Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 23 Giovedì calendario

MA NEL MONOLITO SI ALLARGANO LE CREPE

I poteri forti, è tutta colpa dei poteri forti «che non vogliono cambiare questo Paese e hanno iniziato a scatenarci contro i giornali», come sostiene Federico Bricolo capo dei senatori leghisti. O di chi «continua a scrivere nefandezze, persone che ormai guadagnano troppo e non hanno più il polso della situazione», come aggiunge Rosi Mauro, vicepresidente del Senato. Falsità, tutte balle. «Non c’è posto nella Lega per chi pensa a litigare». «Noi non siamo come gli altri partiti». «Meglio leggere solo il quotidiano "la Padania"», dove Bricolo e Mauro sono nel consiglio d’amministrazione e quando va proprio male se la cavano con un’intervista, un paio di foto e un paio di titoli a numero.

Vero niente, il «Cerchio Magico» non esiste, o almeno questa dev’essere la versione ufficiale. Perché ormai la faccenda è seria, ha pure superato i confini di Padania per arrivare nella federale e amata Svizzera, perfino nel Canton Ticino ne scrivono su Internet: «Lega Nord, la resa dei conti!». E parlano appunto di «Cerchio Magico». Di Bricolo, Reguzzoni, Rosi Mauro, «e dietro ci sarebbe la moglie di Bossi, Manuela Marrone». Sono prudenti e si affidano al condizionale, i fratelli della Lega dei Ticinesi. Meglio non avere nemici sul confine di Varese. Però se anche loro se ne occupano vuol dire che il vero niente non basta più. E il «Cerchio Magico» avrebbe bisogno (almeno) di un buon portavoce.

Se la signora Mauro, sindacalista di mestiere, se la prende con chi guadagna troppo ecco che gli svizzeri, e si sa come sono, sempre attenti a certi dettagli, annotano che «sulla cadrega della presidenza del Senato dove come vicepresidente riceve emolumenti per più di 200 mila euro». Per dire che insomma, va bene tutto, ma non è il caso di esagerare. E poi, davvero non esiste il «Cerchio Magico» che in questi giorni accompagna articoli e ricostruzioni di cose di casa Lega? Esiste, esiste da quell’11 marzo 2004, il giorno del coccolone di Bossi. Esiste da quando organizzarono una quasi fuga dall’ospedale di Varese, direzione clinica svizzera. Esiste da quando Bossi, con la malattia, è un altro Bossi.

Il battesimo è però del giugno 2006: al Matarèl, trattoria milanese, dove due giornalisti e due leghisti di peso si trovano d’accordo nella definizione di «Cerchio Magico», roba da saghe celtiche e nibelungiche, le «pietre che circondano il Capo dalle influenze maligne...». Fino a quel momento il gruppetto era chiamato in un altro modo, «quelli che l’ha detto Bossi». Gli stessi di oggi, con la presenza sempre meno assidua di Giancarlo Giorgetti segretario dei lombardi e (ma da poco) di Roberto Cota segretario dei piemontesi. Un clan che decide, dispone, nomina, boccia. Gente che va e gente che viene soprattutto dalla villotta di Gemonio, la vera sede della Lega e del suo potere.

«L’ha detto Bossi...». E i deputati della Lega, pronti a votare un nuovo capogruppo, oplà, ieri sera hanno rieletto Reguzzoni «per altri sei mesi». Contro il «Cerchio Magico», al momento, si possono schierare solo i leghisti del Canton Ticino, non quelli padani. Diventato capogruppo pur essendo parlamentare di prima nomina, Reguzzoni due ore prima aveva concluso il suo intervento alla Camera, e poteva essere l’ultimo, attaccando l’opposizione: «Siamo quelli che cambieranno questo Paese, vi piaccia oppure no». E forse già sapeva che tra Gemonio e Roma, lui e gli altri del «Cerchio Magico», erano riusciti a convincere Bossi ancora una volta. «Che vi piaccia oppure no...». E se fosse l’ultima?