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 2011  giugno 21 Martedì calendario

ANSELMI COMMEMORA SECHI

«Attento al lettore e al mestiere»
L a lista degli allievi di Sechi che si sono sparsi nei giornali per diventare direttori è lunga: Giulio Anselmi («Il Mondo» , condirettore del «Corriere» , «Il Messaggero» , «l’Espresso» , «La Stampa» , ora è presidente dell’Ansa) è uno di loro. Anselmi è arrivato a «Panorama» nel pieno di una grande stagione. «Sono arrivato nel ’ 74 e per tre anni ho seguito i più grossi scandali di regime. Il giornale contava anche politicamente, Sechi era un grande direttore nel senso proprio, costruiva la squadra, su cui comandava con durezza assoluta. Dopo anni di lavoro con lui si aspettava ancora il verdetto sul pezzo camminando nei corridoi di Bianca di Savoia prima, nell’open space di Segrate poi, come se fosse l’esame di maturità. Ricordo che l’ultimo pezzo, nel ’ 77 prima di andare al "Secolo XIX", un colonnino anonimo su un tema di editoria, l’ho rifatto quattro volte» . Tempi diversi. «Ma con quella fermezza Sechi è riuscito a imporre un altro modo di fare giornalismo, costruito su un rigore assoluto e su uno stile di scrittura ben strutturato, senza personalismi. Ha inaugurato la stagione dei settimanali che insegnavano ai quotidiani a fare un giornalismo meno togato, poco ufficiale e più attento ai dettagli, portando in Italia il newsmagazine, un prodotto che non c’era. E "l’Espresso", che era perlopiù un giornale d’opinione, cambiò e si avvicinò a quella formula» . Tutto sotto la bandiera dei fatti separati dalle opinioni. «Uno slogan su cui si è parecchio ironizzato, ma io non lo farei affatto in una stagione in cui i fatti sono sommersi dagli aggettivi. Un giornalismo in senso lato di sinistra, filo socialista, ma mai craxiano, che faceva cadere i governi e che raccontò con molto equilibrio i grandi scandali di regime, come quello Lockheed» . — che Anselmi ha seguito in prima persona. «Sì, insieme con Maurizio De Luca, un’inchiesta che coinvolgeva una grande fetta della Democrazia Cristiana, vicende sulle quali i quotidiani inizialmente furono molto prudenti, mentre "Panorama"insistette con copertine su copertine, nella convinzione — rivelatasi poi un’illusione — che un giornalismo molto fermo nel raccontare i fatti avrebbe potuto cambiare la politica e il costume» . E invece? «Non siamo riusciti a cambiare il sistema dell’informazione in Italia. Ma se dovessi definire Lamberto Sechi con una parola direi che era il giornalista, altri sono stati più politici, più attenti a se stessi e alle loro carriere. Lui era attento al mestiere e al lettore. Così attenti alla sostanza della scrittura non ne ho conosciuti altri, me compreso» . M. L. A.