Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 21 Martedì calendario

«SALVIAMO I PLATANI DELL’ARA PACIS»

«Siamo pronti a dare battaglia con tutti i mezzi. Abbiamo intenzione di duplicare la vittoria ottenuta contro la costruzione del parcheggio del Pincio». Carlo Ripa di Meana, presidente della sezione romana di Italia Nostra, darà il via all’ attacco questa mattina, in una conferenza stampa aperta a tutti i cittadini. La difesa questa volta riguarda la passeggiata di Ripetta e un’ ottantina di platani secolari del lungotevere, che verrebbero demoliti per far posto al sottopasso dell’ Ara Pacis. «L’ intero quartiere di Ripetta rischia di essere di nuovo sbranato dopo l’ espianto, mai accettato, dell’ ospedale San Giacomo e del suo eccellente pronto soccorso cardio-neurologico». Accanto a Ripa di Meana ci saranno l’ architetto Bruno Filippo Lapadula, che insegna Storia dei giardini alla Sapienza, e due agronomi forestali i quali hanno stilato un rapporto in cui dimostrano che la quantità di terra che resterebbe sopra il sottopasso risulta talmente esigua da non permettere la vita di alberature di alcun genere. «Ricordiamo - prosegue Ripa di Meana - che questo tratto di lungotevere si trova all’ interno del perimetro del Centro storico, considerato patrimonio dell’ umanità dall’ Unesco. E nel regolamento sugli scavi, previsto dalla delibera comunale, è precisato che gli antichi alberi, considerati «patriarchi» per la loro vetustà e ampiezza, devono restare a più di cinque metri di distanza da ogni eventuale scavo, in modo che il terreno a disposizione delle piante sia sufficiente a garantirne la vita. Ora, dai documenti ufficiali del progetto per il sottopasso, risulta che la distanza dello scavo dai tronchi dei platani è appena di due metri e mezzo». Lapadula fa notare che verrebbe completamente stravolta anche la storica passeggiata di Ripetta, realizzata nel 1848 dall’ architettto Giuseppe Camporese su progetto di Giuseppe Valadier, il quale aveva sognato che dai giardini del Pincio si potesse scendere e proseguire la passeggiata, senza interruzioni del verde, fino alla riva del fiume. All’ appello di Italia Nostra hanno già aderito associazioni cittadine come il «Comitato per il Tevere» e «Roma Tiberina». Francesca Di Castro, vicepresidente di quest’ ultima, chiede che venga sospesa «un’ opera che si preannuncia un vero e barbaro insulto alla Città e ai romani» e fa notare che il sottopasso, «iniziando dopo l’ incrocio con via Tomacelli, proprio davanti al famoso muro di Meier che già da solo toglie visibilità e taglia le chiese di San Gerolamo dei Croati e di San Rocco, creerebbe un baratro, aumentando l’ impatto oltraggioso di quel muro e trasformandolo in un muraglione insormontabile che costringerebbe i pedoni a muoversi in fila indiana».
Lauretta Colonnelli