Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 21 Martedì calendario

RIFUGIATI, TRISTE BOOM

Il primo decennio del nuovo se­colo finisce con un triste prima­to. Tocca infatti quota 44 milioni il popolo dei rifugiati sparsi nel mon­do, metà dei quali sono donne e ra­gazze, ed è come se tutta la popola­zione di nazioni di media grandez­za come Etiopia, Corea del Sud e Co­lombia decidesse di fuggire dai con­flitti e dalle persecuzioni del Sud del pianeta lasciando casa e affetti. Ma, nonostante quello che si crede, quat­tro quinti restano nel Sud, in Paesi li­mitrofi, con buona pace della sin­drome da assedio dell’Europa e del­le nazioni ricche. Era dalla metà degli anni 90 che il mondo non contava un numero co­sì alto di rifugiati e sfollati. E il Rap­porto Global Trends 2010 diramato ieri, Giornata mondiale del Rifugia­to dall’Acnur, l’agenzia Onu per i ri­fugiati che quest’anno celebra an­che i 60 anni della Convenzione di Ginevra, non annota ancora nella contabilità della disperazione l’im­patto umanitario delle crisi iniziate nell’inverno 2011. Soprattutto quel­le nordafricane di Libia e Tunisia e poi quelle di Siria, Yemen e Costa d’Avorio che hanno prodotto alme­no altri 700mila esodi in questo se­mestre e che entreranno nel prossi­mo rapporto. Torniamo al 2010. Dei 43,7 milioni di persone costrette alla fuga, 15,4 mi­lioni sono rifugiati, 27,5 sono sfolla­ti interni a causa di conflitti e circa 850mila sono richiedenti asilo. Vie­ne definito «particolarmente ango­sciante » dall’Acnur il dato delle 15.500 domande di asilo presentate da minori non accompagnati o se­parati, gran parte dei quali somali o afghani.
Ben 7,2 milioni di rifugiati sono in e­silio da almeno cinque anni. È il nu­mero più alto dal 2001. I tempi si so­no allungati dal 2009. Nel decennio appena concluso, spiega il rapporto, l’Alto commissariato ha aiutato un milione di rifugiati l’anno a rientra­re nel proprio Paese volontariamen­te e in condizioni di sicurezza. Nel 2009 sono state 240mila le persone (un quarto) che sono potute rien­trare in sicurezza nel proprio Paese, mentre nel 2010 meno di 200mila.
Alcuni sono in esilio addirittura da 30 anni. Come gli afghani, popola­zione che con tre milioni di rifugia­ti sparsi in 75 Stati detiene il triste primato mondiale: i primi hanno i­niziato a fuggire ai tempi dell’inva­sione sovietica del 1979 e il cui eso­do non si è mai arrestato. Con ira­cheni (1,7 milioni di rifugiati, la se­conda nazione della Terra), somali (119mila solo quelli fuggiti nel 2010) e poi cittadini della repubblica De­mocratica del Congo e sudanesi (so­prattutto darfuriani in fuga verso Ciad e Libia), figurano tra le prime 10 nazionalità di profughi sia all’inizio sia alla fine del primo decennio del 2000, a riprova che i focolai di crisi non sono stati spenti.
Senza contare i drammi del Corno d’Africa, cui alla ventennale anar­chia somala si assomma la dittatura dell’Eritrea che, nonostante abbia solo 4 milioni di abitanti, ha prodotto dal 2003 oltre 300mila profughi, che si trovano soprattutto nei campi Ac­nur in Etiopia (50mila persone), in Sudan (200mila) e in Israele (30mi­la).
Secondo il rapporto Global Trends 2010, quattro quinti dei rifugiati re­stano nei Paesi più poveri del mon­do con un reddito medio inferiore a tremila dollari l’anno. Quindi, in pro­porzione compiono sforzi enormi per l’accoglienza. Sono infatti Paki­stan, Iran e Siria a ospitare il mag­gior numero di rifugiati. Islamabad ne accoglie circa 2 milioni, Teheran arriva a 1,1. Si tratta in entrambi i ca­si di profughi afghani. Damasco ac­coglie invece un milione di persone. Il Pakistan risente dell’impatto eco­nomico maggiore con 710 rifugiati per ogni dollaro pro capite del Pil, seguito dalla Repubblica Democra­tica del Congo e dal Kenya (rispetti­vamente 475 e 247). Per fare un pa­ragone, la Germania, il paese indu­strializzato con la più alta popola­zione di rifugiati (594mila), accoglie 17 rifugiati per ogni dollaro pro ca­pite del Pil. La meta più ambita per chi ha otte­nuto lo status è il Sudafrica con 185mila richieste, seguito dagli in­tramontabili Usa (54mila) e, per la vecchia Europa, dalla Francia (48mi­la). Troppo pochi per il nostro con­tinente, il quale 60 anni fa volle una Convenzione per accogliere gli op­pressi che oggi ha quasi paura di ri­spettare.