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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

«VOLEVAMO SOLO FARE DISPETTO A TREMONTI» —

«Bisignani che? Cosa dovrei dire?» . Qualcosa da dire su Bisignani, onorevole Bocchino, c’è. «E dovrei parlarne io, eh?» . Lei lo conosce bene, e con lui, come risulta dagli atti dell’inchiesta, ha fatto chiacchiere politiche, e non solo. «Mhmm... Okay, d’accordo, mi va: parliamo di Bisignani» . (Italo Bocchino decide sempre d’istinto. Era così anche da giovane. Pinuccio Tatarella, il suo maestro, diceva con affetto: «Italo è un vero talento, ma bisogna dargli poca briglia» . Svelto, furbo, spregiudicato, ironico: 44 anni, da Napoli, cronista parlamentare al Secolo d’Italia, poi nel Pdl, poi ancora in Futuro e libertà. Qualifica di vicepresidente: il più fidato tra i nuovi colonnelli di Fini). «Allora: conosco Luigi Bisignani dal 1994. Io facevo il portavoce di Tatarella, all’epoca vicepresidente del Consiglio, mentre lui, Bisignani, già faceva l’uomo di relazioni. Io l’ho sempre percepito così, più che come un lobbista. Certo ora dalle carte emerge anche questo ruolo, un ruolo che peraltro in molti Paesi è considerato abbastanza normale, mentre qui da noi desta sospetti di ogni genere... Sui giornali leggo di una possibile P4, ma davvero, per come lo conosco, per quanto lo conosco, davvero Bisignani non mi pare potesse essere a capo di un’organizzazione vera e propria... Certo aveva mille rapporti. E di ogni genere. Penso, ad esempio, a quello con Gianni Letta... Ma che reato è avere rapporti con molte persone? Poi, certo, è chiaro che si può sindacare sul fatto che persone delle istituzioni e della politica avessero un amico, fossero legate a doppio filo a un personaggio come Bisignani, con il quale poi confrontavano informazioni o altro... ma qui, ecco, più che altro entriamo nell’ambito dell’etica comportamentale...» . Bene, ora che sappiamo come si sono conosciuti Bocchino e Bisignani, entriamo nel merito dell’inchiesta. Il 4 novembre scorso, in un messaggio telefonico, Bisignani diceva a Bocchino: «Sui parchi mi raccomando in commissione, ora» . E lui: «Tranquillo» . Un’intimità sorprendente, quasi una complicità. Bocchino, può spiegare che genere di rapporto vi legava? «Guardi, ai giudici ho già spiegato che non ebbi alcuna difficoltà ad accogliere le indicazioni di Bisignani poiché coincidevano con gli interessi politici di Futuro e libertà...» . Cerchi, se possibile, di essere più preciso. «Vede, in quelle settimane, e siamo prima della fiducia del 14 dicembre, noi di Fli eravamo interessati a tutti gli emendamenti che, in qualche modo, fossero legati a Tremonti. Noi con lui avevamo rotto e... ecco, appunto: Tremonti aveva tagliato tutti i fondi per i parchi. Il ministro Prestigiacomo ne rivendicava almeno una parte ma non era sostenuta dal Pdl. E a noi, così, faceva gioco mandare sotto Tremonti e il governo. Tutto qui. Semplice» . E Bisignani, mi scusi, per chi lavorava? «E chi lo sa? Magari stava lì a lavorare solo per far emergere gli interessi di alcuni ministri non "tremontiani", come appunto la Prestigiacomo, o piuttosto come la Gelmini e Frattini... boh, giuro, proprio non lo so per chi stesse lavorando Bisignani» . Bocchino è ascoltato dai magistrati due volte. La prima perché coinvolto in alcune telefonate tra Luigi Bisignani e Roberto D’Agostino (è la storia piuttosto compromettente per Bocchino che, due figli e sposato con Gabriella Buontempo, sembrava comparisse in alcune foto insieme al ministro Mara Carfagna, entrambi in accappatoio; ma D’Agostino, inventore del sito Dagospia, ha sempre smentito l’esistenza di queste foto, «anche perché, se le avessi avute, le avrei immediatamente pubblicate» ). La seconda volta, i giudici ascoltano Bocchino per chiedergli se davvero, come sostiene Bisignani, è lui ad averlo avvertito sia dell’inchiesta di Napoli, sia delle intercettazioni cui erano sottoposte alcune schede telefoniche messe a disposizione da Alfonso Papa. Bocchino, allora? «Bisignani confonde i momenti. Gli dissi, è vero, dell’inchiesta... ma era una voce che a Napoli conoscevano tutti. Delle schede, invece, gli parlai solo dopo che la notizia era stata pubblicata da Il Giornale» . Bisignani è sicuro che lei lo avvertì delle schede intercettate prima che la notizia fosse stata resa pubblica. «Bisignani, ripeto, si confonde» .
Fabrizio Roncone