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 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

All’Agcom stipendi da diecimila euro E Cisl-Uil fanno lo sciopero della fame - Si può fare lo sciopero della fa­me pur avendo uno stipendio che assomiglia a quello di un funziona­rio della Banca d’Italia? Questa do­manda assurda, purtroppo, ha una risposta affermativa perché al­l’Agcom, l’Authority per le Comuni­cazioni, anche sindacati «responsa­bili » come Cisl, Uil, Confsal e Cisal hanno indetto uno sciopero della fa­me per protestare contro le decisio­ni del consiglio presieduto da Corra­do Calabrò

All’Agcom stipendi da diecimila euro E Cisl-Uil fanno lo sciopero della fame - Si può fare lo sciopero della fa­me pur avendo uno stipendio che assomiglia a quello di un funziona­rio della Banca d’Italia? Questa do­manda assurda, purtroppo, ha una risposta affermativa perché al­l’Agcom, l’Authority per le Comuni­cazioni, anche sindacati «responsa­bili » come Cisl, Uil, Confsal e Cisal hanno indetto uno sciopero della fa­me per protestare contro le decisio­ni del consiglio presieduto da Corra­do Calabrò. A far scattare su tutte le furie i rap­presentanti dei lavoratori è stata l’applicazione della legge Brunetta. La normativa prevede la revoca per tutto il comparto della P.A. degli ac­cordi sindacali che si occupano di organizzazione e gestione, asse­gnando queste funzioni all’esclusi­v­a responsabilità dei vertici e sottra­endole alla contrattazione sindaca­le. Tre sindacalisti hanno deciso per­ciò di intraprendere questa estrema forma di protesta sollevando un pro­blema di «trasparenza» e di «legitti­mità », rimarcando la sempre mino­re importanza data alla sede di Na­poli dell’Authority ( ormai pleonasti­ca) e anche il contingentamento dei servizi di pulizia e di portineria. «Un’istituzione che viene ricorda­ta forse soltanto quando si scopre che un commissario è corrotto o quando la par condicio risente di qualche carenza», ha rilevato in un comunicato il sindacato Uilca-Uil che a breve dovrebbe essere quere­lato dall’ex commissario Innocenzi (intercettato dalla Procura di Trani) tirato in ballo da queste temerarie affermazioni. Sindacati che sono corsi a mettersi subito sotto tutela politica giacché il deputato Idv Pala­dini è subito corso a far visita agli scioperanti a Roma, mentre a Napo­li il neosindaco Giggino «’a manet­ta »De Magistris ha inviato l’assesso­re al Lavoro Esposito a manifestare solidarietà. Ecco perché solo la forza dei nu­meri può spiegare l’insensatezza di questa sceneggiata. L’ultimo bilan­cio Agcom rivela che le spese com­plessive per il personale nel 2010 so­no state pari a 48,4 milioni di euro divisi tra 350 unità di personale con un costo pro capite di circa 138mila euro. Niente male considerato che si tratta di uno stipendio da diretto­re generale di una media azienda. Merito dell’estensione alle Authori­ty dei trattamenti economici di Bankitalia. Salari che sfiorano i 100mila euro per il personale opera­tivo con maggiore anzianità fino a 150mila euro per i funzionari e 200mila per i dirigenti. Il presidente Calabrò e gli otto commissari guada­gnano rispettivamente 475mila e 396mila euro, tagli di Tremonti in­clusi. I dati sulla trasparenza (voluti da Brunetta) mettono in evidenza che in Agcom operano 11 autisti di­pendenti a un costo totale di 1.010.431 euro, circa 91mila euro pro capite. Niente male. Di che cosa si sta parlando, per­ciò? Del mantenimento di prerogati­ve sindacali, una battaglia che «coz­za » con lo scenario di crisi con il qua­le si confronta l’Agcom. Che, ricor­diamolo, vive grazie ai 63,3 milioni di contributi degli operatori del set­tore media e tlc. Inclusa quella Tele­com Italia dove 30mila dipendenti hanno scelto malvolentieri il con­tratto di solidarietà per evitare 6mi­la licenziamenti. Non si tratta nemmeno di una bat­ta­glia per i dipendenti pubblici in ge­nere. Al di là degli aumenti retributi­vi più che proporzionali all’inflazio­ne negli ultimi anni, ci sono settori della P.A. che non possono vantare certo stipendi d’oro, come i 22mila euro di alcuni dipendenti ministe­riali o del settore università. Né si tratta dei 65mila precari della scuo­la salvati dal decreto sviluppo. È una battaglia di retroguardia per di­fendere l’autoreferenzialità del sin­dacato. Forse lo sciopero della fame si poteva evitare. Si sarebbe fatta una figura migliore.