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 2011  giugno 26 Domenica calendario

QUESTA GOGNA STA UCCIDENDO LA DEMOCRAZIA

Quando lo Stato s’impiccia di quel che fanno e di che cosa si dicono tra di loro i cittadini, i cittadini diven­tano sudditi e lo Stato una tirannia. Quando la segretezza delle comu­nicazioni private è sistematica­mente violata e la loro registrazio­ne è pubblicata dai giornali e tra­smessa da radio e tv, il potere pubblico limita­to per legge, quello li­berale, si trasforma in potere totalitario. Non c’è obbligo di azione penale che possa mini­mamente giustificare il romanzo a puntate degli origliamenti che in Italia, e solo in Italia, si scrive e si pubblica ogni giorno. Decine di migliaia di pagine di in­famia, prive di attinen­za con le indagini che solo in apparenza le giustificano, snaturano la politica e la democra­zia, ci fanno regredire alla fase pri­mitiva della soggezione totale a un soggetto che ci sovrasta imperso­nalmente e ci incute timore e tre­more nella forma sempre più diffu­sa dell’intrusività tecnologica. Se non si blocca questo meccanismo, tutto il resto è inutile: votare e auto­governarsi diventano, in un regi­me senza privacy, parole vuote. Una santa alleanza di governo, op­posizione e poteri neutri dovrebbe prendere atto di questo fatto e provvedere subito.
La questione non riguarda affatto la sola maggioranza di governo. Chi ha impedito alle cooperative di sinistra di «avere una banca»? Le intercettazioni. Chi ha stroncato la carriera politica del leader forte del centrosinistra, Massimo D’Alema?Le intercettazioni. Chi fece cadere il malandato governo dell’Unione presieduto da Romano Prodi? Le intercettazioni. Chi favorisce l’ondata di delegittimazione di tutta la politica e la vittoria degli outsider più demagogici, in aperto contrasto con la necessità di costruire una coalizione alternativa di governo? Le intercettazioni.
Ma c’è altro. Dov’è che avviene la saldatura tra il partito combattente dei magistrati, che lavora per la propria influenza politica e tutela corporativa, e il partito mediatico che governa di fatto la televisione e i giornali? Nella pratica delle intercettazioni e nel loro abuso pubblico. Su che cosa si fondano le incursioni disgustose della pornopolitica e le ondate di falso puritanesimo che puntano a un impudico governo delle virtù o dei migliori innalzato sulle forche spionistiche, sulla fine del pudore? Sulle intercettazioni.
L’origliamento abusivo travestito da azione legale, con la pubblicazione spensierata sui giornali o la trasmissione via etere di conversazioni private: questo è l’alfa e l’omèga del feroce attacco alla politica e alla democrazia iniziatosi sotto la Repubblica dei partiti e proseguito da quasi vent’anni sotto il segno della Repubblica delle procure. La Costituzione impone la tutela della segretezza delle comunicazioni, salvo eccezioni precise e penalmente legittimate, e l’offensiva del partito politicamente irresponsabile si dispiega in aperta violazione della Carta. Nel segreto, pensavano i costituenti, il cittadino realizza la propria libertà privata, di cui può fare un uso legale o un uso criminale, ma quel che conta è la sua libertà, che solo sotto condizioni certe di legge si può limitare. Lo stesso ragionamento che aveva indotto i padri costituenti, i quali sapevano benissimo che delle immunità parlamentari si poteva fare un uso improprio e perfino aberrante, a stabilire comunque con l’articolo 68 della Costituzione, abrogato nell’anno del Terrore giustizialista, che per mettere sotto scacco penalmente un membro delle Camere occorreva la loro autorizzazione.
Gli origliamenti di Stato hanno sostituito i pentiti e i delatori di Stato che disintegrarono la Repubblica dei partiti con accuse di corruzione e di mafia propalate dai professionisti della forca. Corruzione e mafia c’erano e ci sono. Il punto è che la lotta contro la corruzione e la mafia si è trasformata in un’arma politica impropria, in decimazione del sistema rappresentativo, in gogna che travolge persone e funzioni a prescindere dagli esiti delle indagini e dei processi, che si fanno prima del dibattimento con la detenzione preventiva e la gogna preventiva al cospetto dell’opinione pubblica. In nessuna parte del mondo gli origliamenti di Stato e la loro diffusione selvaggia hanno la funzione politica rivestita in Italia dalle ondate successive di intercettazioni. Se governo, opposizione e poteri neutri non saranno in grado di troncare il fenomeno, è meglio che se ne vadano tutti a casa.