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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

SONO GIOVANI, FORTI E VOGLIONO L’AZZURRO

Si sentono italiani senza passaporto, corrono, saltano e parlano in dialetto, studiano nelle nostre scuole e si allenano sui nostri campi, allevati da una scuola tecnica nazionale che insieme con loro ha scoperto la voglia di ricominciare a macinare lavoro e sudore sui dimenticati campi di atletica della Penisola. Sono la Nuova Italia di pista e pedane, un esercito di giovani promesse dai nomi esotici e dalle nazionalità variopinte, immigrati di seconda generazione che hanno deciso di offrire il loro talento alla causa nazionale. Lo scorso weekend ai campionati italiani juniores e promesse di Bressanone i ragazzi della Nuova Italia, multietnica e allegra, hanno vinto 12 titoli, ma per molti la strada della nazionale è ancora sbarrata a causa di una delle più rigorose leggi sulla concessione della cittadinanza (datata 1992) tra quelle vigenti in Europa. Per diventare italiani devono passare 10 anni di documentata e continuativa residenza, sempre che i genitori in altre faccende affaccendati si siano ricordati di fare regolare richiesta. Diventare cittadini della Repubblica italiana è il primo record da realizzare. C’ è chi ce l’ ha fatta, come Sheik Ali Moh Abdikadar, somalo diventato maggiorenne 10 giorni fa, arrivato a Sezze nel 2006 con la mamma scappata dalla guerra. Andrea Orlandi, tecnico della Nuova Atletica Studentesca, un po’ allenatore, un po’ missionario, un pomeriggio lo vide con il fratello Mohamed giocare al calcio all’ ombra delle case popolari dove aveva trovato ospitalità: «Avevano una dote naturale nella corsa, gli chiesi se avessero voluto provare con l’ atletica. Il giorno dopo si presentarono puntuali in pista e non sono più andati via». A Bressanone Moh ha bissato il titolo di 800 e 1500 e adesso punta dritto agli Europei juniores di Tallinn: «La fortuna ha voluto che alla mamma fosse riconosciuto lo status di rifugiata politica mentre Moh era ancora minorenne, altrimenti adesso starebbe ancora lì ad attendere». Chi invece dovrà patire un altro anno per poter iniziare a pensare in azzurro è Dariya Derkach, ucraina arrivata nel 2002 a seguito di mamma Oksana a Pagani (Salerno), il migliore talento dell’ esercito dei nuovi italiani, figlia d’ arte che in primavera ha stupito tutti monopolizzando le liste mondiali stagionali juniores di salto in lungo e triplo. Per veder riconosciuti i propri primati italiani deve attendere che la burocrazia faccia il suo corso. Intanto salta e aspetta, rinunciando alle proposte economiche che le sono piovute dalla Spagna, dove per meriti sportivi si chiude un occhio sugli iter burocratici, e alle ripetute convocazioni della nazionale Ucraina che manderebbero all’ aria i suoi piani. Un libro si potrebbe scrivere sulla storia di Mohamed Mouaouia, una serie infinita di titoli giovanili da apolide dello sport: lui garantisce di essere nato in Marocco nel 1991 e si può solo crederci sulla fiducia. Arrivò a Napoli da clandestino, ma non si ricorda come, per cercare in Italia il padre Miloud e sulle sue tracce finì a San Pier d’ Isonzo, nel Goriziano. Rimasto solo, si è trasferito nel Nord Est e ha iniziato a correre e vincere. Per se stesso, perché oggi non ha un Paese per cui gioire. Gli italianissimi Hassane Fofana (110 ostacoli, Costa d’ Avorio), José Bencosme (400 ostacoli, dominicano), Gloria Hooper (100 e 200 metri, Ghana), Atoll Lau (asta, Hong Kong) e gli aspiranti tali Yassine Rachik (5000, Marocco), Eusebio Haliti (400 e 400 ostacoli, Albania) e Abdellah Haidane (5000, Marocco) sono i nuovi campioni italiani junior e promesse. A loro, primogeniti della nuova Italia multirazziale, è affidato il futuro a colori di una sbiadita atletica azzurra.
Valerio Vecchiarelli