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 2011  giugno 23 Giovedì calendario

APPUNTI, PER VOCE ARANCIO - TRATTORE

Elisa Pozzi ha 24 anni e studia all’università. Alterna internet e trattore: la sera studia per superare gli ultimi cinque esami alla facoltà di Agraria, la mattina e il pomeriggio si divide tra la rete, dove vende i formaggi a latte crudo prodotti da 120 vacche frisone, e il lavoro sul campo. Per raggiungerla in azienda i clienti più affezionati fanno poca strada: da Milano alla sua cascina, a Zibido San Giacomo, ci sono soltanto otto chilometri.

CAMBIAMENTO Carlo Petrini, fondatore di Slow Food: «Un consumo consapevole, che richiede la conoscenza del luogo in cui un alimento nasce e delle tecniche con cui viene ottenuto, ha per protagonisti dei coproduttori: persone che assumono una responsabilità diretta nel ciclo di produzione esercitando un atto di acquisto attento e mirato. La crescita dei gruppi di acquisto solidali, dei mercati contadini, degli orti urbani mostra un percorso che si va rafforzando sempre di più e che fa parte di un’onda di cambiamento più ampia di cui si cominciano a vedere segni concreti».

NUMERI I numeri di questa crescita secondo il dossier sui Farmers Market di Coldiretti: nel 2010 è stata del 28% con una partecipazione di 8,3 milioni di acquirenti e 16 mila venditori. Nello stesso anno i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine in cui è possibile comprare direttamente sono arrivati a quota 63.600, il 64% in più rispetto al 2001.

NORD/CENTRO/SUD Distribuzione sul territorio nazionale dei Farmers Market: 60% al Nord; 18% al Centro; 22% al Sud e Isole. I clienti: 60% donne; 48% d’età compresa tra i 35 e i 54 anni; 68% con scolarità medio-alta.

DISTANZA A Magliano Sabina, in provincia di Rieti, la signora Antonella Deledda ha aperto l’azienda agricola “Le Spinose”, primo orto a distanza della zona. Come funziona: si affitta, virtualmente, un appezzamento di terreno e lo si fa coltivare, realmente, da un contadino. Il progetto si ispira a “Le Verdure del mio orto”, iniziativa simile nata a Vercelli nel 2009: qui, però, i campi, coltivati biologicamente, hanno ottenuto il marchio di garanzia Aiab, rilasciato dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica. La signora Antonella può quindi vantarsi di aver inaugurato il primo orto biologico a distanza certificato.

ESPERIENZA Chi vuole vivere l’esperienza dell’orto biologico a distanza deve collegarsi al sito, scegliere gli appezzamenti di terreno adatti al proprio nucleo familiare e le verdure che desidera far coltivare. I prodotti gli vengono consegnati direttamente a casa, se si vuole insieme a fiori, erbe aromatiche e piccoli frutti. Costo: dai 16 ai 34 euro a settimana a seconda dell’estensione del terreno scelto e, quindi, della quantità delle verdure prodotte.

RISO Il riso glutinoso, alimento il cui nome latino è oryza sativa. Molto diffuso in Asia, è ricco di zuccheri. Cotto diventa particolarmente colloso. Malgrado il nome, non contiene glutine: è reso colloso dalla presenza di amilopectina, un polisaccaride, e dall’amilosa.

INGREDIENTI Il riso glutinoso è uno degli ingredienti più comuni della cucina orientale. È usato nei dessert, nelle palline mochi con cui si celebra il capodanno in Giappone, negli zongzi, triangoli con cui si festeggia il festival delle Barche Drago a Shanghai, nelle offerte agli spiriti nei rituali sciamanici in Corea ecc.

MURAGLIA Uno studio pubblicato su un numero speciale del Journal of the American Chemical Society dice che nell’antichità il riso era usato nell’edilizia come collante. La Grande Muraglia cinese sarebbe stata costruita grazie a un impasto fatto di riso sviluppato 1500 anni fa.

MALTA Oggi molti punti della muraglia, dopo anni d’incuria e saccheggio da parte di contadini delle zone limitrofe, che hanno prelevato mattoni e pezzi di muro per riutilizzarli come materiale edile, sono conciati piuttosto male. Altrettanti, presi d’assalto dai turisti, hanno bisogno di rapidi restauri. Un gruppo di ricercatori ha stabilito che una malta composta da elementi organici e inorganici e con un’alta percentuale di riso colloso resiste bene all’acqua e potrebbe essere usata per rimettere a posto la Muraglia.

MATRIMONIO «Non bastavano la crisi della famiglia, la società pansessualista, il calo del desiderio, la scomparsa del padre, le madri che comunque non stanno meglio, i divorzi facili, i tradimenti su Twitter, le corna su Facebook, e le varie crisi del secondo, quarto e settimo anno. Ora arriva la notizia che vi convincerà finalmente a non fare la follia di sposarvi: in media un matrimonio produce 7,5 tonnellate di anidride carbonica» (IlFoglio.it 16/6).

EMISSIONI Il motivo: a fronte di un numero di invitati pari a cento, il consumo elettrico e il riscaldamento a metano di una chiesa di mille metri quadrati causa, rispettivamente, l’emissione di 0,31 e 0,11 tonnellate di CO2. La voce che incide più sul totale è il viaggio di nozze che costa all’ambiente, tra aereo, pernottamenti e spostamenti in auto, tre tonnellate di anidride carbonica.

BIOENERGIA Da quando i prezzi del petrolio hanno ripreso a salire, tutti vogliono investire nella bioenergia. Molti lo fanno all’Alternative investment market del London Stock Exchange, la Borsa londinese, dove si finanziano i progetti più disparati. Secondo l’Imperial College di Londra, basta che il costo dell’oro nero superi la barriera dei settanta dollari al barile per rendere competitiva la produzione di bioenergia.

AFRICA Le imprese più agguerrite sono tutte europee ma non coltivano i raccolti destinati alla produzione di etanolo nel Vecchio Continente. Lo fanno nell’Africa sub-sahariana. Undici società britanniche controllano metà dei 3,2 milioni di ettari che dal Mozambico al Senegal riforniscono l’industria della bioenergia.

MISCELARE Gli ambientalisti non ne sono affatto contenti: la produzione di etanolo in Africa sottrae terre fertili a quella delle derrate alimentari. In più, la bioenergia degli europei inquina il Pianeta. Quasi tutto l’etanolo africano viene miscelato con il petrolio e il diesel e rivenduto in Europa, una formula inventata, guarda caso, proprio dagli inglesi.

APPENA Nel Regno Unito appena il 32% del consumo di bioenergia rispetta i parametri ambientalisti: tutto il resto, a detta dei Verdi, sarebbe soltanto una sottospecie di idrocarburi.