Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 23 Giovedì calendario

STADI, VIA LE BARRIERE" MA PER ORA È UN´UTOPIA

Il primo sarà il nuovo stadio della Juventus. Poi potrebbe toccare a Udine e Palermo. L´Italia (del calcio) cerca di sbarcare in Europa. «Entro la fine del prossimo campionato vogliamo togliere tutte le gabbie, le reti e le recinzioni per impedire le invasioni», annuncia trionfante Roberto Maroni dopo aver siglato, al Viminale, un protocollo con Figc e Lega (Calcio, ovviamente). «Questa misura - spiega il ministro - vuole essere un segnale dopo i buoni risultati ottenuti con la tessera del tifoso: lo stadio deve essere solo un luogo di festa e non un posto dove prendersi a botte». Lo scorso anno, Maroni disse che ci sarebbero volute tre stagioni per abolire (tutte) le barriere: ora spera di farcela per la fine del prossimo campionato («solo propaganda», per i radicali). L´Italia d´altronde non ha alternative, «sennò è fuori dall´Europa» spiegano al Viminale: è vero, siamo lontani, con le nostre gabbie, dal calcio che vuole l´Uefa. Niente separazioni (al massimo una mini-barriera di 1 metro e 10) fra spalti e campo e tribune presidiate dagli steward. Così è in Germania, Portogallo, Inghilterra, Olanda, in parte anche Spagna. Così non è da noi: bisogna modificare la legge Pisanu e c´è un disegno di legge sugli stadi che giace da un paio d´anni alla Camera. Nel frattempo due candidature agli Europei (2012 e 2016) sono finite nel nulla. Gli impianti sono dei Comuni (tranne l´Olimpico che è del Coni, e Petrucci aspetta 2 milioni di euro da Lotito entro il 30 giugno), che non hanno fondi. Ma ora serve un piano operativo: Torino (Juve), Udine e Palermo potrebbero essere i primi, come detto. Il San Paolo di Napoli è malmesso. Firenze e Bologna sono impianti vecchi, con troppi vincoli. Più semplice a Genova (Marassi) e Milano (San Siro). All´Olimpico servirebbe un separatore amovibile da sistemare in tribuna Tevere, come suggerito dal questore Tagliente: ma il Coni ha già speso molto. Il campo invece è separato da un fossato: «basta metterci i coccodrilli…», scherzò un paio di anni fa Michel Platini.
L´Italia è ancora lontana dall´Europa ma c´è la volontà di avvicinarsi: il primo anno di tessera del tifoso, almeno a sentire Maroni, è stato entusiastico. 850.000 tessere richieste, calo netto di incidenti, feriti (-56% rispetto al 2005/06) e arresti (-48%). Gli spettatori non sono fuggiti dagli stadi (vero, ma sono molto aumentati gli ascolti tv) e alcune tifoserie, vedi Napoli, sono tornate in trasferta. Restano però problemi coi biglietti, scarsa trasparenza (come denunciato dal Garante della privacy) e commistioni fra tifoserie in tribuna: ma adesso a farsi carico della tessera - ecco la svolta - non sarà più il Viminale, ma toccherà ai club che sinora, tranne lodevoli eccezioni, hanno solo subito il progetto. Così come nel protocollo firmato fra Viminale e mondo dello sport, è previsto che in trasferta si potrà andare solo con la tessera del tifoso. A meno che siano appunto i club a farsi carico dei loro tifosi "non tesserati" (chi ha poi detto che sono i cattivi?). Per gli abbonamenti invece tutto come prima: serve la tessera. Ma deve diventare come una fidelity card del supermercato. Non più uno strumento di polizia o un´occasione per qualche società (o banca?) di fare business.