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 2011  giugno 21 Martedì calendario

METÀ DEL DEBITO IN MANO A 10 BANCHE

Un allungamento volontario delle scadenze del debito greco, che ne impedisca il default, si può fare, secondo uno studio di Barclays Capital, che individua i 40 principali creditori di Atene. Fra questi, Generali, al 17esimo posto, con un’esposizione di 3 miliardi di euro, Unicredit, 33esima, con 900 milioni, e Intesa San Paolo, 34esima, con 800 milioni.

L’alta concentrazione del debito greco in relativamente poche mani e il tipo di istituzioni coinvolte, sostiene Laurent Fransolet, un economista della banca inglese, inducono a pensare che qualche forma di rollover volontario (sul tipo della Iniziativa di Vienna, realizzata nel 2009 per le banche dell’Europa centrale e orientale e spesso evocata come modello nelle discussioni dei giorni scorsi) potrebbe avere adesioni maggiori di quanto si possa ritenere a prima vista. Diversi operatori di mercato hanno espresso qualche dubbio sulla possibilità di successo dell’operazione, sostenendo invece la frammentazione dei creditori. Un’analisi dei dati, sostiene Barcalys Capital, rileva che questo non è del tutto vero: il 50% del debito è nelle mani dei primi 10 creditori, il 70% dei primi 30, il 72% dei primi 40. «Una partecipazione da 25 miliardi di euro a un’iniziativa del genere per i prossimi tre anni è plausibile», sostiene Fransolet. L’economista riconosce peraltro che non tutte le informazioni sono trasparenti e aggiornate e che la sua lista non include le società di gestione di fondi, ma afferma che la maggior parte delle cifre è di pubblico dominio.

In ogni caso, la lista è dominata da creditori ufficiali, come la Banca centrale europea, la cui esposizione alla Grecia non è dichiarata formalmente, ma viene stimata in 49 miliardi di euro, altre banche centrali, istituzioni europee e Fondo monetario, oltre che dalle banche greche. La posizione degli istituti di credito locali è particolarmente precaria, in quanto era già emersa, in base al primo piano di salvataggio di Europa e Fmi, la necessità di ricapitalizzarle. Questo problema si aggraverebbe con le perdite create da un rollover del debito.

In testa alla lista dei creditori esteri, la tedesca Depfa, oggi nelle mani del Governo di Berlino dopo il crac del 2008, con un’esposizione di 6,3 miliardi di euro, la francese Bnp-Paribas, con 5 miliardi, e la franco-belga Dexia, con 3,5, seguite dalle Generali e da diverse altre istituzioni, soprattutto francesi e tedesche. Per loro, secondo Barclays Capital, la partecipazione a un’iniziativa tipo Vienna, di mantenimento dell’esposizione con un allungamento delle scadenze, potrebbe essere dettata da motivi diversi: per esempio, limitare il riconoscimento di perdite nel breve periodo, l’intenzione di mostrarsi «buoni cittadini» e ottenere qualche incentivo di lungo periodo.

Un ruolo cruciale in un’operazione di rollover verrà giocato dalle agenzie di rating, le quali possono decretare cosa costituisca un’adesione volontaria o cosa invece rappresenti un default, in quanto costringe i creditori ad accettare condizioni meno favorevoli di quelle attuali. Le modalità dell’operazione andranno quindi studiate attentamente e non decise in modo affrettato, per non correre il rischio, secondo Fransolet, di conseguenze non volute e di un impatto drammatico sui mercati finanziari.

La recente conversione del cancelliere tedesco Angela Merkel all’ipotesi di un coinvolgimento volontario dei privati, nonostante l’opinione contraria di diversi membri della sua coalizione di governo, rappresenta un punto di partenza, ma non è condizione sufficiente alla soluzione del problema.