Francesco Piccolo, Domenica-Il Sole 24 Ore 26/6/2011, 26 giugno 2011
VOTARE BENE SI PUÒ
Si discute molto su come cambiare il sistema di votazione dello Strega. La questione è nella sostanza questa: la stragrande maggioranza dei giurati dà il suo voto all’editore di riferimento, per vari immaginabili motivi; gli editori passano le settimane che precedono lo Strega a raccogliere voti, e molti giurati si lamentano delle centinaia di telefonate che ricevono. Infine, la maggior parte dei giurati non mette nell’urna la scheda ma la dà nelle mani dell’editore o dell’autore, per testimoniare la propria fedeltà; un atto che ha qualcosa di inquietante e minaccioso: non basta nemmeno la dichiarazione di voto, si ha paura che qualcuno dica una cosa e ne faccia un’altra. Quindi, persone notevoli nel campo intellettuale non vengono credute, e sono costrette a consegnare la scheda all’editore. Se si continua a dare il voto agli editori, grandi o piccoli che siano, si possono mettere duemila regole complesse, cambierà poco. Come ha detto Erich Linder: «I problemi, in Italia, non si risolvono: con grande acribia, si complicano, per evitare di affrontarli (mai che si rimuova un’automobile in un parcheggio vietato: si preferisce discutere sul traffico urbano)». Dal primo giorno in cui ho accettato di far parte della giuria, leggo i libri, scelgo quello che mi piace di più, e lo voto. Non solo: dichiaro il mio voto per quel libro (quest’anno Storia della mia gente di Edoardo Nesi). Non solo: prendo la mia scheda, la compilo e il giorno della votazione la metto nell’urna.
Provate a rileggere queste righe appena sopra, e ditemi se trovate per caso qualcosa di eroico o eccezionale. Se non si dovrebbe fare così, se non è semplice. Bisogna dare il voto agli autori – anzi, nemmeno: al singolo libro. Su 400 giurati, a comportarci così siamo ancora pochi. Pochissimi. C’è un ostacolo: bisogna leggersi i libri che partecipano. C’è un vantaggio: dopo qualche telefonata il primo anno, non mi telefona più nessuno. Sanno che voto il libro che mi piace, e sanno anche qual è (questo significa che quelli che si lamentano delle telefonate continue, sono proprio quelli che promettono voti a destra e a manca). C’è un altro vantaggio: è una posizione inattaccabile. Far parte della giuria, mangiare le tartine, dire che fa tutto schifo (compreso le tartine), e consegnare il voto all’editore con la giustificazione del disprezzo, è il modo tutto italiano di fare gli intellettuali. Basterebbe prenderla seriamente. Basterebbe, insomma, spostare la propria auto e parcheggiarla bene.