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 2011  giugno 21 Martedì calendario

Il matrimonio d’amore è andato a rotoli? Sposatevi per interesse - La coppia che scop­pia. Sembrerebbe argomento da ro­manzi rosa o da rivi­ste patinate, quelle che si riempiono di scatti rubati a ogni bisticcio del duo Belen-Corona, oppu­re che inseguono senza pietà Ambra Angiolini mentre Fran­cesco Renga fa spalluce

Il matrimonio d’amore è andato a rotoli? Sposatevi per interesse - La coppia che scop­pia. Sembrerebbe argomento da ro­manzi rosa o da rivi­ste patinate, quelle che si riempiono di scatti rubati a ogni bisticcio del duo Belen-Corona, oppu­re che inseguono senza pietà Ambra Angiolini mentre Fran­cesco Renga fa spalluce. E in­vece no. Sarà che le esplosioni multiple hanno ormai devasta­to la demografia e l’assetto fa­miliare europeo, sarà che in certi Paesi il tasso dei divorzi ha raggiunto ormai il cinquan­ta per cento, quello che è certo è che ormai la durata del matri­monio è diventata questione sociologica e filosofica. Ecco spiegato come mai il francese Pascal Brukner­gau­chista della prima ora, classifi­cato tra i nouveaux philo­sophes insieme ad André Glucksmann, teorico della li­berazione sessuale e autore di una serie di pluripremiati sag­gi come Il singhiozzo dell’uo­mo bianco ( Longanesi) e L’eu­foria perpetua ( Garzanti)- tor­na in libreria con un saggio che Oltralpe ha già fatto discu­tere: Il matrimonio d’amore ha fallito? ( Guanda, pagg. 116, euro 12). Un librino denso e molto caustico in cui Brukner, che di suo ama le tesi «con­tro », spara a palle incatenate sul mito dell’«E vissero felici e contenti» (del resto è anche l’autore del romanzo Luna di fiele reso famoso dal film di Ro­man Polansky). Il suo è un attacco filosofico che parte da un assunto sem­plicissimo. Per secoli il matri­monio combinato o d’interes­se ha funzionato, male ma ha funzionato. Perché? Perché come diceva il saggio Larou­chefoucauld, prima che esplo­dessero le libertà illuministe e le passioni romantiche, «ci so­no buoni matrimoni, ma non ce ne sono di deliziosi». E invece secondo Bruckner il concetto di amore stretta­mente collegato al matrimo­nio, nato proprio in area ro­mantica, ha fatto saltare il ban­co, fatto fuori quel tanto di ra­gionevolezza che serve per sti­pulare un «buon contratto». Per dirla con le sue parole: «Il XX secolo ha emancipato i cuo­ri­e i corpi nel tentativo di trova­re un’armonia: ne risulta un aumento della discordia. Che cosa è successo? Il palazzo in­cantato dell’affetto reciproco non sarà solo una catapecchia in rovina, esposta ai quattro venti? Come può l’amore, che non ha mai conosciuto legge (Carmen), aderire alla legge se il suo ossigeno è la trasgres­sione? ». E ancora: «La follia sta nel voler conciliare tutto, il cuore e l’erotismo,l’educazio­ne dei figli e il successo socia­le, il fermento e la lunga dura­ta... Le nostre coppie non muo­iono per egoismo o materiali­smo, ma per un eroismo fata­le, per un’idea troppe grande di se stesse... Ogni donna deve essere allo stesso tempo mam­ma, puttana, amica e guerrie­ra; ogni uomo padre, amante, marito e vincitore: guai a chi non soddisfa queste condizio­ni! ». E Bruckner indica con pre­cisione anche i colpevoli che ci hanno portato a questo pun­to: Balzac il libertario tutto sen­timenti, e prima di lui Diderot, Montesquieu, Voltaire... Per arrivare all’ Amour Fou di An­dré Breton. Ma finita la pars destruens , qual è la ricetta del filosofo francese? Be’ meno amore e più senno: «Quel che bisogna inventare oggi è un edonismo non commerciale, che inclu­da la sorpresa, l’equilibrio, la ponderatezza e che sia, innan­zitutto, un’arte del vivere con gli altri e non di godere di se stessi». E in questo il vecchio concetto di matrimonio d’inte­resse, se adeguatamente ri­spolverato, torna utilissimo: «I matrimoni nella metà dei ca­si durano, e gli sposi restano in­sieme, se non per un affetto tra­boccante, almeno perché vi trovano il proprio tornacon­to ». Si tratterebbe semplice­mente di ammettere questo fatto: «Nulla ci impedisce di tornare a prendere in conside­razione le unioni d’interesse purché siano decise libera­mente dai due partner. L’alter­nativa non è tra passione e ra­gione ma tra consenso e obbli­go ». Vi sembra il culmine dell’ari­dità? L’esito più nefasto possi­b­ile della libertà nata con l’illu­minismo e che ha trionfato con il Sessantotto? Vi sembra che l’aspirazione al più puro dei sentimenti, l’amore ap­punto, venga in questo modo ammazzata senza pietà? For­se è vero, e un po’ Brukner ­che, lo ribadiamo, gioca a pro­vocare - lo sa. Come sa che la marcia indietro verso i mores antiqui difficilmente verrà in­serita (almeno a parole). Però su almeno una cosa ha ragio­ne: in un mondo dove le cop­pie si formano e si disfano inse­guendo la volubile dinamica dei sentimenti o di quelli che vorremmo fossero i nostri sen­timenti, il triangolo amoroso che la fa da padrone è un trian­golo ben poco sentimentale o erotico. Il vero triangolo... or­mai è fatto da lui, lei e l’avvoca­to divorzista. Che ci piaccia o no.