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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

L ’ Enrico Mattei della «vulgata» e quello reale, come emerge dai documenti e dalla ricerca storica

L ’ Enrico Mattei della «vulgata» e quello reale, come emerge dai documenti e dalla ricerca storica. A quasi cinquant’anni dall’ «incidente» di Bascapè (il 27 ottobre 1962) dove trovò la morte, diventa forse oggi possibile tracciare del fondatore dell’Eni un profilo più attinente al contesto del dopoguerra e degli anni 50. Se ne è parlato in un incontro della «Fondazione Corriere» con gli storici Bruna Bagnato e Daniele Pozzi, e con Mario Pirani, editorialista di Repubblica e ex collaboratore di Mattei: ne è emerso il ritratto di un imprenditore pragmatico, capace di sfruttare al meglio le competenze maturate nell’Agip del Ventennio (di cui non fu liquidatore «pentito» ). Molto spesso, anche sul versante internazionale, più in linea con la politica estera italiana di quanto si sia ritenuto. Con qualche eccezione: come nell’appoggio sotterraneo alla rivoluzione algerina, di cui lo stesso Pirani è stato protagonista nella veste di «ambasciatore» non ufficiale presso il Fln a Tunisi. Mattei è stato anche l’unico imprenditore italiano a essere oggetto di film e fiction, dal «Caso Mattei» di Francesco Rosi all’ «Uomo che guardava al futuro» di Rai Fiction e Lux Vide. Ma per Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere, lo spirito del «vero» Mattei sarebbe un altro: quello colto dal raro e sfortunato documentario (in parte censurato dalla Rai) che lui stesso commissionò a Joris Ivens. Opera che porta un titolo significativo: «L’Italia non è un Paese povero» . Stefano Agnoli