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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

La mafia nell’agricoltura. Affari per 12,5 miliardi di euro - Mafia & agricoltura. Non ci sono solo il narcotraffico, l’edilizia e i rifiuti

La mafia nell’agricoltura. Affari per 12,5 miliardi di euro - Mafia & agricoltura. Non ci sono solo il narcotraffico, l’edilizia e i rifiuti. Gli affari della criminalità organizzata arrivano fino ai mercati rionali. Toccano frutta e verdura, pane e pasta. Secondo il rapporto Eurispes-Coldiretti diffuso ieri, il volume d’affari complessivo dell’agromafia è quantificabile in 12,5 miliardi di euro (5,6 per cento del totale), di cui: 3,7 miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite (30 per cento del totale) e 8,8 miliardi di euro da attività illecite (70 per cento del totale). Il reinvestimento dei proventi illeciti anche in tale settore, ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica attraverso attività fraudolente (quale, per esempio, l’indebita percezione dei finanziamenti nazionali e comunitari. Solo 2009 la guardia di finanza ha accertato l’indebita percezione di oltre 92 milioni di euro di finanziamenti per aiuti all’agricoltura. Con l’estorsione, la mafia impone l’assunzione di forza lavoro e, in alcuni casi, costringe gli operatori del settore ad approvvigionarsi dei mezzi di produzione da soggetti vicini alle organizzazioni criminali, influenzando poi i prezzi di vendita (attraverso la gestione delle fasi di distribuzione all’ingrosso e del trasporto dei prodotti agricoli). L’analisi dei risultati conseguiti dalle Forze di Polizia evidenzia come l’intero comparto agroalimentare sia caratterizzato da fenomeni criminali legati al contrabbando, alla contraffazione e alla sofisticazione di prodotti alimentari e agricoli e dei relativi marchi garantiti, ma anche dal fenomeno del “caporalato”: cioè lo sfruttamento dei braccianti agricoli irregolari, con conseguente evasione fiscale e contributiva. I danni al sistema sociale ed economico sono molteplici: dal pericolo per la salute dei consumatori finali, all’alterazione del regolare andamento del mercato agroalimentare. Secondo Eurispes-Coldiretti, nel caso specifico del settore agroalimentare italiano, il valore aggiunto complessivo (in media 52,2 miliardi di euro su base annua negli anni 2005-2009) rappresenta per la criminalità un forte incentivo, sul piano della massimizzazione del profitto, all’investimento dei proventi delle attività illecite nei comparti dell’agricoltura e dell’industria alimentare. La criminalità organizzata è riuscita nel tempo a consolidare e a rafforzare il proprio status di grande holding finanziaria, in grado di operare, seppur in misura differente, sull’intero territorio nazionale e nella quasi totalità dei settori economici e finanziari del “sistema paese”, con un giro d’affari complessivo stimato dall’Eurispes in circa 220 miliardi di euro l’anno (l’11 per cento del Pil). In agricoltura, i principali reati che vengono attribuiti alle associazioni mafiose sono molti: i comuni furti di attrezzature e mezzi agricoli, le macellazioni clandestine, il danneggiamento delle colture, il racket estorsivo, l’abusivismo edilizio, il saccheggio del patrimonio boschivo. Ma anche, come abbiamo visto, le truffe, consumate, a danno dell’Ue. Le agromafie operano soprattutto nei territori meridionali. I crimini nel settore agroalimentare assumono diverse vesti, anche sotto forma di contraffazione. A livello mondiale, le stime indicano che il giro d’affari del falso Made in Italy supera i 60 miliardi di euro l’anno (164 milioni di euro al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all’attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23,3 miliardi di euro nel 2009). Si stima che ogni anno vengano sottratti al vero Made in Italy 51 miliardi di euro, attraverso la commercializzazione di prodotti derivanti da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy. Finché persistono questi fenomeni ci rimette l’Italia intera. Non stupiamoci, poi, se il paese non cresce.