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 2011  giugno 21 Martedì calendario

«Silurare Giorgetti dalla segreteria lombarda? È quello che vorrebbe fare il cerchio magico», raccontano alcuni dirigenti di una Lega Nord da qualche tempo non più monolito

«Silurare Giorgetti dalla segreteria lombarda? È quello che vorrebbe fare il cerchio magico», raccontano alcuni dirigenti di una Lega Nord da qualche tempo non più monolito. Un blitz per ora sventato «perché si è messo di traverso direttamente Roberto Maroni». L’ipotesi di riorganizzazione territoriale, sulla scia di quel che è già avvenuto in Liguria ed Emilia-Romagna, sarebbe stata proposta sabato sera a Bossi durante la cena pre Pontida, trovando subito freddo Roberto Calderoli. «Vedrete, ci riproveranno già stasera a Roma (ieri per chi legge, ndr) a far firmare il foglio di via all’Umberto». La guerra intestina è molto dura al cospetto del vecchio capo in affanno, e non si fa più nulla per nasconderla. Il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, derubrica il golpe a «fantasie destituite di ogni fondamento» e minaccia querele. Eppure a sentire altri nel partito ci sarebbe proprio lo zampino del cerchio magico (Reguzzoni, Federico Bricolo e Rosi Mauro) - i pretoriani del Senatùr che dalla malattia in poi vigilano sul corpo del Capo sotto l’occhio benevolo di Manuela Marrone, la signora Bossi dietro il pressing anti Giorgetti: obiettivo commissariare la segreteria con la pasionaria verde Mauro e indebolire l’ascesa di Maroni e del fronte interno più antiberlusconiano. Vero o falso che sia, basta questo per indicare la temperatura bollente dentro al Carroccio. I motivi dietro al blitz in fondo montano da tempo, l’antipasto lo si era già visto al momento delle candidature per le amministrative in provincia di Varese, con Maroni versus Reguzzoni. «Il cerchio magico non vuol mollare Silvio Berlusconi (perderebbe molto del potere di sottobosco occupato in questi anni) e non vuol lasciare la leadership interna a Maroni che ormai coagula la Lega di movimento (vedi Pontida) ed è stimato anche fuori dal partito», proseguono da via Bellerio. In più Giorgetti, che guida la Lombardia da 9 anni, è inviso alla signora Bossi, molto influente all’orecchio del marito. Per questo lo stallo di Pontida - no ad elezioni anticipate e rinnovo della fiducia, seppure a tempo, all’alleanza con Berlusconi - rispecchia una Lega certo incartata intorno al suo futuro ma anche stradivisa all’interno, tanto che molti parlamentari e sindaci lombardi - da Fontana a Salvini a Castelli ai calderoliani - davanti ad un siluramento di Giorgetti sarebbero pronti a dimettersi in blocco e lo avrebbero già fatto presente a Bossi. «Il blitz sarebbe un colpo di mano pesantissimo», commenta uno di loro. «E poi Rosi Mauro gode di scarsa credibilità interna». Ora toccherà a Bossi, preso tra due fuochi - la famiglia da un lato, l’amico e probabile erede politico Bobo dall’altro - decidere a chi dare ascolto e sminare una bomba pronta ad esplodere…