Alberto Piccinini, Alias 18 giugno 2011, 18 giugno 2011
«Suze Rotolo te lo può raccontare, perché Suze sa meglio di tutti quello che ascoltavo nel 1961, nel 1962, quando non c’era nessuno attorno: i dischi di Elvis Presley
«Suze Rotolo te lo può raccontare, perché Suze sa meglio di tutti quello che ascoltavo nel 1961, nel 1962, quando non c’era nessuno attorno: i dischi di Elvis Presley. E ti racconterà quante notti sono rimasto sveglio a scrivere canzoni, e gliele ho fatte sentire e le ho chiesto se andavano bene. Perché i suoi genitori stavano nel sindacato e lei era da un pezzo coinvolta con le robe di uguaglianza e libertà, da molto prima di me». È una notte di marzo 1966. In volo su un bimotore privato tra Lincoln e Detroit dove suonerà l’indomani, Bob Dylan parla a ruota libera dentro un registratore a bobine. Di tutto: politica, amore, sesso, rock’n’roll, soldi. Ha 25 anni e ha appena finito di registrare Blonde on Blonde, uno dei suoi dischi capolavoro. È in tournee da sei mesi, è stravolto, ma non molla. «Ci vuole un sacco di medicina per tenere questo ritmo», confessa a un certo punto al suo interlocutore, con un’occhiata di intesa. Robert Shelton, che tiene il microfono è il quarantenne critico musicale del New York Times. È un amico. Conosce Suze Rotolo, l’ex fidanzata di Dylan immortalata sulla copertina di The Freewheelin’. Conosce bene l’ambiente per non scandalizzarsi di fronte alla «medicina»: da che mondo è mondo i musicisti rock’n’roll si tirano su con l’anfetamina durante le tournée massacranti. [....]