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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

QUARANTA MILIARDI DI DEPOSITI IN FUGA DALLE BANCHE

Una fuga, magari non scomposta, ma pur sempre una fuga.

È l’esodo dalle banche greche di correntisti e depositanti, che sempre più spesso si rifugiano negli acquisti di oro. Del resto come stupirsi? Con la crisi sempre più lacerante, quale risparmiatore continuerebbe a lasciare i propri denari nelle casse degli istituti di casa che hanno destini sempre più avvinti a quelli della repubblica ellenica? All’inizio del 2010 i depositi in custodia presso gli istituti greci, come rilevano gli analisti di Standard & Poor’s, erano di circa 240 miliardi di euro. Un anno e cinque mesi dopo sono ormai scesi sotto quota 200 miliardi.

Quaranta miliardi spariti dagli attivi delle banche, quasi un quinto dello stock complessivo. Il calo prosegue ininterrotto dall’inizio del 2010. Ora ovviamente c’è stata un’accelerazione. Solo nel primo trimestre del 2011 gli analisti di Credit Suisse segnalano un esodo per 9,7 miliardi con una contrazione del 4,6 per cento.

E quando una banca perde depositi, c’è di che preoccuparsi. Inoltre il calo della provvista mette in condizioni le banche di erogare meno prestiti. Anch’essi per effetto della crisi macro-economica sono scesi ma a ritmi inferiori rispetto all’esodo delle riserve di cassa. Nel quarto trimestre del 2010 i crediti alla clientela domestica sono scesi dell’1,7% a quota 257 miliardi, ma su base annua c’è stata una lieve progressione con segno positivo per l’1,5 per cento. Per gli analisti della banca d’affari svizzera, il 2011 non terrà affatto questo ritmo e le previsioni sono per volumi di prestiti fermi rispetto al 2010.

Cosa succede se i crediti smettono di crescere e i depositi invece tendono a fuggire? Si crea uno squilibrio nel rapporto tra dare e avere, cioè tra quanto si raccoglie e quanto si può prestare, e questo non va bene in una situazione già deteriorata.

Le banche greche vivono infatti sul filo del rasoio. Una crisi ulteriore della repubblica ellenica le vedrebbe saltare. Perché? Il motivo è molto semplice. Le banche domestiche da National Bank of Greece a Eurobank; da Alpha Bank a Piraeus Bank fino a Ate bank sono i primi compratori del debito greco. Da sole (e sono relativamente piccole) detengono 50 miliardi di obbligazioni governative. Comprate fin dall’inizio della crisi, sono immobilizzate in portafoglio a valori d’acquisto che sono superiori del 40%-50%, a seconda delle scadenze, ai prezzi di mercato che si sono inabissati. Basti pensare che un decennale comprato a fine del 2009 a 100 oggi è sprofondato di almeno 50 punti.Se la Grecia non ce la facesse quei bond sarebbero carta straccia e la loro inevitabile svalutazione eroderebbe l’intero patrimonio delle banche mandandole al tappeto. Basti guardare ai conti di National Bank of Greece. Su 19,4 miliardi di obbligazioni governative, ben 17,3 sono immobilizzate fino alla scadenza, il che consente di non rettificare i valori di carico. Ma un default o anche solo un riscadenzamento costringerebbe le banche a svalutare. E quei bond immobilizzati in Nbg valgono il 16% dell’attivo e il 218% del capitale della principale banca ateniese. Vista così quella fuga dei depositanti non è poi così irrazionale.