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 2011  giugno 26 Domenica calendario

Sul premio giornalistico si abbatte lo tsunami del dramma fotocopia - L’informazione al tempo di Internet è, al tempo stesso, faci­lissima e infernale

Sul premio giornalistico si abbatte lo tsunami del dramma fotocopia - L’informazione al tempo di Internet è, al tempo stesso, faci­lissima e infernale. Grazie al web si tro­va e si copia tutto, per colpa del web ti trovano e ti sco­prono tutti. Succede tutti i giorni, a ognuno di noi. Però ci sono volte in cui la dose di leggerezza da una par­te e di sfortuna dall’altra è decisa­mente eccessiva. Come in questo caso. Il«caso» è l’assegnazione - avve­nuta ieri sera al Teatro «Giuseppe Verdi» di Trieste in un galà che sarà trasmesso da Raiuno sabato 2 lu­glio - del prestigioso Premio Lu­chetta per il giornalismo. Dove, nel­la sezione «Quotidiani e periodici», è stato premiato un reportage di Giusi Fasano pubblicato dal Corrie­re della Sera il 19 marzo 2011 col tito­lo La classe dei trenta bambini che aspettano ancora i genitori . Un pez­zo- come recita la motivazione del­la commissione esaminatrice -«sul dramma di un’intera classe di bimbi giapponesi che, dopo il terre­moto e lo tsunami, hanno perso completamente la parola nell’an­gosciante speranza di rivedere i propri genitori». Un articolo com­movente, appassionato e appassio­nante,ma non originale, fortemen­te ispirato, forse troppo, a servizi pubblicati su altri giornali stranieri e «rivenduto» come proprio dalla giornalista italiana, senza citare la fonte. La circostanza è stata denuncia­tada un blog,Giappone Mon Amour ,che, due giorni fa, ha svela­to le fonti originali dell’articolo, chiedendo alla giornalista premia­ta un’ammissione di colpa e alla Fondazione che assegna il premio un gesto di maggiore trasparenza. «Di fronte all’assegnazione di un premio così prestigioso - scrive il blog - è un grande rammarico do­ver constatare che l’articolo risulti essere una copia ricalcata nei con­tenuti, struttura e ordine degli even­ti di un altro articolo pubblicato tre giorni prima, il 16 marzo 2011 dal quotidiano britannicoTelegraphe riproposto il 18 marzo dalDaily Mailcon un impianto ancora più vicino a quello scelto successiva­mente dalla Fasano». E poi l’attac­co più duro: «Confrontando le due versioni appare evidente che l’ap­portooriginale della giornalista si sia limitato ad aggiunte di “colore”, quali possono esserlo l’isolamento e il silenzio che contraddistingue i trenta bambini o il loro presunto “preoccupante mutismo, che nes­s­un medico finora è riuscito a far so­spendere”, o ancora a immagini quali quella notturna dei bambini che si “scaldano stando vicini,dor­mendo appiccicati sotto una mon­tagna di coperte”. Nessuno di detti particolari ha fino a prova contra­ria carattere di veridicità, in quanto non appaiono nell’articolo del Tele­graph né hanno mai potuto riflet­tersi negli occhi della “inviata” che per sua stessa ammissione non è mai stata sul posto». Da parte sua la giornalista, invia­ta in Giappone dal Corriere nei gior­ni del terremoto, contattata dalGiornaleammette di aver letto la storia sulla stampa straniera, ag­giungendo: «L’ho vita su altri gior­nali, è vero, ma ho verificato che la notizia fosse vera. Ho provato a rag­g­iungere la scuola e non ci sono riu­scita. Con la mia interprete ho con­t­attato alcune persone del luogo che mi hanno confermato la vicen­­da e l’ho scritta. La mia dimentican­za è stata non citare nel mio pezzo che la cosa fosse già uscita sulla stampa inglese». E il fatto, come so­stiene chi ha messo a confronto gli articoli, che ci siano dei calchi lette­rali? «Può darsi. Non ricordo. Biso­gnerebbe leggerli insieme - è la ri­sposta dell’inviata delCorriere- . E comunque la storia era così bella che valeva la pena farla conoscere ai lettori italiani anche traducendo­la pari pari, se fosse stato necessa­rio ». Di fatto, la stessa posizione as­sunta dal Premio Luchetta, i cui giu­rati ( tutti eccellenti, da Mazza a Ca­­relli, da Mimun a Bianca Berlin­guer) hanno fatto sapere che il Pre­mio «non si propone di assegnare meriti speciali agli autori di “sco­op” o reportage esclusivi, ma di va­­lorizzare storie e articoli capaci di raccontare e denunciare, con inci­sività e insieme sensibilità, i casi di infanzia violata... La giuria non ha mai inteso riconoscere una qual­che primogenitura nell’articolo di Giusi Fasano, ma semmai la capaci­­tà di restituire, anche ai lettori italia­ni, un caso che ha fatto parlare pro­prio perché emble­matico delle ter­ribili conseguenze di una catastro­fenaturale». Ieri pomeriggio, a poche ore dal­la cerimonia, a Trieste c’era maret­ta. Giusi Fasano, firma storica delCorriere ,poco prima di ritirare il premio rivendicava la propria pro­­fessionalità. Mentre il blog Giappo­neMon Amourribadiva che «se è anche prassi riprendere una noti­zia “bucata”, il buon giornalismo vorrebbe, però, che si aggiungesse­ro altri particolari, ulteriori notizie, oltrepassando quella di partenza, offrendo al lettore qualcosa in più. Qui invece mi pare che si tratti di articoli “fotocopia”».