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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

FIAT-CHRYSLER, BOB KING PER IL SINDACATO GLOBALE —

Un sindacato globale per un’azienda globale. Nasce la rete dei sindacati europei e americani di tutti i siti del gruppo Fiat-Chrysler. Da ieri e per due giorni, a Torino nelle palazzine dell’Ilo (International labour organization) in riva al Po, si sono riuniti i rappresentanti Fim, Fiom e Uilm con i sindacati degli stabilimenti Fiat e Chrysler di Francia, Germania, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Serbia e Usa. Assenti i rappresentanti del Sud America e del Canada. Per la Uaw, il potente sindacato americano che attraverso il fondo Veba controlla circa il 41%di Chrysler, ci sono il presidente Bob King, General Holiefield e Paolo Caucci (quest’ultimo nominato coordinatore della rete). Primo atto sarà una lettera indirizzata a Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa torinese e di quella di Detroit, per chiedere il riconoscimento del network. L’obiettivo è uno scambio costante di informazioni, ma anche la definizione di una strategia sindacale comune. C’è già chi pensa di replicare un tavolo per un accordo quadro mondiale sui diritti sindacali minimi, come peraltro già avviene in Volkswagen, Psa e Renault. «La rete è un segnale alla Fiat che i sindacati sono uniti — ha spiegato Enzo Masini, coordinatore Auto della Fiom —. A un’azienda globale deve corrispondere un sindacato globale. Fiat, le società collegate e le aziende fornitrici devono riconoscere la libertà individuale di associazione» . Soddisfazione da Bruno Vitali della Fim: «Stiamo lavorando bene. Questo network ha grandi potenzialità per difendere i diritti dei lavoratori del gruppo» . Viste dall’Ilo di Torino, le scaramucce tra i sindacati metalmeccanici italiani attorno agli accordi con Fiat sembrano un fatto meramente locale. E mentre sulle rive del Po si fanno le prove per una rete internazionale tra i sindacati americani e quelli del vecchio continente, appare comunque ancora prematuro parlare di una linea sindacale comune tra le due sponde dell’Oceano. Ma qualcosa simuove.
Gabriele Dossena