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 2011  giugno 21 Martedì calendario

CORSERA, È DI NUOVO ALLARME COSTI

I costi al Corriere della Sera sono di nuovo in crescita. Per questo motivo i vertici di via Solferino hanno chiesto risparmi per un paio di milioni di euro nei prossimi mesi, stoppando alcune iniziative. In primis, niente potenziamento della cultura alla domenica, operazione che, forse, vedrà la luce più in là.

E poi ridimensionamento dei compensi ai collaboratori e blocco della caccia a nuovi editorialisti. Piero Citati e Alberto Alesina, insomma, saranno gli ultimi acquisti, almeno per un bel po’. Ok, invece, alle assunzioni (16 in tutto) per le due edizioni locali del Corriere a Bergamo e Brescia. Un’iniziativa fortemente voluta dal direttore Ferruccio de Bortoli il quale non si capacitava che il quotidiano avesse sette edizioni locali in Veneto, e nessuna in Lombardia. In futuro ci sarebbe lo spazio pure per una edizione a Varese, piazza dove, al momento, il quotidiano di riferimento, la Prealpina, è in vendita.

Le diffusioni del Corsera tengono (484 mila copie in maggio, +0,2% sullo stesso mese del 2010), e dal lento declino del berlusconismo il giornale di via Solferino potrebbe trarre una spinta. Negli scorsi mesi, infatti, la forte polarizzazione dello scontro politico ha premiato i quotidiani più schierati a favore o contro il governo. Col placarsi della battaglia, la tradizione e l’autorevolezza di via Solferino potrebbero tornare di moda. Di certo l’esecutivo non è stato tra i maggiori sponsor del Corriere della Sera: da tempo de Bortoli non parla più con il premier Silvio Berlusconi (ha delegato il suo condirettore Luciano Fontana a tenere questi rapporti), e, più di recente, ha rotto fragorosamente con il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli.

Ma, tornando alla operatività del giornale, stanno per arrivare novità: per esempio, la squadra che si occupa della versione nativa del Corriere della Sera per iPad lavorerà agli aggiornamenti 24 ore su 24. E questo consentirà di chiudere l’edizione cartacea in redazione molto prima, perché, come ripete spesso de Bortoli ai suoi più stretti collaboratori, «oggi che senso ha rimanere qui fino a mezzanotte?». I giornalisti, perciò, non avranno più scuse e dovranno rientrare a casa, ahi-loro, in orari più consoni al tran tran familiare. Molto bene lo sviluppo di Corriere tv e del sito Corriere.it, che nel fine settimana è un po’ penalizzato rispetto a Repubblica.it anche perché non può dare troppo spazio allo sport, per evitare di cannibalizzare il sito della Gazzetta dello sport (quotidiano sportivo di Rcs).

Quanto alle vicende di gruppo, si teme una cancellazione parziale del valore delle partecipazioni in Spagna. Svalutazione che qualche azionista avrebbe voluto contenere con la vendita dell’immobile di via Solferino (la sede storica vale circa 120 milioni di euro). Ipotesi, tuttavia, che al momento sembra accantonata. Con un radicamento del Corriere confermato anche dal nome scelto (in primis, su iniziativa di de Bortoli) per il nuovo carattere tipografico: Solferino, appunto.

Il fronte dei pattisti ha poi affrontato la questione del controllo del quotidiano: chi spingeva per l’ingresso, come socio di minoranza, di un grande editore straniero; chi per la costituzione di una Fondazione, struttura cuscinetto tra azionisti e direzione del giornale; chi, come Diego Della Valle, avrebbe voluto acquistare quote del capitale e diventare, magari, primo azionista. La quadra dovrà trovarla il presidente di Rcs MediaGroup, Piergaetano Marchetti, magari diluendo le quote del patto di sindacato che scadrà nel 2014 (dal 63,5% al 51%, così come ipotizza Milano Finanza del 18 giugno) e con una nuova struttura societaria, semplificata dalle prossime fusioni.

In merito alla cessione o meno di alcuni periodici, dopo l’insoddisfazione manifestata circa le offerte ricevute, qualche azionista di Rcs sta spingendo per una ipotesi più soft: ovvero, ristrutturare la Rcs periodici, così come si è fatto alla Rcs Quotidiani, mandare a casa un po’ di persone, e continuare con le testate che hanno ancora un mercato, senza andare a rafforzare i concorrenti.

Scetticismo, infine, per le ipotesi di un ventilato ingresso di Rcs nel capitale di Telecom Italia media (che controlla La7). Di certo Franco Bernabè intende valorizzare, e molto, quella partecipazione, per ridurre l’indebitamento di Telecom Italia. Ma l’attuale momento politico, con Berlusconi ancora in sella al governo, impedisce sia a Rcs sia al gruppo Espresso di fare passi decisi verso il mondo della televisione.