della Sera 25/6; [6] Tommaso Labate, Il Riformista 7/6/2009; [7] Tut, 17 luglio 2001
Peter Falk, di madre russa, padre polacco e religione ebraica, nasce il 16 settembre del 1927 a New York
Peter Falk, di madre russa, padre polacco e religione ebraica, nasce il 16 settembre del 1927 a New York. A tre anni, un tumore gli costa l’occhio destro. A 30 capisce che vuole fare l’attore ma gli esordi non sono dei migliori. Harry Cohn, leggendario boss della Columbia, dopo il primo provino: «Niente da fare figliolo. Per gli stessi soldi posso prendere un attore con due occhi». [1] Falk si arruola nella Marina, viene respinto dalla Cia e si laurea in Scienze politiche. È alla Syracuse University che conosce la prima moglie, Alice Mayo. Sapegno: «Il fatto è che davvero la sua prima moglie non l’ha quasi mai vista nessuno. Peter Falk era convolato a nozze il 17 aprile del 1960, quando era un attore in cerca di fortuna che faceva solo le parti del delinquente. Aveva adottato due bambine, Catherine e Jackie, perché la loro era una unione impegnata. E Peter era uno che teneva duro». [2] «Negli anni Sessanta ero il mafioso professionista. Tutte le volte che serviva un mafioso chiamavano Peter Falk. Il primo film che ho fatto si chiamava Sindacato assassini, ho avuto una nomination. Credo di essere stato il primo mafioso, distinguendo un mafioso da un gangster. Ricordo il cappotto che indossavo in Sindacato assassini, un mafioso mi disse: “Mi piace quel cappotto. È perfetto per il ruolo. Poi quando non ti serve più lo puoi sempre affittare come ufficio... ha le spalle così grandi”. Ecco, battute così... mi piacciono». (Peter Falk). [3] Falk recita nella serie Hitchcock presenta, e in Nacked. Nel 1961 è Joy boy in Angeli con la pistola di Frank Capra ma la fortuna arriva con il Tenente Colombo nel 1968. [4] Il primo episodio del Tenente Colombo va in onda in America il 20 febbraio 1968, s’intitola Prescrizione omicidio. È firmato da Steven Spielberg ed è l’unico episodio che non si conclude con l’arresto dell’assassino (riesce a scappare). Da allora sono state girate 69 puntate (undici serie e otto film speciali, l’ultimo nel 2003). Il 16 novembre 1974 approda in Italia su Telecapodistria e a partire dal 6 luglio 1977 la serie è su Rai Due per finire poi in replica ogni domenica sera su Rete 4. [5; 6] Shera Danese, seconda moglie di Falk, più giovane di 22 anni. Si sono conosciuti sul set del Tenente Colombo, una mattina alle 6. Sapegno: «Lei s’era svegliata alle 3 e mezza per non arrivare tardi e lui era già lì sul set, con il suo impermeabile. Era l’episodio A Trace of Murder: Shera faceva l’assassina e lui le parlava sempre di sua moglie senza farla mai vedere. Nella realtà è andata che lui ha divorziato e s’è sposato con lei, il 7 dicembre 1977. Hanno recitato assieme in sei episodi». [1; 2] Peter Falk è morto giovedì 23 giugno all’età di 83 anni nella sua villa di Beverly Hills. La famiglia non ha reso note le cause del decesso. Da tre anni l’attore era affetto dall’Alzheimer. [7] Nell’aprile del 2008 viene fotografato fuori dalla sua villa a Beverly Hills in evidente stato confusionale. Sapegno: «Era arrabbiato con il mondo e soprattutto con chi scattava quelle immagini che ne documentano impietose il crepuscolo del protagonista di uno dei polizieschi più amati, in onda sulla tv americana dal 1968. Quelle foto sono state poi utilizzate da Catherine, figlia di Falk, in tribunale contro la seconda moglie, per ottenere la tutela giudiziaria del padre, definito incapace di intendere e di volere a causa dell’Alzheimer. Una battaglia legale che gli States hanno seguito come se si trattasse di uno degli innumerevoli casi del celebre poliziotto con trench e sigaro, ma questa volta con il principale protagonista nella parte della vittima». [2] Catherine Falk, investigatrice privata, nella lettera ai giudici di Los Angeles, ha scritto che lui «non si rende nemmeno conto dei propri bisogni fisici», che «crede di ricordare fatti che non sono mai avvenuti», e che una volta, «ha perso il controllo dell’auto ed è finito contro il muro di un palazzo». Aveva una ferita alla testa e gli hanno ingessato un piede. [2] Da sempre in lotta contro il padre, dopo il divorzio, Catherine gli fece già causa anni orsono per costringerlo a pagarle l’università. Ai giudici mostrò una sua lettera spedita alla scuola per chiedere il rimborso di una retta pagata: «Non fumo, non uso droghe, non bevo alcolici. Perché mio padre non dovrebbe pagare i miei studi?». [2] «Cerco solo di tirare fino a fine giornata» (Il tenente Colombo). Nel 2009 il giudice affida la tutela di Falk alla seconda moglie, Shera Danese, come dalle volontà firmate dall’attore nel 2005. La figlia potrà incontrarlo in casa di un vicino di Beverly Hills. [4] Mezz’ora al mese: «Una mezz’ora che sarebbe scivolata via nella memoria violata del padre. Lui sarebbe tornato ai ritmi incontrollati nella sua casa convertita in atelier, alle cene nel cuore della notte [...]. Falk, del resto il lavoro sistematico lo aveva bandito molti anni prima: “Se la nostra mente è concentrata, probabilmente il risultato sarà il solito cliché. Ma se riusciamo a distogliere la testa e i pensieri dal punto su cui stiamo lavorando, allora potrà venire fuori qualcosa di originale”». [8] Nell’ultimo periodo vive come un barbone. Racconta al suo medico personale, Stephen Read: «Non ricordo neanche di aver interpretato il tenente Colombo». [4] Colombo non ha mai svelato il suo nome di battesimo, ma nell’episodio La pistola di madreperla (Serie I) c’è un’inquadratura sul documento di identità da cui si evince che si chiama «Frank». [6] Prima di essere un serie televisiva, il Tenente Colombo era una pièce teatrale interpretata da Thomas Mitchell. In Tv il ruolo doveva essere di Bing Crosby. [9] Nel 1975, quando Peter Falk firmò il contratto per interpretare la seconda serie, gli fissarono un compenso di 125 mila dollari a puntata, che corrispondevano a 81 milioni delle vecchie lire (con la svalutazione dovrebbero equivalere a 370 mila euro dei giorni nostri). [2] Peter Falk è stato uno degli attori prediletti di John Cassavetes interpretando per lui film come Mariti, Una moglie e Il grande imbroglio. Ha lavorato con Frank Capra, Blake Edwards, Sydney Pollack, Arthur Hiller, Robert Aldrich. Forte di due nomination all’Oscar, l’attore ha sperimentato incursioni anche nel cinema italiano, con Giuseppe De Santis, Giuliano Montaldo e Nanni Loy. [10] Non ha mai apprezzato la tecnologia: «Non ho mai visto un film su Dvd, ma a quanto ho capito oltre al film ti devi sorbire anche il commento degli attori e del regista. Mi è arrivata una proposta, credo che vogliano mettere Colombo su Dvd. Spero di riuscire a scampare il commento, a me basta che guardino il film». [3] Lo stropicciato tenente Colombo ha entusiasmato il pubblico di mezzo mondo coi suoi modi apparentemente svogliati, la sua determinazione e il suo strano sguardo (dovuto all’occhio di vetro). Aveva una Peugeot 403 del 1959 (targata 044 APD) tutta sgangherata, un basset hound che lui chiamava semplicemente «cane», una moglie che lo ha aiutato a risolvere quasi tutti i casi ma che non si è mai vista, un’impermeabile spiegazzato (era il suo, lo comprò a New York nel 1966) e un mozzicone di sigaro sempre in bocca: «Non ricordo di chi fu l’idea di portare il tabacco nella serie. Probabilmente fu una mia idea. Io adoro fumare e i sigari, per un detective fanno più macho rispetto alle sigarette» (Peter Falk). [4] «Ci sono solo due cose che mi allontano da lui: una è che ho smesso di fumare il sigaro. L’altra è che ragiona meglio di me. Mi piace pensare che sia un riflesso della mia personalità. Amiamo gli stessi abiti, le stesse persone. Siamo cresciuti insieme, in qualche strada assolata di Los Angeles» (Peter Falk). [11] «Non ho mai speso troppo tempo al makeup. Se devi interpretare Colombo basta guardarsi allo specchio un secondo. Io sono pronto in un minuto. Il trucco del cane, mezz’ora, durava molto di più». [4] Falk a proposito della moglie Shera: «Quando stiamo per uscire e io sono pronto, lei quasi sempre mi dice: “Aspetta, mi devo mettere il rossetto”. Operazione che qualche volta richiede una buona mezz’ora. [...] Litighiamo anche per i mobili. Lei compra cose molto belle e il problema è che non le puoi usare. Se ti siedi su una poltrona ti avverte che stai per romperla». [11] «Ogni giorno un autobus turistico si ferma davanti al mio cancello. Una volta mia moglie era di fronte casa, l’autista le ha detto, in tono confidenziale: “Ciao, come sta Peter?” Mia Moglie ha guardato su e ha detto: “È morto questa mattina!”» (Peter Falk). [11] «Shera è una donna vivace e piena di vita, che ama vestirsi bene e andare a ballare. Al contrario di me che odio le feste». [6] Amava dipingere nudi femminili («Ma non mia moglie era troppo iperattiva per farmi da modella»), scrivere, e fare passeggiate. Wim Wenders: «In Il cielo sopra Berlino Peter voleva andare a passeggiare in ogni pausa delle riprese, una mania che aveva ripreso da sua nonna, e poi non ritrovava mai il set. In ricordo delle sue passeggiate a Berlino scrissi un frase e gliela feci dire come voce interiore: “Se nonna fosse qui mi direbbe ‘passeggia, vai a passeggiare’”. Peter lesse la frase e rise alla grande: “Un angelo non ha la nonna, Wim”. La frase restò lì per chiunque avesse potuto notarla e avesse confidenza con gli angeli...». [12] Falk era un grande amico di John Cassavetes, fu lui a dare il suo telefono a Wenders per Il Cielo sopra Berlino. Wim Wenders: «Ricordo quella notte, era circa la terza settimana di lavorazione, quando io e la mia assistente ci rendemmo conto che mancava un ruolo. Mancava la figura di un ex angelo, uno che sapeva com’è quando un angelo diventa uomo. Chiamai Cassavetes che mi diede il numero». Lo chiamò: « “Cosa cerca?” “Un ex angelo”. Falk rise. “Un ex angelo? E sta già girando?”. Mi sentii il cuore in gola. Poi smise di ridere. “E non ha un copione?” “No...”. “Ho interpretato al meglio alcune delle mie parti migliori in questo modo... quando ha bisogno di me?”». [12] «Non credo che Dio avesse nessuna intenzione di creare una persona tanto famosa da poter essere riconosciuta da due milioni di esseri umani. Ma nel mio caso sembra proprio sia andata così» (Peter Falk). [11] «Qualche anno fa, in Ecuador, stavamo girando alcune scene nei villaggi indios sulle Ande. Non appena ho messo piede giù dalla macchina, gli indios, discendenti degli Aztechi, si sono precipitati fuori dalle loro casupole e si sono messi a strillare: ”C’è il tenente Colombo! C’è il tenente Colombo!”» (Peter Falk). [13] «Ah, ci sarebbe un’altra cosa...» (Il tenente Colombo). (a cura di Jessica D’Ercole) Note: [1] Lorenzo Soria, La Stampa 25/6; [2] Pierangelo Sapegno, La Stampa 31/3/09; [3] Robin Lynch, la Repubblica 17/7/2001; [4] Silvia Fumarola, la Repubblica 25/6; [5] Maria Volpe, Corriere della Sera 25/6; [6] Tommaso Labate, Il Riformista 7/6/2009; [7] Tutti i giornali del 25/6; [8] Il Foglio 25/6; [9] Giorgio Carbone, Libero 25/6; [10] Ro. Rom., la Repubblica, 18/12/2008; [11] Il Secolo XIX 25/6; [12] Wim Wenders, la Repubblica 25/6; [13] La Stampa 18/6/2001.