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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

SINDACATO MULTINAZIONALE IN FIAT

Nei prossimi giorni toccherà a un volantino, scritto in più lingue e affisso nelle bacheche dei 203 stabilimenti sparsi per il mondo, ufficializzare la nascita del network mondiale dei sindacati del gruppo Fiat-Chrysler. Una realtà in fase di costruzione che ieri a Torino, nel campus dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ha compiuto il suo primo passo: un comunicato congiunto firmato dai 40 partecipanti, una lettera indirizzata a Sergio Marchionne (unico manager con cariche sia in Fiat Spa, che Fiat industrial e Chrysler) e una valanga di commenti soddisfatti, a dimostrare che – per quanto sperimentale – il coordinamento è un’idea che piace.

Piace ai rappresentanti arrivati dagli Stati Uniti, dalla Polonia, dalla Serbia, ma anche agli italiani. Perché, pur con i soliti distinguo, è evidente a tutti che se viste da vicino le posizioni possono sembrare lontanissime, guardandole un po’ più da lontano paiono decisamente più vicine, con tutto ciò che ne consegue in termini di possibili convergenze. «Con un approccio globale possiamo ottenere molto più di quello che è alla nostra portata in ogni singolo stato», dice l’americano Bob King (si veda l’intervista a fianco), che nelle doppie vesti di numero uno della Uaw e azionista al 41,5% di Chrysler attraverso il fondo Veba, era il più atteso a Torino. Ma il pensiero è sottoscritto da tutti: «Abbiamo sottolineato i vantaggi che tutte le parti hanno a stabilire rapporti di collaborazione – spiega Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim – . Per i sindacati italiani è un bel passo in avanti». «Superare le frontiere degli Stati – evidenza invece Gianluca Ficco della Uilm – è l’unico modo per riuscire a incidere sulla globalizzazione e per difendere efficacemente i lavoratori che rappresentiamo».

Semaforo verde anche da parte della Fiom, anche se il coordinatore nazionale auto, Enzo Masini, tiene a sottolineare che «la posizione del sindacato Usa è molto diversa dalla nostra». «Loro – fa notare Masini – sono condizionati dal salvataggio da parte della Fiat, e non conoscono la sua faccia gerarchica, decisionista, poco coinvolgente. Noi sindacati europei conosciamo meglio l’azienda e abbiamo sottolineato i nostri elementi di preoccupazione».

Una lettera a Marchionne

Diversità di vedute che però non hanno impedito la condivisione di una lettera indirizzata a Sergio Marchionne, una pagina in cui si richiede formalmente l’apertura di un tavolo per il raggiungimento di un accordo quadro internazionale, sul modello di quanto già realizzato ad esempio in Volkswagen, Psa e Renault. «Considerateci partner a pieno titolo – scrivono nella lettera i sindacati –: abbiamo sempre dimostrato responsabilità quando ciò è successo e abbiamo lavorato costruttivamente sia per le società che per i nostri iscritti».

L’obiettivo dunque è quello di avviare una sorta di negoziato globale, che certo (almeno per ora) non potrà sostituire quelli nazionali ma che dovrà, tra l’altro, stabilire una sorta di condizioni minime – anche salariali – da applicare in tutti gli stabilimenti del gruppo.

I prossimi passi

Agenda alla mano, prossimo passo sarà la costituzione e il riconoscimento del World workers council, un consiglio mondiale (ristretto) dei delegati del gruppo a cui il Lingotto potrà far riferimento. Non solo: la riunione di ieri ha stabilito anche che la rete sarà guidata da Paolo Caucci (Uaw), insieme con il leader della Fiom Maurizio Landini, della Fim Vitali, della Uilm Eros Panicali e un rappresentante brasiliano. Le prossime sedute si terranno sempre a Torino («Anche se la sede del gruppo sarà trasferita a Detroit», hanno scherzato alcuni sindacalisti), a partire dall’autunno: «Anzitutto – prosegue Vitali – intendiamo definire nei dettagli il perimetro del gruppo Fiat-Chrysler con tutto quello che c’è dentro», un calderone da 230mila addetti con salari molto diversi e decine di contratti applicati. «Quindi – sottolinea ancora il segretario Fim – ragioneremo sugli obiettivi comuni già sul breve periodo, ad esempio sul versante delle riorganizzazioni imposte dal World class manufacturing».

All’incontro torinese hanno partecipato i sindacati degli stabilimenti Fiat e Chrysler di Francia, Germania, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Serbia e Usa; assenti, seppur giustificati, quelli di Messico, Brasile e Canada.