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 2011  giugno 21 Martedì calendario

EQUITALIA, GLI ESATTORI D’ASSALTO CHE TOLGONO IL SONNO ALLA LEGA

Se si vuole trovare un buon motivo per il quale Umberto Bossi ce l’ha con Equitalia si potrebbero guardare i dati della riscossione del gruppo di proprietà dell’Agenzia delle Entrate (51 per cento) e dell’Inps (49).
NEL 2010, infatti, la struttura presieduta da Attilio Befera e dal presidente dell’Inps, Antonio Mastra-pasqua, ha migliorato gli incassi a 8,9 miliardi di euro con un aumento del 14,8 per cento rispetto all’anno precedente e del 26,5 per cento rispetto al 2008. Di quei 8,9 miliardi, circa 1,9 provengono dalla Lombardia e Milano è la città che incide di più seguita da Roma. Non solo, in Lombardia e in Veneto la percentuale di miglioramento rispetto al 2009 è stata del 17 per cento, superiore alla media nazionale. Niente però in confronto all’aumento registrato in Sardegna, più 27 per cento, che ha prodotto la più grande manifestazione contro Equitalia, circa diecimila persone in piazza a Cagliari, lo scorso 12 maggio. Ma anche in Veneto non scherzano.
È noto, infatti, che in provincia di Vicenza un esattore di Equitalia è stato sequestrato da un allevatore e dai suoi compagni, per aver ricevuto una multa di 587 mila euro. Bossi ha voluto dar voce a questo malcontento, incurante dei paradossi e delle contraddizioni. Come nel caso delle quote latte. Le multe per aver superato le quote stabilite dalla Ue arrivano infatti da Equitalia, ma su incarico dell’Agea, l’Agenzia per l’erogazioni in agricoltura, quella cioè che stanzia i fondi europei e poi, in caso di violazione delle norme, si incarica della riscossione. A chiedere a Equitalia di andare dagli allevatori del latte è stata proprio l’Agea per recuperare 59 milioni degli 854 relativi alle multe europee. I “clienti” di Equitalia sono praticamente solo quelli che non hanno richiesto la rateizzazione e circa 40 produttori che hanno avuto la richiesta respinta per non aver raggiunto la soglia minima di 25 mila euro rateizzabile. Da Pontida, dunque, Bossi avrebbe dovuto rivolgersi all’Agea che però è presieduta dal suo amico Dario Fruscio, economista “keynesiano” come lui stesso si è definito, originario della Calabria e che ha conosciuto Bossi nel ’94 sul volo Milano-Roma.
MA NON È CHIARO
quali siano i loro rapporti visto che Fruscio si è presentato al Senato per un’audizione lamentando la scarsità di fondi. Il ministro Tremonti, infatti, gli ha tagliato gli stanziamenti da 244 milioni del 2007 a 172 del 2010 che scenderanno a 121 milioni nel 2011. Praticamente un taglio del 50 per cento sul quale Bossi finora non ha detto nulla.
Dietro l’attacco a Equitalia – che nel Decreto sviluppo si vedrà togliere l’accertamento per multe di 100 euro e le riscossioni per i Comuni e le loro controllate – si nasconde il solito partito allergico alle tasse. Ma l’attività della società pubblica non è esente da contraddizioni. Si guardi il caso delle multe automobilistiche. A Roma la giunta comunale ha comminato nel 2010, 731 mila multe in più dell’anno precedente e a Firenze le sanzioni da autovelox sono state centomila in più. Certo, le responsabilità stanno a monte con i comuni che rimediano soldi freschi per compensare i tagli imposti dal governo centrale. Però continuano i casi di riscossione iniqua come il caso della cartella esattoriale da 1 centesimo che ha prodotto un importo richiesto di oltre 300 euro o la casa pignorata a Genova a un anziano disabile.
Dalla società invitano a guardare ai risultati – che nei primi quattro mesi del 2011 hanno già portato a 3,1 miliardi di riscossioni – e pur facendo “mea culpa” per le cartelle pazze rinviano però a disfunzioni burocratiche: “Il fatto è che prima non si riscuoteva e ora sì”. Il problema è capire se per caso non si sia forti con i deboli e un po’ più gentili con i forti. Nel 2010 fu la trasmissione
Report a rivelare come Equitalia
chiudesse un occhio, sospendendo i pagamenti, per alcuni soggetti (An, Forza Italia e Ds) o personaggi noti (Bobo Craxi, Dell’Utri). Poi c’è l’inchiesta di Potenza che riguarda Gianni Letta, riemersa nel caso della P4 e delle indagini sugli affari di Luigi Bisignani.
I fratelli Chiorazzo, titolari della cooperativa legata a Cl, “La Cascina”, chiesero al sottosegretario di Stato, come si legge negli atti, di intervenire sul direttore dell’Agenzia delle Entrate di Roma, e presidente di Equitalia, Attilio Befera, per agevolare La Cascina riducendo e rateizzando le somme da pagare. Letta avrebbe chiamato Befera e questo si sarebbe messo in contatto con i Chiorazzo. Se fosse vero, smentirebbe il profilo di una riscossione giusta e davvero equa.