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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

CERCANSI 500 MILIARDI PER SALVARE L´EUROPA

Le decisioni prese negli ultimi giorni eviteranno una crisi immediata. Tuttavia è in atto una lenta deriva wagneriana verso una futura ristrutturazione del debito in alcuni Paesi della periferia. I tassi di interesse greci, che si aggirano attorno al 18% (per le obbligazioni a 10 anni) e al 30 (per quelle a due anni) testimoniano di questa traiettoria. I mercati stanno scontando un 80% di probabilità di un default greco.
La Grecia e gli altri Paesi della periferia potrebbero non essere mai in grado di ripagare il debito accumulato. In Grecia, il programma di austerità ha portato a una profonda recessione, con una caduta del Pil del 4,5% nel 2010. Poiché il ritmo della riduzione degli introiti fiscali e più rapido di quello della spesa dello Stato, le finanze pubbliche si sono deteriorate. Il debito ora si avvicina al 145% del Pil e la previsione è che, malgrado gli aiuti di Ue e Fmi, nel 2013 questo rapporto aumenti ancora.
L´implementazione delle riforme strutturali si sta rivelando difficile e lenta. Il piano per privatizzare l´equivalente di 50 miliardi di attivi appare irrealistico. Anche solo 15 miliardi potrebbe dimostrarsi un obiettivo ambizioso. L´idea difesa dall´intellighenzia della Ue e della Bce secondo la quale la Grecia è "solvente", parte dal presupposto che ciò che la Grecia ha di più prezioso, il Partenone o le belle isole dell´Egeo, possa essere venduto a qualche oligarca russo o cinese.
La Grecia e gli altri Paesi della periferia sono intrappolati in un circolo vizioso. Una economia debole aumenta i deficit di bilancio i quali, a loro volta, fanno lievitare il debito dello Stato. Per invertire questo deterioramento del finanze occorrerebbero tagli più consistenti alla spesa dello Stato e tasse più alte, che comporterebbero, però un´ulteriore contrazione dell´economia. In questo quadro, il rating sulla prospettiva del credito si deteriorerebbe, riducendo l´accesso al credito commerciale e imponendo un più alto costo del denaro che contribuirebbe a cali ulteriori. Dato che alcuni di questi Paesi sono anche dipendenti dai finanziamenti esterni tramite le banche e gli investitori, una crisi finanziaria diventerebbe quasi inevitabile.
Quanto sia difficile sottrarsi a questa spirale è spiegato con la quota sempre maggiore del gettito fiscale necessaria per servire il debito. Per pagare gli interessi sul debito alla Grecia occorre più del 30% del totale delle imposte riscosse. Per l´Irlanda, il Portogallo e la Spagna, la proporzione è del 18, 14 e 10%.
È improbabile che la crescita economica raggiunga i livelli necessari per rendere sostenibile nel breve periodo l´attuale peso del debito in questi Paesi sovra-indebitati. Ciò comporta dei problemi finanziari aggiuntivi, che non permettono di ridurre la loro dipendenza dai programmi di salvataggio. Più a lungo queste economie resteranno deboli, più diventerà difficile il problema. I governi sono sempre meno in grado di aggiustare le finanze pubbliche con la rapidità necessaria per salvaguardare l´accesso al credito e la fiducia del mercato. Questa spirale costringe alla fine il Paese a una ristrutturazione del debito o alla bancarotta. Nel frattempo, il fabbisogno di risorse per ripagare il debito in scadenza e di finanziamenti aggiuntivi per ripianare i buchi nei bilanci potrebbe ammontare anche a 500 miliardi solo per Grecia, Irlanda e Portogallo.
SATYAJIT DAS*

* Autore di "Denaro estremo: i signori dell´universo e il culto del rischio".
Traduzione di Guiomar Parada