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 2011  giugno 21 Martedì calendario

GIORDANO

Bruno Roma 13 agosto 1956. Ex calciatore. Lanciato dalla Lazio con la quale vinse nel 1978/79 la classifica cannonieri, la sua carriera fu interrotta da una squalifica per lo scandalo del calcioscommesse (1980). Graziato per la vittoria degli azzurri ai mondiali dell’82, dopo la retrocessione dei biancocelesti (1984/85) stava per passare alla Juventus, ma non trovò l’accordo economico e finì al Napoli di Diego Armando Maradona, squadra con la quale vinse nel 1986/87 lo scudetto e la coppa Italia. Chiuse la carriera nell’Ascoli, in mezzo una parentesi al Bologna. In totale: 319 presenze e 110 gol in serie A, 11 presenze e 4 gol nelle coppe europee, 13 presenze e 1 gol in nazionale. Commentatore tv e allenatore, ha guidato in serie A il Messina, nel 2010/2011 sulla panchina della Ternana (retrocessione in Lega Seconda Divisione).

Alla Lazio per 30mila lire e 10 palloni
Infanzia da bullo di Trastevere (pischello, entrò dal barbiere e disse a uno shampato «sgomma, levate de torno, er pelo me lo faccio io»), Bruno Giordano diede i primi calci tra via Manara e piazza San Cosimato, per allenatore don Pizzi, parroco del don Orione che nel 1969 (aveva 13 anni) lo vendette alla Lazio per 30mila lire e 10 palloni. Esordì in serie A il 5 ottobre 1975: prima giornata di campionato, schierato in attacco al fianco di Giorgio Chinaglia, fu proprio lui a segnare al 90’ il gol che risolse la sfida in casa della Sampdoria (1-0). «Tornante di qualità» (Enciclopedia Panini del Calcio Italiano) che con la partenza di Chinaglia per gli Stati Uniti seppe inventarsi «centravanti dal talento naturale» (Enciclopedia dello Sport Treccani), «tocco di palla da brasiliano» (Dizionario del calcio italiano), il 21 dicembre 1978, amichevole a Roma con la Spagna, esordì in nazionale sostituendo al 27’ Ciccio Graziani. Capocannoniere del campionato con 19 reti, il 13 giugno 1979 arrivò la prima presenza azzurra da titolare (1-4 a Zagabria con la Jugoslavia).

Al terzo braccio di Regina Coeli
Il 23 marzo 1980 Bruno Giordano fu uno degli 11 calciatori arrestati dalla guardia di finanza negli spogliatoio al termine delle partite valide per la 24ª giornata di campionato (la Lazio aveva perso 2-0 a Pescara). Saputo che l’avevano spedito a Regina Coeli, il padre commentò: «L’hanno messo ar terzo braccio? Jè annata bene, er terzo è uno dei mejo». Squalificato per 3 anni e 6 mesi (fino al 27 settembre 1983), fu graziato con l’amnistia per la vittoria azzurra ai mondiali dell’82: «Quella macchia non riuscirò mai a cancellarla. I giudici hanno creduto a due persone condannando degli innocenti. Chi ha pagato il prezzo più alto sono stati i calciatori. E forse faceva comodo a qualcuno. So solo che io avevo già firmato per il Milan e l’affare saltò, per i due anni di squalifica ho perso la Nazionale e il Mondiale di Spagna. E ancora oggi accanto al mio nome si associano le scommesse. E pensare che ho giocato la schedina al massimo tre volte» (Francesco Ceniti, “La Gazzetta dello Sport” 2/3/2006).

Promozione con la Lazio, scudetto col Napoli
Lazio ancora in B dopo la retrocessione per il calcioscommesse, nel 1982/1983 Giordano la riportò in A segnando 18 gol (capocannoniere). Nel 1985/1986, con i biancocelesti nuovamente in B, passò al Napoli di Diego Armando Maradona, squadra con cui nel 1986/1987 vinse scudetto e coppa Italia: già re dei bomber in A e B, col titolo di capocannoniere nel torneo che valse la coccarda completò una tripletta riuscita fin lì solo a Roberto Pruzzo e in seguito solo ad Alessandro Del Piero. Giordano lasciò il Napoli dopo il crollo che costò ai partenopei lo scudetto del 1988: alla 20ª giornata, conclusi due terzi del campionato (l’ultimo a 16 squadre), il Napoli aveva 35 punti contro i 30 del Milan di Arrigo Sacchi. Sconfitti 3-1 Torino dalla Juventus (26ª, 17 aprile), fermati sul pareggio 1-1 a Verona (27ª, 24 aprile), i partenopei si presentarono allo scontro diretto del primo maggio al San Paolo con un solo punto di vantaggio: sconfitti 3-2 dai rossoneri, subirono il sorpasso. Maradona & C. chiusero il campionato con altre due sconfitte (3-2 a Firenze, 2-1 in casa con la Samp): 1 punto nelle ultime cinque partite.

L’esilio ad Ascoli
Indicato tra i responsabili del crollo costato al Napoli il secondo scudetto consecutivo (con Ferrario, Bagni, Garella), nel novembre del 1988 Giordano fu venduto all’Ascoli: «È stata colpa di Ottavio Bianchi (l’allenatore, ndr) se il Napoli ha perso quello scudetto. Giocavamo sempre con tre punte, ma quando arrivò il Milan decise di rinunciare al tridente e schierare Bagni e Romano che avevano problemi fisici, tanto da giocare con un’infiltrazione. Maradona affrontò Bianchi, cercò di fargli cambiare idea inutilmente. Tra la squadra e quel tecnico c’era una frattura: la società lo sapeva e scelse di difendere Bianchi» (Ceniti). Ventisei presenze e 10 gol con i marchigiani, l’anno dopo passò al Bologna (33, 7), nel 1991/1992 giocò ancora con l’Ascoli il suo ultimo campionato di serie A (17, 2).

Le nozze con Sabrina Minardi
“Si sposa il re del gol” titolò in prima pagina il “Corriere dello Sport” il 16 giugno 1979. La sposa era Sabrina Minardi, quattro anni più giovane. Due anni dopo nacque Valentina, che avrebbe poi raccontato: «Mia madre era gelosa, vedeva sempre mio padre sulle copertine dei giornali accanto ad attrici famose». Matrimonio ormai in crisi, nella primavera dell’82 Sabrina se ne stava seduta con alcune amiche a un tavolo de La Cabala, mitico pianobar vicino a piazza Navona, quando un cameriere le portò un mazzo di rose e una bottiglia di champagne: auore del dono Enrico De Pedis detto Renatino, boss della banda della Magliana con cui tra alti e bassi mantenne una relazione fino a quando, il 2 febbraio 1990, lui venne assassinato. La Minardi è tornata sui giornali nel giugno del 2008 raccontando la sua verità sul caso di Emanuela Orlandi, quindicenne figlia di Ercole (messo della prefettura della Casa pontificia) misteriosamente scomparsa il 22 giugno 1983 («fu rapita su ordine di monsignor Marcinkus... E dopo essere stata tenuta sequestrata in un appartamento nel centro di Roma, venne uccisa e il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco e gettato in una betoniera a Torvaianica...»).

L’incidente di Valentina
Come ha detto l’avvocato Titta Madia, «non è mai stato fortunato, Bruno, con le sue donne»: la madre amatissima morì in un incidente stradale mentre stava raggiungendo la villetta di Ansedonia (un anno dopo le dedicò lo scudetto), la sorella Silvia, qualche problema di droga, tentò di rapinare una banca. Nel 2008 fu la figlia Valentina a finire sui giornali: la sera del 22 maggio era sulla Mercedes guidata dal fidanzato, Stefano Lucidi, stavano litigando, lui non si fermò a un semaforo rosso di via Nomentana e uccise due ragazzi su uno scooter (condannato per omicidio colposo). Sposato una seconda volta, Giordano ha avuto due figli maschi. La carriera da allenatore non gli ha dato soddisfazioni, complici anche le voci che lo davano vicino alla Gea, l’agenzia che aveva tra i soci il figlio di Luciano Moggi sciolta (e finita sotto processo) allo scoppio di Calciopoli («Ma le pare che se fossi della Gea avrei fatto tutta questa gavetta?»). Allenare la Lazio resterà probabilmente un sogno: «Sa chi porterei? Francesco Totti. Lo so, ha il grande difetto di essere romanista...» (Ceniti).