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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

“La Terra è già incinta del bimbo 7 miliardi” – Ha poco meno di 12 anni Adnan Nevic. È nato il 12 ottobre del 1999 nel reparto maternità di un ospedale di Sarajevo

“La Terra è già incinta del bimbo 7 miliardi” – Ha poco meno di 12 anni Adnan Nevic. È nato il 12 ottobre del 1999 nel reparto maternità di un ospedale di Sarajevo. A dargli il benvenuto al mondo, oltre a genitori e parenti, ci fu allora anche il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Perché secondo un calcolo non si sa quanto accurato, date le dimensioni planetarie dell’impresa, in quel momento gli abitanti della terra erano esattamente 5.999.999.999. Ed al piccolo, inconsapevole bebè bosniaco, andò la targa di seimiliardesimo inquilino del pianeta. Annan lo salutò con parole di speranza e fiducia. Lo aspettava, disse, un futuro di felicità, relativo benessere e di decente istruzione. Non è stato così. Oggi Adnan vive sempre nella casetta di due stanze dei poveri genitori, il padre sta morendo di cancro, la madre non ha lavoro e lui rischia di dover interrompere gli studi. Ma il suo destino sarà comunque, sostengono i demografi delle Nazioni Unite, molto più accettabile di ciò che attende il suo successore, quanto a primati di natalità planetaria. Perché nel giro dei prossimi quattro mesi, presumibilmente proprio in ottobre, nascerà l’abitante della Terra numero 7 miliardi. Non si sa ancora dove con precisione, ma probabilmente in India, il paese dove la crescita demografica è più impetuosa: ogni anno la popolazione cresce di 27 milioni di persone. Si chiamerà Shyam, o Indira, o Rajiv. O ancora, se l’ago della bilancia natale dovesse spostarsi altrove, Hu, o Chang, o Lin-Lin, qualora fosse il colosso cinese ad aggiudicarsi il neonato recordman. Lo attende, secondo le proiezioni Onu, una vita durissima, di sottosviluppo, fame e disoccupazione. E soprattutto una corsa biblica verso le città: una global-urbanization che sommergerà i centri abitati del pianeta con un fiume di tre miliardi di persone, creando a raffica mega-metropoli. La tappa del settemiliardesimo bebè arriva ad appena 12 anni di distanza dal piccolo Adnan. Secondo gli analisti dell’Undp, il dipartimento Onu per la popolazione, entro il 2050 saremo quasi 9 miliardi e mezzo, entro la fine del secolo i dieci miliardi saranno abbondantemente superati. Con effetti inevitabilmente destabilizzanti per gli equilibri del pianeta e di chi lo abita. In poco più di un secolo la popolazione del pianeta si è moltiplicata per quattro. Già il genio di Luis Buñuel vedeva nel boom demografico uno dei cavalieri dell’Apocalisse al galoppo. Ogni politica demografica (salvo quella cinese) è fallita e l’Onu che prevedeva una sensibile flessione della nascite ha ora rivisto al rialzo le stime. Cosa dar loro da mangiare? Dove saranno sistemati i 7 miliardi ora ed i 10 di fine secolo? È la sfida del terzo millennio. Saranno terzo e quarto mondo i teatri dell’urbanizzazione record: è lì che si darà il 91% del processo di inurbamento dei prossimi decenni. Rendere le megalopoli vivibili per decine di milioni di persone dovrà essere quindi l’obiettivo degli amministratori in modo che non si formino immense ed ingestibili sacche di esclusione. È su questo che sta lavorando con la sua Agenda per il Terzo Millennio l’Institute for the Future, prestigioso centro di ricerca californiano. «Come garantire acqua potabile e servizi sanitari alla moltitudine di inurbati di megalopoli che potranno arrivare perfino a 100 milioni di abitanti è la priorità del futuro», ha spiegato il suo direttore, Anthony Townsend. Gli agronomi dell’Istituto hanno nuovamente denunciato la perdita di suolo coltivabile inghiottito dal cemento per costruire alloggi, e dallo sfruttamento esasperato da parte dei colossi multinazionali dell’agro-industria. Urbanisti e sociologi ammoniscono che la sostenibilità deve diventare il principio centrale per nuovi codici di edificazione: ad esempio la progettazione di ampi balconi per autocoltivazione, «un orto sul terrazzo per consentire a chi vi abita di avere risorse limitate ma sicure». Le megalopoli dovranno inoltre essere ad elevata efficienza energetica, puntare su risparmio e riciclaggio per evitare anche i rischi di epidemie da rifiuti, sulla connettività tecnologica per il lavoro remoto e telematico in luogo dello spostamento di troppe persone. E dovranno eliminare il traffico privato, come ha spiegato Alejandro Zaera, uno degli architetti che hanno contribuito a The endless city, un testo recepito dall’Istituto per il Futuro che illustra i suggerimenti per la sopravvivenza nelle città del mondo sovrappopolato.